I MOLTEPLICI SIGNIFICATI DEL TRADIMENTO NELLA VITA DI COPPIA

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Teresa Colaiacovo - I MOLTEPLICI SIGNIFICATI DEL TRADIMENTO NELLA VITA DI COPPIA

Alessia (nome di fantasia) chiede un supporto psicologico perché sente che sua vita di coppia e personale le sta sfuggendo di mano.

Una giovane donna di 38 anni, sposata da 6 e con una bambina di 1 anno.

In maniera risoluta mi descrive in maniera pratica, carente probabilmente di mentalizzazione[1], di com’è fatta la sua routine, delle ore di lavoro e di suo marito che continua a chiederle di essere più presente, perché sente che lei è più partecipe della vita dei genitori che della sua e poi le rimprovera che lei lascia troppo spesso la bambina dalla madre di Alessia, appunto.

Le chiedo della sua infanzia, mi risponde (riporto le sue parole): “ ho avuto un’infanzia difficile perché mia mamma era instabile e senza direzione, ha tradito mio padre e pure me…”

Le chiedo come mai oggi lascia la bambina spesso dalla madre, pur giudicandola instabile e poco accudente.

Mi dice: “non so qual è il vero motivo, forse perché mi serve, anche perché io lavoro e mia suocera è distante…”

Le chiedo se ha paura che sua mamma possa comportarsi così anche con la sua bambina… lei si incupisce e mi dice: “…forse voglio darle una possibilità”

Le chiedo cosa significa per lei dare una possibilità, lei mi dice sempre più cupa: “ avere la speranza che faccia meglio, anche se ho dubbi…”

Le chiedo ancora come vive e convive con questi dubbi e lei mi risponde in lacrime: “Male ed anche mio marito si lamenta..”

Le chiedo di raccontarmi un episodio felice con sua mamma e lei mi descrive di una giornata alle giostre in cui per 2 h è stata con lei e forse le ha voluto bene…le chiedo: “ affidandole sua figlia cosa, secondo lei, vuole ottenere, al di là del fatto che lo fa per ragioni pratiche?”

Piange a dirotto e mi dice: “ forse voglio che questa volta mi dimostri di volermi bene”

Le chiedo: “perché secondo lei suo marito non accetta questo comportamento?”

Lei smette di piangere e mi dice: “perché fin da quando ci siamo fidanzati, lui sapendo della mia infanzia difficile e di mia mamma, è come se avesse l’obiettivo di salvarmi”

Mentre mi racconta i dettagli rifletto su come il marito possa sentirsi tradito da lei, perché probabilmente si è posto fin dall’inizio il compito di salvarla, di farle dimenticare il suo passato e vede oggi che Alessia insegue ancora la mamma.

Le dico: “suo marito forse voleva offrirle un castello, un po’ come un principe che la salva, e rimane deluso o stranito nel vedere che lei insegue ancora il drago?

Lei annuisce e mi dice: “Io non so perché lo faccio e mi sento pure in colpa perché lui ci rimane proprio male..”

Le spiego che la ferita infantile del bisogno di accudimento e di amore è profondissima e rischia di non rimarginarsi mai, per cui si fa fatica a staccarsi da qualcuno che non ci ha dato tutto quello che ci spettava di diritto.[2]

Lei mi dice: “ok, ma questo che c’entra con lui? Perché si arrabbia?”

Le spiego che lui potrebbe viverlo come un tradimento: la permanenza irrisolta di un legame con la famiglia di origine che fa sì che il partner, il coniuge,  non venga messo al primo posto, ma rappresenti sempre una sorta di surrogato, mai del tutto soddisfacente, di una relazione con la famiglia d’origine che ha dato troppo o più spesso come nel suo caso che ha dato troppo poco.

Mi dice piangendo: “ quindi come posso fare per non tradire lui e cercare di guarire da questa ferita?”

Le dico che è una domanda complessa, ma che può innanzitutto iniziare a trovare dei momenti per loro, dove può spiegargli la sua sofferenza e può allo stesso tempo trovare dentro sé stessa e magari scrivere dei motivi per cui dire grazie a suo marito.

Per ciò che, invece, concerne la ferita di non essere stata vista, amata dalla madre il lavoro sarà più lungo e che insieme possiamo ripercorrere la sua infanzia per rileggere le cicatrici.

Lei mi dice: “ a volte io dimentico, cioè mi viene in mente un episodio e poi piò capitare che quando sono da lei lo dimentico..”

Allora le chiedo di disegnare su un foglio A4 una linea e di inserire tutti gli episodi (belli e brutti) della sua vita da che ne ha memoria ad oggi.. le preciso che è un lavoro profondo, che potrebbe destabilizzarla, che non deve essere fatto in un giorno, ma che può poi man mano essere arricchita.

Temo sempre di far fare questo “esercizio” perché so che potrebbero rivelare traumi profondi, ma dopo 7 colloqui (che per ragioni tecniche non ho descritto in questo estratto minuziosamente) sento che Alessia potrebbe essere pronta.

Lei mi dice: “ va bene, sento che può aiutarmi a capire ed io voglio capire..”

Ci salutiamo e lo do una poesia che mi aveva fatto pensare a lei, poesia che recita:

“amo i gesti imprecisi,

*uno che inciampa, l’altro *

che fa urtare il bicchiere,

quello che non ricorda,

chi è distratto, la sentinella

che non sa arrestare il battito

breve delle palpebre,

mi stanno a cuore

*perché vedo in loro il tremore, *

il tintinnio familiare

del meccanismo rotto.

L’oggetto intatto che tace, non ha voce

ma solo movimento. Qui invece

ha ceduto il congegno,

*il gioco delle parti, *

un pezzo si separa,

si annuncia.

Dentro qualcosa balla” F. Arminio


[1] Abilità consistente nel considerare il comportamento altrui come frutto di stati mentali simili ai propri e come capacità di tenere a mente la mente propria e altrui, ossia di riconoscerne l’esistenza e regolare il proprio comportamento in base a ciò. Il concetto di m. è in gran parte sovrapponibile a quello di teoria della mente, ossia le rappresentazioni mentali esplicite o implicite che, a partire dall’infanzia, ogni individuo si costruisce riguardo alla vita psicologica di sé e degli altri. Grazie al contributo di autori come John Bowlby, Simon Baron-Cohen, John Allen e Peter Fonagy, psicologi e psicoanalisti hanno individuato nelle cure materne adeguate il primo e indispensabile contesto interpersonale per la nascita della funzione di m., senza la quale il bambino e l’adulto non potrebbero stabilire relazioni sociali soddisfacenti.  TRECCANI

 

[2] CIRILLO S. Maschio e femmina- diventare coppia., Centro Giovani coppie – S.Fedele., Ancora 2006

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