Non esiste un padre che non c'è

Un blog di psicologia e sessuologia è un sito web che fornisce informazioni e consigli sulle tematiche relative alla psicologia e alla sessuologia. Il contenuto di un blog di psicologia e sessuologia può variare, ma di solito include articoli informativi, consigli pratici, recensioni di libri o prodotti relativi a queste tematiche, e risposte a domande frequenti.

Teresa Colaiacovo - Non esiste un padre che non c'è

“…Non è difficile diventar padre; essere un padre, questo è difficile…”**[1]**

Claudio (nome di fantasia) inizia un percorso psicologico con me perché (riporto le sue parole): “mi sento perso e non riesco a recuperare il rapporto con mia figlia, ho perso lei perché non mi ha perdonato di aver lasciato la madre dopo averla tradita…”

Chiedo a Claudio cosa significa per lui averla persa e mi dice: “ sono 18 mesi che non mi cerca e non mi risponde, da quando ho lasciato la madre..”

Gli chiedo di raccontarmi della figlia e mi dice: “è la solita adolescente, ha 16 anni e sta molto per conto suo… io ho lavorato tanto da sempre, quindi l’ho vista poco.. infatti non capisco, alla fine, cosa le sia cambiato, visto che ci vedevamo poco anche prima..”

Chiedo a Claudio come la moglie avrebbe descritto il rapporto tra lui e la figlia.

Lui, stizzito, mi dice: “un rapporto del cavolo, perché io non c’ero mai, direbbe inesistente”

Gli chiedo ancora: “se lei era inesistente chi c’era per la ragazza?”

Mi dice:” beh ovvio la madre e poi suo zio, cioè mio cognato, sembrava più lui il padre”

Dico: “ma se sua figlia si è arrabbiata cosi tanto quando lei è andato via di casa, non pensa che forse volesse Claudio come padre?”

Lui mi dice: “bah..non credo… forse gli da fastidio che ho lasciato la madre e me la sta facendo pagare..”

E’ ormai noto e acclarato da un’ampia letteratura scientifica che una padre assente o, peggio ancora, negativo può avere effetti gravi sui figli (anche se mai con un meccanico rapporto causa-effetto): insufficienza del giudizio morale (e quindi rischio di comportamenti asociali o criminosi. Un tempo più accentuato per i maschi, oggi questo rischio si è esteso anche alle ragazze, come dimostrano i frequenti episodi di bullismo femminile); scarso rendimento scolastico (più spiccato per i figli maschi, stando ad alcune ricerche); maggiore aggressività; disturbi psicopatologici – dalla schizofrenia alla depressione, alla tendenza al suicidio – e psicosomatici (dall’ulcera duodenale alla psoriasi); alcolismo; tossicodipendenze; minori livelli di autostima e superiori di ansia. Tutte queste manifestazioni possono essere attenuate o risolte da una madre equilibrata, comprensiva, autorevole, che sappia ovviare alla deprivazione paterna o, al contrario, accentuate da una madre algida e scostante (ma anche da una madre iperprotettiva). Una specifica conseguenza per le ragazze, come accennavo prima, può essere la difficoltà ad agire in modo appropriato con l’altro sesso. Una testimonianza letteraria fra tante è quella della scrittrice Karen Blixen**[2]**, il cui amatissimo padre si uccise quando lei aveva dieci anni. La scrittrice ebbe sempre rapporti difficili con gli uomini, nei quali fu fortemente possessiva, ossessionata dal timore di essere abbandonata; una difficoltà della quale era perfettamente consapevole e che traspare nei suoi libri. [3]

Molti autori indicano fra le conseguenze di una deprivazione paterna per le ragazze una precocità sessuale e un atteggiamento sfrontato verso gli uomini che nasconderebbe una insicurezza e una paura di fondo. Nel 2009 nove ricercatori americani hanno confermato l’esito di ricerche più antiche: l’assenza del padre fa sì che il primo rapporto sessuale sia precoce. In tempi passati alcuni autori hanno trovato un nesso fra assenza del padre e frigidità femminile [4](Muldworf, Lynn, Fisher…). Altri ancora ritengono che la mancanza di un padre possa facilitare l’omosessualità nella ragazza; ne è convinto, per esempio, Henry Biller: “Una figura paterna inadeguata e incapace” – scrive – “costituisce uno dei fattori principali nello sviluppo dell’omosessualità femminile”.

Al di fuori del mondo psicoanalitico, molti altri studiosi nel campo della psicologia clinica hanno affermato l’importanza della relazione tra padre e figlia nello sviluppo psicologico femminile. Ricerche sperimentali dimostrano che quando una figlia ha una relazione sana con suo padre, specialmente durante l’infanzia, potrà avere una varietà di benefici sul suo benessere mentale ed emotivo come ad esempio:

  • maggiore autostima;

  • maggiore assertività;

  • maggiore fiducia in se stesse e consapevolezza di ciò che si vuole nella vita;

  • maggiore fiducia nelle relazioni con gli altri;

  • migliori risultati scolastici.

