I bambini sono degli enigmi luminosi.

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Teresa Colaiacovo - I bambini sono degli enigmi luminosi.

Chiara (nome di fantasia) è una bambina di 8 anni, i genitori chiedono un supporto psicologico perché la bambina ha problemi a scuola, non riesce a fare amicizia e la madre ha paura che possano (riporto le sue parole) “.. affibbiarle un’insegnante di sostegno perché non capisce e magari passa per stupida a vita..”.

Prima di vedere chiara parlo con i genitori, entrambi composti, entrambi preoccupati, entrambi bisognosi di una soluzione.

Inizia a parlarmi la madre e mi descrive questa bambina (riporterò in corsivo gli aggettivi e le definizioni usate dalla stessa, così come farò per il padre): “difficile, fa sempre pipi a letto, non vuole andare a scuola e si lamenta del mal di pancia, non ha amici, non guarda nemmeno i cartoni animati, passa solo il tempo con un quaderno e fa disegni che poi non sa spiegare, se parla è solo per dire che sta male..”

Chiedo al padre come è secondo lui Chiara e mi dice le stesse cose, aggiungendo: “ mi costa un sacco di soldi perché ogni 15 giorni la porto dal pediatra perché ha qualche dolore strano… e poi Dottorè anche il fatto che a scuola parlano di insegnanti di sostegno mi fa impressione..”

Chiedo alla madre com’è stata la gravidanza e mi dice: “un inferno perché avevo fastidi, poi dopo la nascita era fragile e cagionevole di salute,  aveva le coliche e non dormiva..”

Penso a Chiara alle sue prime coliche da lattante ai suoi disturbi del sonno nei primi mesi di vita e penso che, probabilmente, non è mai stata vista se non come un corpo da accudire, da curare e da nutrire.

Decido di vedere la bambina, è bellissima nel suo vestitino rosso che sembra essere abbinato al suo viso rosso dall’imbarazzo.

Chiedo ai genitori di lasciarmi sola con Chiara e la madre mi dice: “Dottorè oggi le fa male la testa, sarà un miracolo se parla”

Faccio sedere Chiara sul mio divano giallo, guardarla lì così, mi fa pensare ad un quadro di Kandiskij (i cerchi) Forse penso a Kandikij per la complessità che io ho sempre provato ad interpretare i suoi quadri, forse perché non ho mai capito se davvero lui volesse essere interpretato o solo lasciato in pace: libero di esprimersi.

Mi presento a Chiara, lei fa silenzio e si tocca la testa in modo frequente.

Chiedo a Chiara la sua età, il suo nome, se sa perché è qui.. il silenzio che Chiara mi rimanda è assordante.

Le chiedo, allora, se le piace il mio divano e lei mi dice: “Si il giallo è il mio colore preferito”, vedo che mi guarda con attenzione e le chiedo: “ ti piace il mio smalto?” lei mi dice che il rosso è un colore bellissimo perché è come il cuore.

Io le chiedo se sa dov’è il cuore, lei timidamente accenna ad un no.

Lo indico sul mio corpo e le chiedo di indicarlo a me trovandolo sul suo corpo.

Lei mi dice contenta: “è qui, certe volte batte forte e mi fa paura”

Io le chiedo quando le batte forte, lei mi dice: “quando mi vergogno”… le chiedo quando si vergogna e lei mi dice: “sempre, anche ora”

Le chiedo, allora, dove vorrebbe essere e lei mi dice: “ a casa da sola a disegnare..”

Le propongo di farle vedere un libro in cui ci sono tanti disegni con molti colori, lei sembra contenta.

Prendo un libro sull’arte di Kandikij, lei lo sfoglia e sembra realmente curiosa… poi mi dice: “ma che significa questo quadro?” indicandomi composizione IV 

L’avermi indicato il quadro più “tumultuoso” dell’artista, sembra svelarmi qualcosa di lei, sembra voglia dirmi qualcosa, ma le serve , probabilmente, una voce.

Io le dico che ancora me lo sto chiedendo anch’io e che a volte non c’è una risposta a tutto, spesso chi disegna lo fa per liberare l’anima, le indico il cuore dicendole: “ a volte disegnare, dipingere  per un pittore è un modo per far smettere di battere forte il cuore..”

Lei mi dice: “ Anche per me”.

Le chiedo: “ora come batte il tuo cuore?” mi risponde: “un po’ meno forte…”

Le dico: *“Chiara ti piacerebbe disegnare qualcosa ora?” *

Lei sorride, è cosi lucente il suo sorriso.

Le do i colori, il foglio e le dico: “Mettiti comoda dove preferisci”

Si siede sulla sedia, la mia sedia, prende il foglio e i colori ed inizia.

Io sfoglio il libro di Kandiskij, forse cerco una risposta ancora alle sue opere o forse cerco il modo per parlare con Chiara..

Mi domando del mondo di questa bambina e mi rendo conto che il mondo immaginario è per il bambino una sorta di mappa della realtà.

