“…Ciò che possiamo o non possiamo fare, ciò che consideriamo possibile o impossibile, raramente è una funzione delle nostre reali capacità. È più probabile che sia una funzione delle nostre convinzioni su chi siamo…”
Anthony Robbins
ABSTRACT
Nella prima parte c’è una Breve disamina dell’attività sportiva del tennista Sinner.
Seconda e terza parte sono incentrate sull’importanza dello stato di flusso che rappresenta una conquista non solo in ambito sportivo, ma lavorativo o scolastico.
Dal corriere dello sport leggo notizie come questa:
Ruud getta la spugna: “Sinner tira le pietre, non voglio più incontrarlo”
Il norvegese sbalordito dopo la sconfitta con il numero uno: “Sembra quasi un bodybuilder”
Non ci crede, Casper Ruud. Il norvegese, sconfitto da Sinner in due set in semifinale alle Atp Finals, commenta così la prestazione monstre del suo avversario: “Non sembra ci siano chance di battere Sinner, quando gioca pare ti stia tirando delle pietre! Oggi ha giocato incredibilmente bene, si è mosso benissimo. Sembra quasi un bodybuilder”. Ruud era giunto al penultimo atto dopo aver conquistato il secondo posto nel proprio girone, dietro ad Alex Zverev e davanti agli eliminati Carlos Alcaraz e Andrey Rublev. Alle ore 18 di domenica, Sinner sfiderà Taylor Fritz per il titolo alle Finals.
“Sinner ha migliorato qualunque cosa”
“Non lo affrontavo da tre anni, ha migliorato qualunque cosa - aggiunge Ruud -. E’ divertente da vedere e difficile da affrontare, è una grande ispirazione anche se è più giovane di me. Spero di non affrontarlo per altri tre anni! Sinner simile a Djokovic? In TV sembra che giochino in maniera simile, ma Jannik tira più forte di Nole. Poi certo, lui è il migliore della storia, ma almeno con Djokovic hai la possibilità di scambiare. Jannik invece non ti lascia respirare. Con Djokovic almeno non hai paura che ti tiri una bomba lungolinea ogni volta che colpisce la palla. Mi impressiona il fatto che Sinner abbia tenuto il livello così alto per tutto l’anno. Ha perso solo 6 partite, tutte contro top10: è stata una stagione perfetta, spero scenda un po’ il prossimo anno”.
Cosa porta il giocatore durante una gara ad essere concentrato ed efficiente?
Nella psicologia dello sport si parla di stato di flow ** ** è una condizione psicologica che caratterizza le migliori performance; rappresenta un’esperienza ottimale in cui corpo e mente si fondono, consentendo al soggetto di compiere un’attività senza percepire lo sforzo ad essa associato.
Durante questo processo, la concentrazione è incredibilmente intensa ed è per questa ragione che la persona tende a non avvertire lo scorrere del tempo né gli stimoli provenienti dall’ambiente esterno. La mente è immersa nell’azione e nel piacere che si prova nel suo svolgimento e non può pertanto in quel momento venire fuorviata.
Il primo tassello per poter entrare nel flow consiste nella capacità di comprendere e controllare i contenuti della propria coscienza, in modo da essere in armonia con essa ed assecondarla, investendo nelle cose che preferiamo fare, anche quando, per raggiungerle, dobbiamo fare dei sacrifici. A tal riguardo, può essere utile definire l’obiettivo e le priorità, per poter poi dedicarsi maggiormente a ciò che ci richiede più energia, canalizzando correttamente le nostre risorse.
Il flow, infatti, come afferma Csíkszentmihályi nel suo libro “Flow-Psicologia dell’esperienza ottimale”, si realizza quando c’è ordine nella coscienza, perché quest’ordine è ciò che meglio permette di focalizzarsi solo ed esclusivamente sull’azione presente; perseguire un obiettivo concreto e realistico aiuta a percepire questo senso di padronanza.
È bene precisare, però, che questo tipo di controllo non comporta l’immobilizzazione, bensì si riferisce ad un controllo armonico, che ci rende in grado di dominare e guidare i nostri stati interiori nella direzione desiderata, esprimendo al contempo una sensazione di fluidità e continuità non forzata.
Si tratta pertanto di un’esperienza profondamente gratificante, proprio perché l’individuo, totalmente coinvolto, sperimenta pieno controllo di sé e dell’azione. Anche nelle difficoltà, tutto sembra andare al suo posto, divenendo così possibile godere appieno delle proprie capacità.
Ad esempio, calandoci nel concreto, un atleta in stato di flow è in grado di provare soddisfazione anche nell’esecuzione ripetitiva di un gesto atletico, che, seppure potrebbe risultare ai nostri occhi noioso e poco stimolante, viene invece vissuto come un’esperienza ottimale in cui la mente è rilassata e libera dai giudizi negativi.
È importante sottolineare, a questo proposito, che le sfide incontrate debbano sì sollecitare, ma non superare le competenze percepite ed esistenti, in modo che vi sia un buon bilanciamento e che il compito legato all’esperienza ottimale venga comunque percepito come meritevole di essere intrapreso. Un buon sistema consiste nell’alzare gradualmente l’asticella, stabilendo obiettivi sempre più ardui ed impegnativi, un poco per volta.
