Il mal di schiena: il peso delle aspettative di un figlio-marito-padre e professionista

Un blog di psicologia e sessuologia è un sito web che fornisce informazioni e consigli sulle tematiche relative alla psicologia e alla sessuologia. Il contenuto di un blog di psicologia e sessuologia può variare, ma di solito include articoli informativi, consigli pratici, recensioni di libri o prodotti relativi a queste tematiche, e risposte a domande frequenti.

Teresa Colaiacovo - Il mal di schiena: il peso delle aspettative di un figlio-marito-padre e professionista

“…Il padre mise il bambino sul secondo gradino dicendo ‘salta che ti prendo’. Il bambino saltò e il padre, dopo averlo preso fra le sue braccia, lo fece salire sul terzo scalino dicendo ‘ salta che ti prendo’ . il bambino saltò e il padre lo mise sul quarto gradino. La storia continuò così fino a quando il bambino saltò da un gradino molto alto e il padre invece di prenderlo, lo fece cadere a faccia in giù. Il bambino si rialzò, mentre piangeva il padre gli disse: questo ti insegni a non fidarti mai di un uomo, anche se è tuo padre…” HILLMAN

Angelo (nome di fantasia) richiede un supporto psicologico perché dice (trascrivo in corsivo le sue parole) “soffro da anni di mal di schiena e medici mi dicono che è un disturbo psisomatico, onestamente non so cosa c’è nella mia vita che non va e voglio capirlo… le dico fin da subito che ho già fatto un percorso, ma il tipo non ha concluso niente…”

Queste poche parole sul suo precedente percorso mi fanno pensare alle aspettative di Angelo e gli domando: “cosa si aspetta da me?”

Lui mi dice: “che quanto meno ascolti la mia vita.”

Gli chiedo di raccontarmi allora… mi dice: “sono sposato da 7 mesi, ma avevo già mal di schiena, mia moglie è incinta ed abbiamo un rapporto sereno, io lavoro da anni come consulente aziendale e professore a contratto di economia aziendale, vorrei dedicarmi di più all’insegnamento perché è più prestigioso, ma ho paura che non funzioni visto che le università sono un mondo a sé in Italia.”

Gli domando per chi sarebbe più prestigioso rispetto al fare il consulente aziendale e lui mi dice, senza alcuna esitazione: “per mio padre sicuramente, lui si è fatto da solo, ha studiato e lavorato ed è diventato amministratore delegato di un’azienda importante…”

Inizia a raccontarmi nei dettagli il lavoro del padre e quanto lui abbia lavorato per il bene di tutta la famiglia.

Gli chiedo della mamma, cosa penserebbe la mamma della sua scelta di fare il professore universitario e Angelo mi dice: “sarebbe contenta, ma lei è sempre contenta di me…”

Gli dico: “suo padre invece?”

Mi dice, mettendosi con le braccia conserte, “lui no, è un po’ burbero non sa esprimere ciò che prova, tante volte l’ho sentito parlare bene degli altri, ma su di me si è espresso poco…”

Angelo è figlio unico e come mi dice: la mia croce, devo sempre assolvere le aspettative di tutti.

Gli chiedo di sua moglie, come lei vivrebbe, secondo lui, la sua scelta lavorativa e lui mi dice: “beh, mia moglie pretende che io sia un buon padre e un buon marito…”

Gli domando cosa significa, secondo lui, essere un buon padre e un buon marito per sua moglie e lui mi dice: “sicuramente essere presente e accudente, magari non come mio padre e poi forse lei vorrebbe facessimo sesso più spesso, ma è incinta e poi con questo mal di schiena non è facile…”

Mi soffermo sulla sessualità della coppia prima e dopo il matrimonio, prima e dopo la gravidanza e durante il mal di schiena; c’è una frase di Angelo che mi colpisce: “io ho sempre pensato al lavoro e ad essere in gamba, il sesso mi interessa il giusto, chi è un uomo impegnato pensa poco a queste cose… secondo lei mio padre ci pensava?”

La frase mi colpisce perché più volte durante il colloquio è emerso come significante importante nella vita di Angelo “il  nome del padre”[1] e  le sue aspettative che Angelo teme di deludere come fardello con il quale convive.

