 
				Dopo la mia prima laurea a Genova ho trovato il mio sogno, o forse lui ha trovato me: la psicologia. Mi sono iscritta in psicologia clinica e della riabilitazione ed ho iniziato così, nel 2017, il percorso che oggi mi porta qui. Ricordo la paura di essere in ritardo, perché ricominciare dopo una laurea in tasca ed un profilo professionale segnato, mi spaventava ri-trovarmi nuovamente studentessa. Alternavo i sogni alla paura di non essere all’altezza ed è stata proprio questa paura a farmi iscrivere al master biennale in mediazione famigliare e sistemica. L’appetito vien mangiando ed io avevo fame di conoscere il mondo delle famiglie tra conflitti e pace.
						Mentre svolgevo il tirocinio presso il Ser.d di Policoro (Mt) ascoltavo le storie che
						accompagnavano le persone con delle dipendenze sia da sostanze che comportamentali. Ed è proprio
						il vissuto di queste persone, giovanissimi ed adulti, che mi ha spinto ad iscrivermi al
						master universitario di II
							livello in psicodiagnostica clinica presso l’Università LUMSA (Roma).
						In qualche modo dentro di me pensavo che dei test psicometrici, di livello e personalità,
						potessero essere un valore aggiunto alla mia futura professione.
						
						
						Dopo essere diventata psicodiagnosta ed aver terminato il tirocinio che mi avrebbe
						permesso di
						svolgere l’esame per diventare ufficialmente psicologa, mi domandavo: “potrò davvero un giorno
						comprendere il mondo
						dell’altro?” “Cosa aiuta davvero le persone? “ fiumi di pensieri. Per poi rispondermi che forse
						il ruolo
						dello psicologo è quello di aiutare la persona che ha di fronte a trovare le parole per dirlo,
						dirsi.
					
						Dopo esser diventata psicologa clinica e della riabilitazione ho pensato alla passione, a come
						la sessualità si declini nei più disparati modi e mondi. Ho pensato alla sessualità come
						punteggiatura della comunicazione sia con sé stessi che con
						l’Altro. Questo ha fatto si che mi specializzassi in sessuologia clinica.
						Cosa significa essere sessuologa e psicologa clinica? Significa provare a guardare il
						mondo
						dell’Altro, i suoi modi, orizzonti, problemi, paure e desideri, partendo dal presupposto che si
						può sempre fare qualcosa con ciò che gli altri, il passato e le esperienze, hanno fatto di noi.
						
						
						Dopo la specializzazione in sessuologia ho riflettuto sul contesto, su quanto azioni, parole e
						discorsi senza un contesto ed una punteggiatura non significassero nulla. Spesso il significato
						di una comunicazione sta nella risposta che si ottiene; proprio il
						contesto e la comunicazione mi hanno spinto ad iscrivermi alla specializzazione in terapia
							sistemico - relazionale. 
					
						Oggi, con un paio di occhiali nuovi, cerco di guardare alle risorse che ognuno di noi ha, oggi
						io stessa ringrazio i miei treni persi e quelli ritrovati, le occasioni mancate. Ringrazio ciò
						che ho fatto ed anche
						ciò che non ho fatto. Ringraziare le speranze andate in fumo, l’ansia, la paura che fa tremare,
						ringraziare anche il
						dolore non è semplice, nessuno di noi ringrazia “la porta che schiaccia il dito”, ma credo che
						il mio ruolo qui, cosi,
						sia proprio quello di ricordarvi che le risorse per affrontare il domani sono dentro di voi e
						che a volte uno sguardo
						più distaccato, ma sempre vicino, può vedere anche l’angolo cieco.
						
						
						Che sia un problema di ansia, un problema sessuologico, una dipendenza, “un dito schiacciato”,
						l’elaborazione di un trauma o la fine di un amore, dentro di voi c’è la forza per ri-emergere,
						quella forza che
						accompagna ciascuno di noi nell’atto del primo respiro appena venuti al mondo.
						Ed io? Io vi ricorderò di quel primo respiro e , attraverso un ascolto empatico, domande
						circolari, materiale audio, video e scrittura, strumenti di terapia mansionale integrata per le
						criticità sessuali, cercherò
						di riproporvi l’immagine che voi sognate di voi stessi, perché se è vero che il trauma è una
						realtà della
						vita, è vero anche che non è una condanna a vita.
						
						Ringrazio voi per avermi letto ed anche chi non leggerà mai il mio ringraziamento.