MIA: la violenza psicologica sulle donne e il ruolo del Padre.

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Teresa Colaiacovo - MIA: la violenza psicologica sulle donne e il ruolo del Padre.

“…Non riesco a considerare nessuna necessità nell’infanzia tanto forte come la necessità di protezione del padre….”
(Sigmund Freud)

ABSTRACT

Dopo una Breve trama del film vengono evidenziati gli elementi portanti, la violenza psicologica in un. Rapporto abusante e il ruolo del paterno che si riscopre legato a quello della Legge.

 

In questofilm, nonostante, spesso il cinema italiano venga criticato ,ci sono degli elementi importanti che, purtroppo, contraddistinguono in maniera più o meno tacita tante storie di altrettante famiglie che si sentono sole in un sistema sociale che non le protegge sufficientemente.

Il primo elemento importante è il carattere distruttivo e destrutturante dell’ intimità adolescenziale, un’intimità che alla ragazza viene rubata: il primo amore abusante, che limita la sua esistenza.

Qui vediamo, con sfumature e contorni che spesso non sono definiti, la differenza tra violenza fisica e psicologica e come spesso si parta da quella psicologica per arrivare ad un’escalation che pota allo stupro.

La violenza psicologica non ha un aspetto specificatamente definito: i comportamenti, oltre a essere disparati, possono variare in intensità, in frequenza, risultare più manifesti o più celati.

Una cosa è certa: non è un singolo episodio. Si presenta infatti nel tempo come un modello di comportamento ricorsivo e la caratteristica di ripetitività giustifica l’impatto psicologico sulla vittima. Questa si sente sempre più imbrigliata nella rete dell’abusante.

Proviamo di seguito a fornire un elenco di comportamenti psicologicamente violenti al fine di identificare le varie forme con cui è agita la violenza psicologica:

Umiliazione e critica

· svalutazione continua del lavoro, degli studi, degli interessi, dei risultati conseguiti come se non significassero niente o fossero considerati qualcosa di non rilevante;

· da commenti negativi sull’abbigliamento si passa a insulti veri e propri alla persona ricorrendo a un linguaggio volto a sminuire l’altro e a farlo sentire piccolo e insignificante;

· tentativi costanti di agire in modo superiore e migliore dell’altro anche ricorrendo a sarcasmo e a messe in ridicolo in situazioni sociali.

Controllo

· degli spostamenti e pretesa di una risposta immediata a chiamate o messaggi;

· di internet, social network, email, messaggi e chiamate per monitorare le interazioni sociali;

· tendenza a impartire ordini e lezioni su ciò che è giusto fare in diversi ambiti, per esempio dal vestire al mangiare, scegliendo gli abiti da indossare quando esce o dicendo di non mangiare qualcosa perché non salutare;

· imprevedibilità del comportamento: a esplosioni di rabbia si alternano momenti di grande affettività e gentilezza che lasciano confusa e disorientata la vittima;

· gelosia patologica: tendenza a esercitare un dominio e un possesso nei confronti dell’altro.

Accuse e negazione

· tendenza ad attribuire alla vittima la causa della loro rabbia e del loro comportamento;

· destabilizzazione della vittima attraverso la negazione di fatti realmente accaduti (gaslighting): si spinge la vittima a dubitare di se stessa mediante una strategia comunicativa volta a farle credere di essere pazza;

· itrattamento e dei loro attacchi, negheranno o comunque accuseranno lei di aver reagito in modo eccessivo, accusandola di prendere tutto troppo sul serio o di non avere alcun senso dell’umorismo.

Trascuratezza emotiva e isolamento

· tattica del silenzio: tendenza a interrompere la comunicazione ignorando i tentativi di dialogo;

· indifferenza nei confronti della sofferenza e del bisogno di aiuto perché giudicato come eccessivo;

· tendenza a isolare la vittima attraverso un discredito di tutte le persone vicine (familiari o amici), o mettendole contro facendo appello a una sua instabilità psicologica.

lo stupro di Mia apre la porta alla parola.

La ragazza si confida con il padre che si attiva per proteggere la figlia.

“Nel gioco degli scacchi, il re-padre è immobile, protetto da tutti, si sposta pochissimo e sotto minaccia e solo in una direzione limitata; la regina-madre spazia ovunque, muovendosi davanti, indietro e in direzione obliqua, inoltre se dovesse soccombere un figlio-pedina potrebbe arrivare al fondo della scacchiera e “farla vincere”. Quindi secondo Andolfi è come se si verificasse una “lealtà di sangue” verso la regina che fatica tanto sul campo e si prodiga per proteggere il re dai pericoli in cui questo può incorrere, ma restando ben consapevole del fatto che il gioco termina quando il re accerchiato finisce per soccombere nella condizione di scacco matto. Quindi il re ha il potere assoluto di far terminare il gioco con una disfatta dell’avversario ma che sembra totalmente paralizzato e incapace a prendere una qualsiasi iniziativa personale che lo nobiliti (Andolfi, M., 2017

In questo caso vediamo come il padre può riappropriarsi della sua funzione, non di soggetto terzo tra madre e figlio/a, ma di Soggetto che agisce e protegge.

Spesso la domanda da porsi è: “come si fa il padre?” ma la risposta sistemica più adatta è “segui il bambino, lui ti farà capire come!”(Andolfi, M., 2017)

 

 

 

 

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