Sono come la mia famiglia o sto facendo un salto fuori dal mio destino. part.1

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Teresa Colaiacovo - Sono come la mia famiglia o sto facendo un salto fuori dal mio destino. part.1

“…Si scopre un sapore ai propri giorni soltanto quando ci si sottrae all’obbligo di avere un destino….” **[1]**

Lorenzo (nome di fantasia) ha 35 anni, non è sposato, quando arriva da me ha terminato una relazione di 2 anni.

Entra in studio.. è ordinato, profumato e sembra a suo agio mentre si accomoda e osserva i quadri.

Dopo la fase di joining**[2]** in cui mi racconta del lavoro e dell’importanza dello sport nella sua vita gli chiedo cosa si aspetta da questo incontro e lui mi dice: “dottoressa vorrei in primis che lei mi piaccia e che sia utile nel rispondere a vari miei interrogativi…”

Gli dico che può iniziare, se vuole, a pormi le sue domande.

Lorenzo si mette comodo sulla poltrona e mi dice: “allora ho interrotto io la relazione perché lei mi aveva chiesto di convivere e non me la sentivo, nonostante nella mia famiglia, quindi a casa dove vivo, ci siano un sacco di problemi… i miei amici mi dicono che io sia pazzo a non essere andato a vivere con lei, ma io non me la sentivo… credo che a casa ci sia bisogno di me e poi sarebbero state troppo responsabilità..”

Svincolarsi dalla famiglia d’origine rappresenta un processo interiore e comporta il completamento del processo di individuazione con il progressivo spostamento degli investimenti affettivi dalla famiglia verso l’esterno. Una persona si può considerare svincolata quando raggiunge un livello di autonomia emotiva tale da poter differenziare i propri obiettivi da quelli dei genitori, risultando quindi capace di scegliere tenendo conto sia delle loro opinioni che delle proprie.[3]

Le strategie per differenziarsi e diventare autonomi, uscendo di casa,  dipendono dal grado di fusione con la propria famiglia infatti più si è fusi con essa, maggiore è il ricorso a meccanismi traumatici e disfunzionali. Il mancato svincolo dal nucleo familiare d’origine non solo pregiudica il sano sviluppo emotivo del singolo ma rappresenta un grave fattore di rischio per la formazione e il mantenimento delle sue relazioni affettive. Esistono, infatti, situazioni in cui il processo di emancipazione non giunge a buon esito.

Murray Bowen ha evidenziato che nei casi in cui la famiglia appare poco matura, il livello di fusione e vicinanza tra i membri è molto accentuato ed evidente. Per uscire dalla dipendenza psicologica che deriva dalla fusione è necessario che il soggetto possa avviare un processo di differenziazione. Secondo l’autore all’inizio esiste una “massa indifferenziata dell’Io familiare”, una sorta di identità emotiva conglomerata dove non è facile distinguere il sé personale da quello altrui. Si tratta di una sorta di stato fusionale gruppale, dal quale l’individuo può uscire solo differenziandosi sino a raggiungere una posizione io * * che gli permette di sentirsi autonomo e distinto, capace di assumere le responsabilità senza ritenere gli altri causa dei propri successi o insuccessi.[4]

Lo svincolo dalla famiglia di origine può avere funzioni diverse ed essere causa di altrettante conseguenze. Per esempio alcune persone per ridurre l’ansia e i problemi causati dal contatto emotivo e dalle relazioni familiari vanno via di casa e interrompono  ogni rapporto con il gruppo d’origine. Con il taglio emotivo la separazione fallisce perché viene realizzata prematuramente e traumaticamente. Recidendo i legami di appartenenza si determina una rottura e l’insorgere di un forte bisogno di supporto e vicinanza che conduce il soggetto a cercare qualcuno che sostituisca la famiglia. In questo caso il figlio inganna se stesso e gli altri fingendosi autonomo ed emotivamente indipendente mentre, al contrario, vive interiormente una profonda fragilità. Ci sono poi situazioni in cui i soggetti al momento del salto generazionale rimangono bloccati nella posizione di figlio, non riuscendo anche in questo caso ad assumere una forte posizione Io. Il più delle volte avviene per una sorta di lealtà nei confronti dei propri genitori come nel caso del figlio che, al contrario dei fratelli, non si sposa per rimanere a casa con i genitori anziani. Nel tempo, la famiglia, in un intricato intreccio di legami intergenerazionali ed esperienze condivise, scrive la propria storia. Si tratta di una narrazione molto importante, non solo perché racchiude la memoria della famiglia, ma anche per la sua capacità di influenzare il suo presente. Il passaggio da una generazione all’altra viene tenuta insieme da trame invisibili che fanno da collante e tengono saldo il senso di appartenenza alla famiglia.[5]

Chiedo a Lorenzo di raccontarmi della sua famiglia e quale crede sia il suo ruolo in famiglia… lui in maniera lapidaria mi dice: mio padre è schizofrenico e mia madre una ex alcolista, mia sorella ha trovato da poco lavoro perché ha un disturbo bipolare.. e qui ho un’altra domanda da farle per capire se lei è preparata: mi spiega bene questi disturbi e se io posso essere sano oppure uno di questi mi tocca?

