La masturbazione compulsiva e la scelta non mischiarsi con l'Altro

Un blog di psicologia e sessuologia è un sito web che fornisce informazioni e consigli sulle tematiche relative alla psicologia e alla sessuologia. Il contenuto di un blog di psicologia e sessuologia può variare, ma di solito include articoli informativi, consigli pratici, recensioni di libri o prodotti relativi a queste tematiche, e risposte a domande frequenti.

Teresa Colaiacovo - La masturbazione compulsiva e la scelta non  mischiarsi con l'Altro

Ci si masturba anche per non dover poi dire: "ti amo".

— Roberto Gervaso

Claudio ha 37 anni, lavora come agente immobiliare e viene da me perché ha bisogno di capire cosa non va in lui (i dati sono falsati per non permettere la riconoscibilità).

Quando gli chiedo di raccontarmi di sé stesso, mi dice: “ho sempre rifiutato le relazioni perché dovevo dedicarmi alla carriera e non mi sono mai mancate.. solo che oggi mi masturbo almeno 11 volte al giorno, soprattutto la sera quando torno da lavoro..”

La masturbazione con tutti compulsiva, è una tentata soluzione per anestetizzare forti emozioni, (noia, ansia, tristezza).

Diventa un problema nella misura in cui rappresenta un modo per rassicurare se stessi. È un problema quando da problemi personali e quando diviene un rifugio dai pensieri negativi. I verbi come sfogare ed anestetizzare collimano con la masturbazione compulsiva.

La dipendenza sessuale è diverso dal concetto di autoerotismo, in quanto Cambia quello che è definito lo spazio di intimità.

la masturbazione compulsiva, interferisce con la vita sociale generando problemi in coppia, nel lavoro virgola e negli interessi.

 Spesso è usata proprio per contenere l’ansia sociale.

Dopo l’orgasmo, la persona che ha una manifestazione ha una masturbazione compulsiva, prova un senso di colpa perché sente di aver preso dell’aver perso il controllo. La masturbazione compulsiva può rientrare nelle dipendenze senza sostanza. [1]

L’autoerotismo disfunzionale, come la troppa masturbazione, può avere una serie di ricadute e conseguenze sulla vita dell’individuo affetto.

La prima conseguenza di questo comportamento disfunzionale è il calo di desiderio sessuale. Questa manifestazione può peggiorare fino al preferire la masturbazione al rapporto sessuale con il proprio partner, trasformando di conseguenza un momento di “piacere” in un momento di “dovere” che può mettere a rischio le dinamiche di coppia e relazionali.

Infine, nell’uomo, la masturbazione compulsiva può provocare persino problemi erettili.

Chiedo a Claudio di raccontarmi come si è avvicinato alla masturbazione, quanti anni aveva e quali sono le fantasie che lo eccitano.

Mi dice: “ma niente dottoressa, a volte devo solo rilassarmi… lei mi può aiutare?”

Le domande utili da porsi sono: da quali pensieri ed emozioni mi allontana? Quali emozioni anticipano questo mio comportamento?

Cnsiglio a Claudio come primo passo di tenere un diario e prendere nota di ciò che sente prima e dopo.

COSA CI DICE LA PSICOANALISI DELLA MASTURBAZIONE

Una buona pista è la frase già citata che «la libido non è diretta al piacere, ma all’oggetto». Per oggetto della masturbazione intendiamo ciò che ha la capacità di eccitare ed eventualmente di portare all’atto. Si può individuare l’oggetto facendo attenzione alle fantasie che accompagnano l’atto masturbatorio.

§ l’oggetto che eccita si richiama ad una scena o ad una persona della vita reale. Però, quella scena o quella persona non viene rivissuta tale e quale ma dalla fantasia è rielaborata, di solito in meglio e in qualcosa di esclusivamente piacevole. Il meglio e il piacevole sta nel fatto che il soggetto rimodella l’oggetto a proprio vantaggio, lo fantastica a vantaggio suo, della sua immagine personale. È dunque un oggetto piacevole perché “mi” fa sentire piacevole anche se oggettivamente può essere un oggetto disdicevole o l’interessato ce lo racconta -a posteriori e a mente fredda- come disdicevole anche per lui. Sulla fantasia di quell’oggetto «tutto buono» e su se stesso «tutto buono» può lasciarsi andare fino all’atto conclusivo della masturbazione. Il piacere, perciò, non è solo di carattere genitale-sessuale ma di immagine migliorativa di se stessi (per cui rinunciare a quell’atto non significa solo rinunciare ad una soddisfazione genitale ma ritrovarsi con l’unica immagine di sé che la vita reale permette di concedersi e che è sempre più magra di quella elaborata dalla fantasia). [2]

§ L’oggetto viene fantasticato in modo da costruire intorno ad esso un certo tema erotico di cui il protagonista è il soggetto che fantastica. Quale sia il tema erotico che accompagna la fantasia masturbatoria è difficile da generalizzare se non altro perché varia a seconda della fascia evolutiva in cui ci si trova: il «film» elaborato dalla fantasia di un adolescente è e dovrebbe essere diverso da quello che esce dalla fantasia di un adulto e… ogni adulto ha un suo filone erotico preferito, cioè un piccolo campionario di oggetti fantastici che giocano a suo favore.

