Francesco e Olga, rispettivamente 39 e 41 anni, entrambi impiegati in un settore amministrativo privato (nomi e dettagli sono di fantasia) richiedono una consulenza di coppia perché dice Olga: “il nostro rapporto oramai è diventato sterile, non facciamo nulla..”
Chiedo anche a Francesco se per lui è così e mi dice: “dopo 20 anni credo sia normale..e poi senza figli è ancora più normale.. la noia ci sta..”
A livello sentimentale e relazione spesso incappiano in delle PSICOTRAPPOLE che è difficile riconoscere:
· L'attrazione reciproca sarà costante e perenne
· i rapporti sessuali saranno sempre completamente gratificanti
· l'amore non oscillerà nel tempo e durerà per sempre
· non ci annoieremo mai
· il mio partner risolverà qualsiasi problema
· fare un figlio salverà la nostra relazione perché ci renderà più Uniti
Sono molteplici gli autori che affrontano il tema della vita amorosa, le fase di passaggio, quindi quelle che partono dall’innamoramento all’amore sono spesso complesse e meritano approfondimenti delicati.
Proprio in questi passaggi si riscontrano le prime criticità: “innamorarsi è facile, ma restare innamorati è la vera sfida…” (LORIEDO, 2011)
Le aspettative presenti nella gran parte delle coppie sono ingannevoli, le stesse mettono in atto delle soluzioni che poi appaiono fallimentari perché peggiorano il problema anziché risolverlo come per esempio i figli salva coppia.
Chiedo ad Olga e Francesco cosa vorrebbero fare ancora insieme, mi risponde Francesco e mi dice: “vorrei poterla guardare con gli occhi di una di una volta quando insieme viaggiavamo senza preoccuparci della destinazione”
Olga interviene e dice: “ siamo adulti ed è impensabile fare gli adolescenti, ora come ti ho sempre detto ho bisogno di un figlio, un figlio ci permetterebbe di non annoiarci per esempio… ma tu sei troppo infantile per capire che bisogna crescere..”
Mi faccio raccontare da Francesco ed Olga come si sono conosciuti cosa li ha Uniti e quali sono gli obiettivi che vorrebbero raggiungere in questa fase. In questo caso mi sembra di vedere come questa coppia viva una crisi Che può che può essere individuata nella scelta di crescita personale che uno dei due soggetti, in questo caso Olga , introduce per una maturazione individuale, questo produce una turbativa in un rapporto consolidato attraverso comportamenti di autonomia del tutto inattesi per il partner.
A volte però, prende sempre più piede un pensiero che poi finisce per trasformarsi in un’azione nociva: fare un figlio per salvare una relazione in crisi. Potremmo definirli “figli cerotto”, ovvero quelli nati in seguito alla decisione di una coppia di diventare genitori per ravvivare il rapporto o per dargli un nuovo senso. In questi casi c’è la convinzione che una fase di stallo coniugale possa essere superata attraverso questo cambiamento radicale. A volte giunge quasi come un aut-aut: lasciarsi o svoltare la propria esistenza facendo un figlio. Chi sceglie questa strada solitamente non è consapevole – chi lo avrebbe mai detto – delle reali conseguenze della propria decisione –un bambino in carne e ossa di cui prendersi cura per tutta la vita – e l’impulso egoistico di mettere una toppa sulle ferite di una relazione o di uno dei due individui che ne fanno parte non sortisce l’effetto sperato. Al contrario, le problematiche si amplificano e la disgregazione di coppia coinvolge anche una figura terza, il figlio, che non ha colpe.
Nel libro delle psicoterapeute Doris e Lise Langlois Psicogenealogia. Capire, accettare e trasformare l’eredità psicologica familiare, vengono spiegate bene queste dinamiche: “Il figlio che porta nel proprio contratto un conflitto non risolto farà le spese di una guerra che all’inizio non è la sua, ma che poco a poco finirà per appartenergli”. Il “figlio cerotto” è così condannato non soltanto a non sanare la ferita dei genitori, ma a restare intrappolato in quelle tensioni che la coppia ha accumulato nel tempo. A mancare è una sorta di deontologia genitoriale, soprattutto se si considera che la nascita di un figlio rappresenta un cambiamento radicale, spesso traumatico, anche per le coppie più solide, dunque per quelle già appese a un filo la questione si complica ulteriormente.
Dopo aver sviscerato con loro la dinamica dei figli cerotto chiedo agli stessi cosa vorrebbero introdurre nel loro rapporto per renderlo più vivo, qualcosa che non sia un figlio per esempio.
Mi risponde Olga e dice: “fare più sesso ed avere dei momenti per noi”
chiedo ad Olga se lei trova questi momenti con Francesco e mi dice: “lui è sempre annoiato oppure stanco..”
Dico ad Olga di provare a giocare Con Francesco ed esercitare il suo potere di donna. Lei mi chiede cosa sia questo potere ed io prescrivo ad Olga il compito di ritagliarsi un quarto d’ora in cui tenere Francesco in erezione e, quindi, riappropriarsi della sua femminilità.
Lei mi risponde dicendomi: “prima questi giochi li facevamo, ora invece Francesco è spento..”
Sottolineo ad Olga che è proprio questo il messaggio del compito, quello di riappropriarsi della sua femminilità ed esercitarla con Francesco.
Francesco dice solamente: “se non inizia ad elencare i miei difetti io non ho problemi..”
Olga in maniera perentoria mi dice: “voglio riuscire..”
Concludo la seduta con riflessione del Professor Massimo Recalcati: “ Le coppie che stanno male sono quelle che vorrebbero condividere tutto. Io penso invece che un legame di coppia possa durare nel tempo se è in grado di condividere l’incondivisibile…È quello che un po’ miracolosamente ci accade… Continuo ad amarla perché lei ancora oggi è per me impenetrabile, una incognita, un mistero”