Così come una sana relazione con il padre ha un impatto positivo sullo sviluppo psichico della figlia, allo stesso modo una relazione conflittuale produce conseguenze dannose. Quando una ragazza sperimenta un conflitto con suo padre durante l’infanzia e l’adolescenza, si creano delle ferite dovute ad un legame di attaccamento insicuro. Un esempio riguarda la situazione in cui il padre è troppo esigente e porta la bambina a dubitare delle sue capacità. In questo caso durante la crescita la ragazza potrebbe sviluppare una minore autostima. Potrebbe anche convincersi che nessuno potrà mai amarla abbastanza nella vita perché non si ritiene degna di essere amata. In altri casi, una figlia che ha una percezione confusa di suo padre può anche essere dubbiosa sulle sue scelte di vita e non riuscire a fare chiarezza sui propri obiettivi. Se un padre e sua figlia sperimentano un conflitto durante l’infanzia si possono trovare molti modi per cambiare le cose. E’ molto importante individuare la genesi del conflitto nelle sue fasi iniziali in modo da evitare che questo diventi uno stile di relazione stabile. I bambini infatti cercano costantemente nei loro genitori guida, sostegno, protezione, appagamento dei bisogni e approvazione. Se un padre fornisce rassicurazione e sostegno alla figlia può sviluppare con lei un legame più positivo. Al contrario, se non vengono riconosciuti i bisogni della bambina si possono sviluppare deficit nella sua autostima che possono persistere anche nell’età adulta e portare alla formazione di schemi di pensiero negativi.

Andando anche oltre la psicoanalisi ed il complesso di Elettra**[5]**, sembra evidente quanto sia importante il ruolo paterno nella crescita della figlia o del figlio.

Claudio mi dice: “ io ho bisogno di consigli pratici per recuperare mia figlia..”

Gli domando: “quando dice recuperare che tipo di rapporto vuole recuperare?”

Mi risponde:  “forse la mia ex moglie aveva ragione, il rapporto vecchio era inesistente… dovrei conoscerla di più..”

Gli dico: “dovrebbe o vorrebbe?”

Mi risponde stizzito: “ecco, questo mi da fastidio di voi donne, vi concentrate troppo sulle parole.. qualche giorno fa ho sentito uno psicoanalista uomo che diceva che bisogna rispettare il segreto del figlio ed io su questo sono stato perfetto…”

Dico:” lo psicoanalista che lei nomina è Massimo Recalcati e parla di questo aspetto nel libro il “Segreto del figlio”[6], ma per farla breve l’autore si riferisce ad un padre che conosce il figlio, ma che sa tramontare, nel senso di farsi da parte, senza inculcare idee o leggi… ci dice proprio di amare il dissimile che c’è nel figlio… in cosa sua figlia, secondo lei, direbbe che è simile o dissimile a lei?”

Claudio mi dice: “sicuramente direbbe che è dissimile nel fatto che io abbandono, che io lavoro troppo e non penso ad altri… mi ricordo una volta che mi lasciò un bigliettino per la festa del papà: “auguri, anche se non ti conosco…”

Dico a Claudio: “questo messaggio che effetto le ha fatto?”

Mi dice: “non lo so, ho pensato fosse un capriccio…”

Gli dico: “non le sembra che fosse una richiesta per cercare di conoscerlo?”

Mi dice: “e ora come faccio.. sia pratica…”

Gli dico: “rifletta e cerchi di capire cosa vuole far conoscere di lei a sua figlia e provi a mostrarsi passando del tempo con lei..”

Claudio mi dice: “in 18 mesi l’ho chiamata 6 volte e le ho scritto più volte di rispondermi?”

Gli dico: “secondo lei sua figlia pensa che sia sufficiente qualche chiamata o messaggio?”

Claudio dice: “no.. ma che devo fare?”

Gli dico: “cosa vorrebbe fare?”

Ci sono vari minuti di silenzio e poi mi dice: “forse devo scriverle qualcosa di me…”

Gli dico: “magari è un primo passo…”

E lui mi dice: “ma chissà se mi risponderà o posso piacerle? A volte mi ha detto che ho un linguaggio sterile…”

Io gli dico: “che ne pensa se magari fa scegliere la ragazza se può piacerle o meno, credo e mi corregga se sbaglio, che sarebbe un peccato se non ci provasse nemmeno… magari può ri-scoprirsi anche lei…”

Prima di andarsene gli lascio un bigliettino: “i limiti del mio linguaggio, sono i limiti del mio mondo”**[7]**


[1] Wilhelm Busch

[2] K. BLIXEN., Karen nacque a Rungsted, in Danimarca, nel 1885. Durante i primi anni della sua vita, crebbe negli agi della sua bella residenza di campagna a Rungsted, a una trentina di chilometri da Copenaghen, con la madre Ingeborg Westenholz, il padre Wilhelm Dinesen, a cui era molto affezionata, i fratelli Thomas e Anders e le due sorelle. Il padre, proprietario terriero che partecipava alla vita politica del Paese, si suicidò quando lei aveva solo nove anni.

Dal 1903 al 1906 frequentò le accademie delle Belle Arti di CopenaghenParigi (1910) e di altre città d'Europa.

