NON ACCONTENTARSI DELLE BRICIOLE: CI HANNO FATTO PERSONE NON FORMICHE

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Teresa Colaiacovo - NON ACCONTENTARSI DELLE BRICIOLE: CI HANNO FATTO PERSONE NON FORMICHE

“…La gente si accontenta della superficie, di quei segni convenzionali che può scambiarsi senza pericolo, dell’assaggio, e resta assetata per tutta la vita…“

Sándor Márai

Non ha senso vivere nell’illusione che l’altro/a risolverà i nostri problemi, che come un principe o una principessa ci salverà dal vuoto interiore.

Quando una persona sceglie di sposare, fidanzarsi, restare con un altro/a perché, ci sono mille scuse sui perché (non posso, non è il momento giusto, ci sono i bambini etc), rimanere a disposizione significa accontentarsi di briciole, di surrogati di momenti.

Essere speciali per l’altro/a significa essere insostituibile.

L’amore è l’insostituibilità.[1]

Spesso per una donna o per un uomo sentirsi dire: anche se sono impegnato/a tu sei speciale, con te è diverso genera una scarica di emozioni… i neurotrasmettitori si mettono in circolo.[2]

La tachicardia, le farfalle nello stomaco prima di vederlo/a.. l’attesa per un suo messaggio fanno parte dell’innamoramento.[3]

Ma se ci sono tutte queste emozioni perché l’altro/a ci fa provare questo senso di vuoto, perché non sceglie noi, perché abbiamo paura di perderlo/a?

Queste domande, più o meno consapevoli, trovano risposta solo dentro di noi… il vuoto è nostro, la paura anche e da queste emozioni forse è giusto partire per non elemosinare ciò che non c’è.

Chi vuole più situazioni probabilmente ha bisogno di confermare sé stesso/a  vuole essere comodo/a e spesso cerca di rimanere bambino/a e cerca di prendere tutti i giochi per sé, soprattutto i giochi degli altri bambini.

Nel mettere in atto queste dinamiche c’è una forte paura di diventare adulti, di svincolarsi dal ruolo di figli, di accettare che ogni scelta ha delle conseguenze…alla stessa stregua chi rimane in queste dinamiche, pur provando emozioni contrastanti, ha paura di rimanere solo/a, di comprendere che il cambiamento è una porta che si apre solo dall’interno e che ogni decisione che ci rende fedeli a noi stessi spesso ha un costo.

Ci vuole forza nel rimanere, ma più coraggio nel lasciare andare…


[1] SORRENTINO P.

[2] La passione amorosa suscita sentimenti di euforia e di felicità spesso travolgenti e indescrivibili, perché quando ci innamoriamo è come se una tempesta chimica si fosse scatenata nel cervello.E le aree che si attivano in risposta a questi sentimenti sono le regioni del cervello che contengono alte concentrazioni di un neuromodulatore associato a ricompensa, desiderio, dipendenza e stati euforici, vale a dire la dopamina. La dopamina viene rilasciata dall’ipotalamo, una struttura situata in profondità nel cervello e che funge da collegamento tra il sistema nervoso ed endocrino.L’amore è un reciproco dare e ricevere qualcosa di molto gratificante e quindi la dopamina viene prodotta sia quando si riceve qualcosa di piacevole da parte del partner sia quando lo si gratifica trasmettendogli il nostro amore.Il rilascio di dopamina mette nella sensazione di “sentirsi bene” sotto diversi aspetti poiché la dopamina sembra essere collegata non solo alla formazione delle relazioni ma anche al sesso, considerato un esercizio gratificante e di “benessere”.Un’altra proprietà della dopamina è che inizialmente viene rilasciata solo al momento dell’eccitazione, ma poi il cervello si abitua a rilasciarla già prima dell’eccitazione, in previsione di un abbraccio, un bacio o anche della semplice presenza della persona amata. Un aumento dei livelli di dopamina si associa anche alla diminuzione di un altro neurotrasmettitore, la serotonina. In particolare, gli studi hanno mostrato una marcata riduzione della serotonina soprattutto nelle prime fasi dell’innamoramento, proprio come si verifica nei pazienti affetti da disturbi ossessivi. L’amore, dopo tutto, è una specie di ossessione, nelle sue fasi iniziali il pensiero viene rivolto incessantemente verso quel singolo individuo, colui o colei di cui ci stiamo innamorando; così come le azioni e i comportamenti sono diretti allo scopo di avvicinarsi al partner. noltre, proprio a causa di una riduzione dei livelli di serotonina, sostanza implicata nel processo di regolazione del tono di umore, se da un lato proviamo quell’intensa euforia prima ricordata, dall’altro siamo facilmente candidati a cadere in preda allansia e alla tristezza se notiamo segnali di rifiuto da parte del partner desiderato.