Gli serve per muoversi e per raggiungere i suoi obbiettivi. Osservando il modo di muoversi di un bambino possiamo ricostruire la sua mappa cognitiva ed emotiva, il suo mondo immaginario. Se osserviamo come si muove un bambino nella stanza dei giochi potremo raccogliere un’elevata quantità di informazione utili a ricostruire il mondo immaginario da cui è guidato nelle sue scelte. Ogni movimento del bambino è “psicomotorio” nel senso che non può che parlarci della sua psiche, del suo mondo interno, dei suoi scopi, dei significati che assumono gli elementi della realtà con cui si relaziona, dei vissuti fondamentali presenti al suo interno.

Il movimento del bambino ci parla, soprattutto quando è un movimento libero, che non è legato all’esecuzione di una consegna esterna: solo così infatti potremo individuare quale consegna viene dal suo mondo interno e chiederci perché.[2]

Chiara interrompe il flusso dei miei pensieri, facendomi vedere cosa ha disegnata.

Un disegno pieno di colori, una sorta di cerchio con tanti puntini colorati.

Le chiedo come batte ora il suo cuore, mi dice: “Bene, è contento”

Le chiedo se sarebbe contento di ascoltare una favola mentre lei disegna o una canzone, Chiara mi dice: “si, prima la canzone e poi la favola.. mi sembra che così è felice”

Inserisco sul telefono una canzone che mi piace e mi sembra indicata, ho paura che a Chiara non possa piacere, ma la vedo così assorta che mi impongo di provarci.

Parte Cat Stevens  https://youtu.be/nBCJhNiKhFE

Mi domando se questa canzone sia indicata, ma Chiara mi dice: “dopo me la racconti questa canzone e pure questa voce mentre disegno?”

Sorrido e le dico di sì perché questo è il suo tempo.

Prima di andarsene Chiara mi dice: “ma per venire qui devo pagare?”

Io le dico che può pagarmi con una caramella, cioccolata o con un disegno e lei mi dice che va bene.

Le chiedo se vuole tornare e mi dice: “Si, tutti i giorni perché il cuore sta bene qui”

Anche il mio cuore sta bene, le dico.

I disturbi emozionali caratterizzati da eccessivo controllo inibitorio includono problemi rivolti all’“interno” che sono connessi ad ansia, paura, vergogna, bassa autostima, tristezza e depressione (sintomi emozionali); tali problemi sono stati frequentemente correlati e associati tra loro in ambito clinico. Una conseguenza in ambito clinico di una compromissione (inibizione) del processo di regolazione emotiva è rappresentato dall’alessitimia, che è definibile attraverso quattro caratteristiche principali:

  • difficoltà nell’identificare le emozioni e nel distinguerle dalle sensazioni corporee che si accompagnano all’attivazione emotiva;
  • difficoltà nel descrivere agli altri i propri sentimenti;
  •  processi immaginativi limitati, evidenziati dalla povertà delle fantasie;
  •  stile cognitivo legato allo stimolo ed orientato all’esterno.

 L’alessitimia rappresenta una predisposizione aspecifica verso disturbi somatici e psichici caratterizzati da una comune matrice di disregolazione affettiva

In sintesi, i soggetti alessitimici non sarebbero incapaci di provare emozioni quanto, piuttosto, sarebbero predisposti a provare stati affettivi indifferenziati e scarsamente regolati, tanto che le loro esperienze emotive si manifestano, a volte, in maniera intensa con scoppi improvvisi di emozioni che essi però non riescono a modulare ed elaborare, collegando queste esperienze a ricordi, immagini e pensieri.[3]

Un primo passo con Chiara, sarà quello di aiutarla a comunicare attraverso le forme che lei preferisce.

Mi guardo intorno mentre sono da sola e penso che oltre la parte tecnica, per la quale userò              strumenti    psicodiagnostici proiettivi come il Blacky Pictures[4] e similari, devo e voglio ricordarmi una frase di Freud, che mentre studiavo psicologia mi fece sorridere e riflettere: “Che penoso contrasto tra la sfolgorante intelligenza del bambino e le fioche facoltà mentali dell’adulto medio…”

Forse il percorso con Chiara sarà lungo, ma ogni viaggio comincia da un primo passo.


 

[2] Vanderlei Danielski, "Sogni ad occhi aperti, ovvero Favole che aiutano a crescere", pp. 113-115, Rubettino Editore, Soveria Manelli (CZ), 1985

 

[3] Porcelli P. (2004), Updates sul costrutto di alessitimia, http://psychomedia.it

[4] Test il cui scopo  è quello di mettere in evidenza le dinamiche di personalità del soggetto nel continuum che si estende dalla fase diagnostica a quella terapeutica. Fornisce indicazioni prognostiche sulle modalità e i limiti della    risposta alla terapia. Questa tecnica proiettiva si basa sulla teoria psicoanalitica e il materiale verte su specifiche        variabili psicologiche, come ad esempio lo sviluppo psicosessuale, i meccanismi di difesa, la     relazione oggettuale.

 

 

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