La schizofrenia [6] è un disturbo facente parte dei disturbi psicotici, all’interno di questa categoria riportata dal DSM 5, troviamo i seguenti disturbi: disturbo delirante, disturbo psicotico breve, disturbo schizofreniforme, disturbo schizoaffettivo e schizofrenia (DSM 5, 2014).La peculiarità dei disturbi appartenenti a questa categoria è la presenza di allucinazioni e/o deliri: le prime consistono nella percezione di stimoli inesistenti, mentre il delirio consiste in una o più credenze erronee e bizzarre sulla realtà circostante.[7]

I pazienti con disturbo borderline di personalità hanno una intolleranza all’essere soli; fanno sforzi frenetici per evitare l’abbandono e generare crisi, come la realizzazione di gesti suicidari in una modalità che invita al salvataggio e all’assistenza da altri.

Eventi stressanti durante la prima infanzia possono contribuire allo sviluppo del disturbo borderline di personalità. Un’anamnesi remota relativa all’età adolescenziale di abusi fisici e sessuali, di abbandono, di separazione dei genitori, e/o la perdita di un genitore è comune tra i pazienti con disturbo borderline di personalità. Alcune persone possono avere una tendenza genetica ad avere risposte patologiche alle condizioni ambientali stressanti, e il disturbo borderline di personalità sembra chiaramente avere una componente ereditaria. I parenti di primo grado di pazienti con disturbo borderline di personalità hanno 5 volte più probabilità di avere la malattia rispetto alla popolazione generale. I disturbi nelle funzioni di regolamentazione dei sistemi cerebrali e neuropeptidi possono anche contribuire, ma non sono presenti in tutti i pazienti con disturbo borderline di personalità.[8] Spiego a Lorenzo che La schizofrenia non si manifesta mai in modo isolato. Generalmente, colpisce più membri della stessa famiglia in generazioni successive e ciò fa ritenere che le cause della malattia siano almeno in parte di natura genetica, anche se non si conosce ancora l’identità dei geni coinvolti. Altrettanto incerta, è la natura dei fattori ambientali che sicuramente contribuiscono, in misura più o meno marcata, ad alimentare il disturbo. In alcuni casi, è stata ipotizzata un’origine virale, in altri, l’esposizione a particolari sostanze presenti nell’ambiente, ma non esistono prove scientifiche definitive a riguardo e che la stessa cosa riguarda anche il disturbo borderline. Affermo: “noi siamo fatti di quello che mangiamo, respiriamo, vediamo e sentiamo e per questo, spesso, crescere in un ambiente complesso può scatenare in noi, fin da bambini, nuclei stressogeni e similari…”Lorenzo sembra sovrappensiero e mi dice: “ma lei dottoressa frequenterebbe mai un uomo che ha una famiglia così? ”Io gli dico: “lei Lorenzo in cosa sente di somigliare ai membri della sua famiglia?” Lui mi dice: “risponda prima alla mia domanda e poi vedremo se riesco a parlare di me…”Gli dico: “io credo nel “piccolo scarto”,**[9]** quel margine di gioco che separa ciò che gli hanno scritto di noi rispetto a ciò che noi possiamo scrivere di noi stessi…”Mi dice: “mi piace questo piccolo scarto…magari la prossima volta ne parleremo.” Comprendo che Lorenzo è stanco, stanco di avermi detto cose così preziose, tutte insieme, e prima di salutarlo gli lascio un bigliettino: “..Bisogna seminare un carattere per raccogliere un destino.”**[10]** P.S. Non siamo scritti nelle pietre…


[1] CIORAN E., Sillogismi dell’amarezza 1952

[2] Fase sociale (joining) in cui il terapeuta deve cercare di mettere a proprio agio il paziente, mostrandosi di essersi preparato a riceverlo. J. HALEY 1976

[3] Gambini P. Psicologia della famiglia. La prospettiva sistemico – relazionale. Franco Angeli 2016

[4] Picardi A., Loriedo C. Dalla teoria generale dei sistemi alla teoria dell’attaccamento. Percorsi e modelli della psicoterapia sistemico- relazionale. Franco Angeli 2005

[5] BOWEN M., Dalla famiglia all’individuo. La differenziazione del sé nel sistema familiare

[6] Per avere un quadro generale sulla schizofrenia osserviamo tutti i sintomi che possiamo trovare in questo disturbo: Sintomi negativi: sintomi che ‘’tolgono’’ facoltà cognitive, emotive o comportamentali al paziente, come per esempio la presenza di apatia. Pensiero disorganizzato: disturbo della forma del pensiero, caratterizzato da un allentamento dei nessi associativi, incoerenza e deragliamento del pensiero. Comportamento motorio grossolano: caratterizzato da bizzarrie come il non lavarsi, vestirsi in modo inusuale, agitazione motoria immotivata. Sintomi positivi: deliri o/e allucinazioni. A livello epidemiologico, la prevalenza di questo disturbo si aggira intorno al 1% della popolazione, tipicamente l’esordio si osserva in adolescenza, non ci sono differenze nei tassi di prevalenza tra maschi e femmine sebbene nei maschi tenda ad esordire più precocemente e ad avere una prognosi peggiore (Ritsner et al., 2003).

[7] Ritsner, M., Ben-Avi, I., Ponizovsky, A., Timinsky, I., Bistrov, E., & Modai, I. (2003). Quality of life and coping with schizophrenia symptoms. Quality of life research, 12(1), 1-9

[8] https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/disturbi-psichiatrici/disturbi-della-personalit%C3%A0/disturbo-borderline-di-personalit%C3%A0

[9] SARTRE J.P., L’Idiota di famiglia

[10] BATTAGLIA R., Alle porte della vita, 1996

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