 

[3] L’innamoramento fa sentire di “perdere la testa”, è irrazionale e fuori controllo, e non a caso i fenomeni biochimici che lo accompagnano sono gli stessi che caratterizzano l’assunzione di sostanze stupefacenti (e infatti si dice che l’altro “è come una droga” e la sua presenza non basta mai) e il disturbo ossessivo-compulsivo. Euforia, iperattività, eccitazione, bisogno irrefrenabile: il cervello innamorato e quello sotto effetto di cocaina hanno molto in comune! Si liberano sostanze come la dopamina, che corrisponde a stati di piacere, appagamento e soddisfazione, e la noradrenalina che fa sperimentare i sintomi neurovegetativi come il batticuore. Nelle femmine il testosterone aumenta, alimentando il desiderio sessuale, mentre nei maschi, inaspettatamente, diminuisce rendendoli più dolci. Tutti questi fenomeni hanno una durata temporale limitata, in genere si esauriscono in due o tre anni, perché altrimenti comporterebbero un dispendio energetico eccessivo. L’innamoramento è irrazionale perché avviene pur non avendo una conoscenza approfondita dell’altra persona. D’altra parte, il suo scopo evolutivo è quello di far avvicinare due individui perché si accoppino e la “cecità” dell’innamoramento, che fa vedere l’altro perfetto  non permettendo di cogliere anche tutti i suoi difetti o i possibili problemi del rapporto e impedendo di percepire le differenze, è funzionale proprio a favorire più facilmente e prima possibile un avvicinamento. Nell’ innamoramento l’altra persona è idealizzata, la vediamo speciale e vediamo in lei chi finalmente appagherà i nostri bisogni; allo stesso tempo mostriamo all’altro un’immagine idealizzata di noi. La scelta della persona di cui ci innamoriamo è guidata in gran parte da meccanismi inconsci collegati agli oggetti d’amore del nostro passato, a ferite, aspettative e mancanze vissute nell’infanzia, che ci fanno credere che finalmente quella persona ci darà tutto quello che ci è mancato.L’amore solitamente segue la fase dell’innamoramento, anche se non è una regola assoluta. L’amore è un sentimento, che ha un carattere più stabile e duraturo delle emozioni intense e tumultuose dell’innamoramento e si concretizza maggiormente in una progettualità. Amare significa volersi prendere cura in modo duraturo di una persona e garantisce la stabilità del rapporto. Anche a livello biochimico, corrisponde a una liberazione di ossitocina e vasopressina, ormoni che spingono alla vicinanza, all’affettuosa dedizione. L’amore nasce dalla conoscenza reale dell’altro, una visione realistica in cui possiamo percepire anche i suoi difetti e in cui prevale la dimensione dell’impegno reciproco e del lavoro di cura del legame, portato avanti giorno per giorno. Nell’innamoramento domina il nostro desiderio impellente di avere un altro idealizzato, mentre l’amore è volere la felicità dell’altro, rispettarlo, accettarlo nella sua interezza, dare al suo pensiero e ai suoi sentimenti la stessa importanza che diamo ai nostri.

 

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