§ Nel giovane adulto è, tuttavia, possibile ritrovare temi erotici ricorrenti. I suoi «films» tendono ad essere rielaborazioni fantastiche ed evasive rispetto al compito tipico della sua età. Sappiamo dalla psicologia dello sviluppo che “il” compito posto dalla sua età è quello di darsi una identità realista e saperla mantenere anche nelle situazioni(interne od esterne) difficili. Se il giovane adulto non riesce a risolverlo nella realtà, lo fa con la fantasia. Il film, perciò, racconta di un Io che sa mantenere (in fantasia) la sua identità anche in situazioni di «scossa elettrica» (nella realtà). È un film quasi sempre a lieto fine. Racconta della identità mantenuta. Non racconta quale è il dilemma (la «scossa») che nella realtà minaccia l’Io, ma lo si può intuire perché di solito è proprio l’altra faccia della medaglia. Ad esempio, fantasie di intimità possono compensare una solitudine di vita, scene di un Io che seduce possono essere l’altra faccia di una vita reale piuttosto passiva e sottomessa, la rabbia repressa produce fantasie erotiche di potere o di dominio, dubbi sulle proprie capacità amatorie diventano fantasie di conquista. Che si tratti di un «film» piacevole ma alternativo alla realtà la persona stessa se ne accorge: dopo il piacere dell’orgasmo subentra, di solito, un velo di «malinconia da appagamento», un senso di mortificazione che umilia. [3]La previa attrazione per quell’atto si trasforma in avversione, non tanto e non solo per quell’atto ma per l’inconscia percezione che si tratta di una manovra inefficace.

§ Le scosse che, nella vita pratica, fanno vacillare il consolidamento della propria identità possono essere ricondotte a tre grandi dilemmi: 1) il dilemma della «intimità-isolamento» che ruota intorno alla sfida di sapere stare insieme agli altri ma anche sanamente soli (chi è il tu per me e chi sono io per lui/lei?), 2) il dilemma della «applicazione-inferiorità» che ruota intorno alla capacità di sentirsi competenti anche quando si ricevono umiliazioni (sono amabile come persona o per le prestazioni che offro?), 3) il dilemma della «iniziativa-colpa» che ruota intono alla capacità di non perdersi d’animo e ritentare anche dopo la sconfitta (so reagire alla delusione?)… Domande imbarazzanti da elaborare e che possono trovare risposte rassicuranti in altrettanti temi fantastici: 1) Fantasie di intimità, 2) fantasie di riscatto di sé 3) fantasie di aggressività. Paradossalmente, con la masturbazione il soggetto può soddisfare il suo desiderio di incontrare le cose della realtà e le altre persone senza incontrarle di fatto, rimanendo chiuso nella sua stanza (per cui abbandonare la masturbazione significa ritrovarsi con il problema dell’incontro con il reale).**[4]**

Claudio mi dice: “ma poi questo diario lo deve leggere lei?”

Gli dico che lo leggiamo insieme per comprendere il perché preferisce l’isolamento masturbatorio di una normale vita di coppia.

Mi dice: “la realtà cosi come le donne mi spaventano, chiedono troppo..”

Queste parole fanno entrare in gioco un altro elemento: la paura del femminile.

La paura delle donne, da non confondere con la misoginia[1], sarebbe da ricondurre ad una fantasia maschile di castrazioneFreud parlava di questa paura delle donne come spiegazione della fantasia maschile della castrazione, che la donna non solo rappresenta, ma attivamente richiama in soggetti che, per le particolari caratteristiche della madre, non hanno raggiunto un sufficiente risolvimento del complesso edipico.[5]

Questa viene definita: GINECOFOBIA.**[6]**

Spesso con la masturbazione compulsiva, parliamo anche di sesso virtuale. Il sesso virtuale è un modo per mettere in gioco solo poche parti di se stesso.

Chiedo a Claudio: “ il bambino che eri cosa ti direbbe di questa paura della realtà?”