All’interno della famiglia sviluppiamo la nostra identità , le nostre sicurezze ed insicurezze e rappresenta l’unico sistema che per l’individuo rimarrà immutato nel tempo.[2]

Il cognome che portiamo è il simbolo dell’appartenenza a un sistema indistruttibile, la famiglia internalizzata: noi introiettiamo non oggetti parziali , ma relazioni fra i rappresentanti della nostra famiglia.[3]

Chiedo ad Angelo del dolore alla schiena e se la mia poltrona è comoda, mi risponde: “va meglio dottoressa, ma secondo lei riuscirò ad essere un buon padre e un buon marito?”

Gli chiedo se lui si sente già un padre e un marito e lui mi dice: “io mi prendo cura di loro, ma ho paura che questo mal di schiena mi limiti anche nel giocare con mio figlio, cosi come mi limita nella sessualità con mia moglie…”

Gli dico che l’ansia arriva proprio nel momento in cui la nostra mente corre più veloce della nostra vita… Angelo scoppia a ridere e mi dice: “magari, io non posso correre per via di questa schiena…”

Gli dico: “ha mai pensato che questo mal di schiena possa avere anche dei vantaggi? Per esempio quello di proteggerla da altri pensieri più disturbanti oppure essere un alibi per non fare sesso con sua moglie o per non scegliere come collocarsi lavorativamente?”

Angelo mi dice: “in effetti.. ma questo mi rende anormale?”

Gli dico che in gergo questi sono chiamati vantaggi secondari del sintomo.[4]

E lui mi dice: “secondo lei che dovrei fare?”

Gli rispondo: “per il mal di schiena o per essere un buon marito e fare sesso con sua moglie  o un buon padre oppure per scegliere come collocarsi a livello lavorativo?”

Scoppia a ridere e la sua risata credo sia lì per dirmi che ho colto nel segno.

Il fardello che Angelo porta sulla schiena può rappresentare il peso delle aspettative con il quale vive e convive.

Mi chiede prima di congedarsi: “cosa posso fare?”

Gli dico che potrebbe magari provare a parlare con suo padre di questo mal di schiena e spiegargli che magari questo problema al momento gli impedisce di prendere una decisione circa la posizione lavorativa.

L’invito a parlare con suo padre e a mostrargli una sua debolezza, l’ammettere che al momento non può scegliere e definirsi perché ha una fragilità ha l’obiettivo di provare a rappresentare una diversa relazione padre-figlio, in cui il figlio può confessarsi e il padre può accogliere, comprendendo il momento di vita particolare del figlio.[5]

Angelo mi guarda compiaciuto, prima di andare gli do uno dei miei foglietti in cui scrivo delle frasi con una riflessione o un aforisma, per Angelo scelgo questo: “La colpa è il fardello che il passato fa pesare sul futuro. È questo fardello che il perdono vorrebbe alleggerire, ma all’inizio questo fardello pesa: ed è il futuro che pesa.”**[6]**


[1] http://centrostudipsicologiaeletteratura.org/2013/02/massimo-recalcati-cosa-resta-del-padre-la-paternita-nellepoca-ipermoderna/

[2] BOSCOLO L., BERTRANDO P., Terapie sistemiche individuali., Raffaello Cortina 1996

[3] LAING, R. (1969) La politica della famiglia. Tr.it. Einaudi, Torino 1973

[4] Questo è il vantaggio secondario: scatta dopo un malanno, un disagio. Ci fa ottenere qualcosa che prima non avevamo o abbiamo perduto, soprattutto dal punto di vista affettivo.Così da adulti facciamo la stessa cosa, solo che i vantaggi sono diversi:– trattenere persone (figli o partner) che se ne vogliono andare;– ottenere amore, attenzione, importanza;– essere scusati e giustificati per le nostre mancanze;– delegare ad altri la responsabilità della nostra vita e della nostra salute;– non affrontare o chiarire la nostra posizione su determinati argomenti;– mascherare le nostre paure e la nostra rabbia per non perdere la stima altrui;– ottenere aiuti e agevolazioni senza chiedere.

[5] Dal punto di vista psicodinamico si parla di esperienza emotiva correttiva dove il clinico si mostra diverso dal padre del paziente, un padre accogliente e comprensivo. ALEXANDER, F., FRENCH, F.M. (1948) Studies in Psychosomatic Medicine. New York

[6] RICOEUR P. (2004), Percorsi del Riconoscimento, Raffaello Cortina, Milano, 2005.

Seguimi su Instagram