Nel 1907 scrisse i suoi primi racconti, sotto lo pseudonimo di Osceola, dal titolo Gli eremiti e L'aratore, mentre è del 1909 La famiglia de Cats.[1][2] Nel 1912 visitò Roma durante un viaggio col fratello Thomas.

 

[3] Sul rapporto padre-figlia in letteratura si veda il saggio di Serena Sapegno, Figlie del padre, recensito in ISP notizie n. 2/2019).

[4] FISHER J., Trasformare l’eredità del trauma

[5] Il complesso di Elettra è uno dei più famosi concetti proposti da Carl Gustav Jung. Questo autore, in quanto membro della corrente psicodinamica e discepolo di Freud, si focalizzò sullo sviluppo della personalità durante la prima infanzia e a partire da lì, propose idee su come queste esperienze lasciano una modalità di impronta sul comportamento e sul pensiero degli esseri umani, una volta che sono diventati adulti.Il complesso di Elettra, legato alla teoria dello sviluppo psicosessuale, è il modo in cui Jung adatta il complesso edipico Freud alle donne (un vero e proprio complesso di Edipo al femminile). Come si può osservare nella teoria dello sviluppo psicosessuale di Freud, il padre della psicoanalisi ha sempre dato molta importanza al modo in cui la sessualità viene gestita nei primi mesi e anni di vita. L'idea di partenza di Freud era che, a seconda della modalità in cui liberiamo i nostri impulsi sessuali durante l'infanzia e la prima adolescenza (e il successo che avremo nel compito di regolare correttamente la libido) svilupperemo oppure no alcuni problemi psicologici in età adulta. Quindi, se non soddisfiamo adeguatamente quella parte della nostra mente inconscia che, secondo Freud, governa il modo in cui ci comportiamo, svilupperemo fissazioni che possono dar luogo a disturbi mentali e comportamenti che sono stati considerati sessualmente devianti. Anche se la maggior parte delle persone che ebbe in clinica erano pazienti di sesso femminile, Sigmund Freud sviluppò una teoria dello sviluppo psicosessuale concentrata principalmente nel caso di ciò che accade negli uomini, lasciando lo sviluppo delle donne da parte. Carl Jung ha cercato di risolvere questo "vuoto teorico" sviluppando la sua teoria del complesso di Elettra 1912. Il mito di Elettra è diverso da quello di Edipo in mitologia (lei non sposò il padre, lo fece solo vendicare in battaglia) ma psicologicamente è identico.

 

[6] Figli e padri, un incontro possibile. Questo il messaggio confortante lanciato da Massimo Recalcati, psicoanalista, attento osservatore della società moderna. Agli occhi del padre, il figlio è portatore di un segreto, di un mistero. E guai se così non fosse. Recalcati propone un viaggio nell'inconscio del figlio, alla riscoperta autentica del suo desiderio. Attraverso il confronto con due figure mitiche – Edipo re di Sofocle e la parabola evangelica del figlio ritrovato - l'Autore offre una prospettiva innovativa per interpretare lo scarto generazionale.Nell'ultima fatica, Il segreto del figlio, il celebre analista muove una dura critica verso un modello di famiglia basato sull'empatia e sul dialogo tra generazioni. Il tempo della Legge, del divieto, della repressione è concluso. La castrazione metaforica dei figli appartiene al secolo passato.Nella società liquida odierna, i genitori sono costantemente preoccupati di capire, comprendere, immedesimarsi nei loro figli - debellando così il senso di oppressione, di castigo - ma esponendoli al narcisismo patologico.L'adolescente vive, così, un senso di grandiosità che esclude il messaggio simbolico della sconfitta e della fatica verso il traguardo.“Lascia che tuo figlio intraprenda il suo viaggio e rinuncia a svelare il suo segreto”, questo il monito lanciato dal discepolo di Lacan.Ma cosa significa essere figli per Recalcati? Significa non essere padroni delle proprie origini, portare con sé i fantasmi, le parole, le leggende delle generazioni precedenti. In questa prospettiva la vita assume significato solo se il figlio riscrive la propria storia, si libera dalle trappole irrazionali degli avi, simbolizza gioie e colpe, per trasformare le ferite, inconsce, in cicatrici. Ogni figlio diventa così cosciente del debito simbolico che porta sulla nuca, ma solo se manifesta il proprio desiderio potrà differenziarsi dall'Altro. La legge del destino lascia il posto a quella del desiderio.E la funzione del padre? L'allegoria evangelica del figlio ritrovato mostra la funzione paterna del perdono, in antitesi alla legge della castrazione sostenuta da Laio, padre di Edipo. Parricidio e incesto, nella tragedia di Sofocle, poggiano sulla simmetria oppositiva tra padre e figlio. Non la punizione, ma il perdono offre l'occasione per una rinascita e apre le porte al pentimento. L'abbraccio caldo del padre autorizza l'individuazione. Il segreto del figlio non ha bisogno di essere svelato. Recensione di Robert Brumărescu

 

[7] L. Wittgenstein 

Seguimi su Instagram