Mi dice: “mi manderebbe al diavolo e mi direbbe che devo uscire dopo il lavoro perché questa non è la vita che sognava per me…”

Saluto Claudio con un bigliettino: Tra lo stimolo e la risposta c’è uno spazio. in quello spazio risiede il potere di scegliere la nostra risposta. nella nostra risposta ci sono la nostra crescita e libertà…“


[1] Avere una dipendenza significa non aver più controllo sul comportamento piacevole che si mette in atto fino a desiderare e masturbarsi in modo ripetuto con conseguenti sentimenti di insoddisfazione e difficoltà di gestione dell’impulso anche in situazioni in cui non è socialmente accettato attuarlo. Di conseguenza, nel caso della masturbazione eccessiva non è il comportamento ad essere patologico ma l’assenza di controllo rispetto quel determinato comportamento. Il comportamento diventa una dipendenza, con conseguente perdita di controllo, quando l’individuo continua a metterlo in atto nonostante sappia che non può dare la soddisfazione desiderata (e per questo motivo diventa un disturbo ossessivo compulsivo), e soprattutto sacrificando la propria vita e le proprie attività lavorative, sociali, relazionali ed individuali pur di mettere in atto il comportamento (diventandone quindi dipendente). Spesso l’atto avviene in seguito ad uno scambio di messaggi o materiale fotografico a sfondo sessuale, innescando il desiderio di ripetere continuamente la pratica e andando incontro ad una vera e propria ossessione da sexting.La masturbazione compulsiva può riguardare uomini e donne e in seguito al raggiungimento dell’orgasmo spesso sopraggiunge il senso di colpa della persona che si ritrova nella stessa situazione difficoltosa, stressante, ansiogena precedente alla masturbazione. In alcuni casi la masturbazione potrebbe avvenire durante il sonno: in questi casi si parla di sexsomnia.

 

[2] i Cf M. A. Friedrich, Motivation for coitus, in «Clinical Obstectris and Gynecology», 3(1970), pp. 691-700.

[3] Cf S. A. Mitchell, Gli orientamenti relazionali in psicoanalisi: per un modello integrato, Boringhieri, Torino 1993, p. 5.

[4] v W. F. Kraft, A psychospiritual view of masturbation, in «Human Development», 2(1982), pp. 39-45 (citazione p. 41).

[5] I sintomi tipici della ginofobia variano di intensità, nei casi lievi:

  • la paura si manifesta quando l’uomo o la donna pensa ad una relazione intima con una donna o è in procinto di iniziare un rapporto sessuale. Questa paura può impedire di consumare il rapporto sessuale.

Nei casi più severi:

  • la paura, la preoccupazione e il panico si manifestano quando il paziente pensa alle donne; questi sentimenti impediscono ai pazienti di sostenere anche una semplice conversazione.
  • Il paziente è consapevole che questa paura è ingiustificata ed esagerata, tuttavia paura non è controllabile.
  • L’ansia e il panico tendono ad aumentare quando la donna si avvicina fisicamente al paziente.
  • Il paziente cerca di allontanarsi volontariamente dalle donne o dalle situazioni in cui potrebbe venire a contatto con queste.
  • Il paziente ha difficoltà a svolgere le proprie attività quotidiane e soprattutto lavorative.

I sintomi fisici sono:

  • oppressione al petto;
  • battito cardiaco accelerato;
  • sudorazione eccessiva;
  • difficoltà respiratorie;
  • dolori di stomaco;
  • debolezza delle gambe;
  • vertigini;
  • attacchi di panico.

Nei bambini e nei casi di abuso la ginofobia può manifestarsi con capricci, pianti intensi. I bambini tendono ad aggrappandosi al padre, rifiutandosi di allontanarsi o di avvicinarsi ad una donna.

 

[6] Con questo termine si identifica la paura delle donne. Gli storici fanno risalire l’origine di questa fobia nel medioevo ed identificava la paura degli uomini di essere evirati e umiliati dalle donne. L’evirazione ha il significato simbolico di far perdere all’uomo la sua mascolinità o identità maschile. Oggi la fobia è legata non più all’evirazione ma alla paura dell’uomo di essere debole o non abbastanza virile. E’ classificata come un tipo di disordine mentale.

La misoginia identifica l’odio e la repulsione, anche sessuale, di un soggetto maschile verso le donne ed è un’altra espressione che nasce dalla paura maschile di essere umiliati dalla donna. La misandria identifica invece l’avversione verso gli uomini.La ginofobia non è caratteristica peculiare solo degli uomini ma comprendere anche le donne.

 

Seguimi su Instagram