Risulta insomma evidente che lo stato di flow, per esistere, debba essere accompagnato da pensieri positivi, motivo per cui comunemente si dice che la persona si senta “in the zone”. Questo senso di realizzazione personale, grazie a cui gli ostacoli si trasformano in sfide raggiungibili, può contribuire al miglioramento complessivo del benessere psicologico.
Possedere una buona dose di autostima è uno dei presupposti principali per poter raggiungere lo stato di flow, in quanto un’autovalutazione positiva porta il soggetto a sentirsi capace di governare la situazione efficacemente, senza lasciarsi travolgere di fronte ai momenti di scoraggiamento. Sentirsi sicuro, infatti, o conoscere la propria gestione della rabbia e della frustrazione permette di usare le emozioni come strumenti per facilitare le prestazioni piuttosto che usarle come armi contro di sé.
Come si potrà notare, in ambito sportivo, lo stato di flow risulta essere particolarmente significativo, poiché è in grado di influenzare la performance atletica in maniera sostanziale.
Un esempio recente di un atleta professionista, che lavora duramente per creare le condizioni che gli permettano di restare in queste circostanze favorevoli, è Jannik Sinner, il giovane tennista italiano, attualmente in una entusiasmante scia di vittorie.
L’allenamento di Sinner è centrato sulla mente; è perciò un training anche extra campo, chiamato “mental economy training”. È un lavoro sulla “self awareness”, ovvero lo sviluppo di una profonda conoscenza di sé. Imparando a conoscere il proprio cervello, infatti, è possibile regolare meglio le proprie emozioni, essere maggiormente tolleranti verso sé stessi e soprattutto si può facilmente eliminare lo spreco di energia mentale, che corrisponde al carico emotivo più negativo. Non sorprende dunque che questo giocatore stia dimostrando una gestione emozionale impeccabile e una capacità di adattamento straordinaria.
La preparazione mentale comprende spesso anche metodi di ripetizione mentale e di visualizzazione prima delle gare, che si rivelano benefici sia per abbassare i livelli di ansia legati alla competizione, sia per poter “eseguire in anticipo” la performance, immaginandola prima. In tal modo, l’agonista si allena mentalmente evitando il dispendio di energie fisiche e sarà subito più pronto per la gara.
In definitiva, nonostante l’atleta si ritrovi assorbito in questa spontanea condizione di benessere psico-fisico in modo apparentemente casuale, lo stato di flow può diventare una scelta consapevole, attraverso specifici allenamenti della preparazione mentale finalizzati a creare le condizioni più adatte per raggiungerlo, anche nelle fasi più delicate della gara.
Lo stato di flusso è applicabile in molti contesti lavorativi che non riguardano solo lo sport, Il modello del flusso è normalmente considerato come la teoria leader della felicità, basata sull’attività che, spesso, si rifà al pensiero aristotelico.
Le caratteristiche comuni che devono avere le esperienze per essere ottimali e per potersi lasciar andare, sebbene non tutte le componenti sono necessarie per vivere un’esperienza di “flow”, sono:
· Il compito o la meta sono raggiungibili. Ciò fa riferimento allo stabilire obiettivi concreti.
· Dobbiamo poter concentrarci totalmente in esso.
· Il compito deve avere degli obiettivi chiari.
· Gli obiettivi chiari permettono di avere un feedback diretto e immediato. Successi e fallimenti, nel corso dell’attività, sono ovvi così come il comportamento che può essere adattato alle esigenze .
· Agiamo senza sforzo, totalmente concentrati e senza preoccupazioni.
· Si crea un sentimento di controllo sulla situazione o sull’attività, il quale elimina la paura del fallimento.
· Sparisce la preoccupazione per la personalità e c’è una perdita della consapevolezza di sé. Quando lo stato del flow si attiva, la consapevolezza di sé sparisce. La consapevolezza va via in quanto l’attenzione è focalizzata sull’attività che spinge l’esperienza del flow. Tutta l’energia fisica e psichica è avvolta nella realizzazione del compito. In conclusione, l’ego svanisce per lasciare spazio alla concentrazione.
· Il senso di durata del tempo si altera. Durante lo stato di flow, le ore possono sembrare minuti, mentre in altre occasioni i secondi possono sembrare eterni. L’orologio non è più un mezzo valido per misurare la qualità temporale dell’esperienza del flow.
· Il flusso sopraggiunge quando si produce un equilibrio tra le sfide del compito o l’attività che stiamo affrontando e le abilità di cui disponiamo per affrontarlo. Quest’attività non ci risulta né troppo facile né troppo complessa.
Gli ambiti di applicazione della teoria del flow al settore professionale possono essere molteplici e molto utili, ad esempio, nel settore dell’istruzione, dello sport o aziendale, in quanto spiega come possono essere organizzate le attività per promuovere il divertimento e migliorare il rendimento a livello del gruppo.