Lo amo o non lo amo? Disturbo ossessivo compulsivo da relazione

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Teresa Colaiacovo - Lo amo o non lo amo? Disturbo ossessivo compulsivo da relazione

“…Spesso ripetiamo a noi stessi: “Se avessi potuto, se fossi andato, se avessi capito”. Sono frasi che pronunciamo ogni volta che non abbiamo il coraggio di metterci in gioco, giorno dopo giorno, di cogliere ciò che la vita ci offre. Il vero amore non ha paura di niente, l’indecisione è di chi non ama…”
(Romano Battaglia)

Beatrice 25 anni, studia legge, inizia un percorso di supporto psicologico con me perchè mi dice: “sono 3 anni che mi ossessiona il sapere o meno se amo o meno il mio compagno e se sto con lui perché mi sto accontentando…”

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione si manifesta attraverso dubbi ossessivi e preoccupazioni riguardo le relazioni sentimentali, con condotte compulsive messe in atto per alleviare l’ansia e il disagio provocati dalla presenza e/o dal contenuto di queste ossessioni.

Le ossessioni da relazione possono assumere la forma di pensieri del tipo ‘E’ la persona giusta per me?‘, di immagini sul partner o possono anche assumere la forma di impulsi (ad esempio, l’impulso di lasciare il partner).

Oltre alle ossessioni, si manifesta anche un’ampia gamma di compulsioni quali: monitoraggio continuo dei propri sentimenti e pensieri verso il partner e la relazione, e il ricorso a feedback esterni per valutarli (ad esempio valutare l’amore del partner sulla base della quantità di tempo spesa con loro, rispetto a quella passata con altri); ricerca di rassicurazioni e auto-rassicurazione; confronti tra la caratteristiche e i comportamenti del proprio partner e quelli di altri potenziali partner; neutralizzazioni (ad esempio, tentare di annullare le ossessioni visualizzando il ricordo di momenti felici vissuti col partner); evitamento di quelle situazioni che possono fare da innesco alle ossessioni (uscire con coppie di amici considerate perfette, vedere commedie romantiche, e altre circostanze che fanno scattare la sequela di confronti con la propria relazione).

Esattamente come nel Disturbo Ossessivo Compulsivo, tali compulsioni alleviano l’ansia solo nel breve periodo, ma in realtà portano ad un peggioramento dei sintomi. Inoltre si hanno ripercussioni negative sulla relazione con il partner: ad esempio la continua pressione esercitata dal soggetto al fine di ottenere rassicurazioni può essere fonte di tensioni, così come anche l’adeguamento del partner ai rituali compulsivi e all’evitamento delle situazioni di innesco contribuisce all’esacerbazione dei sintomi.

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione si manifesta in due forme sintomatologiche:

1. con sintomi ossessivo-compulsivi centrati sulla relazione (relationship-centered);

2. con sintomi ossessivo-compulsivi focalizzati sul partner (partner-focused)

Nella prima forma, centrata sulla relazione, i dubbi e le preoccupazioni riguardano i sentimenti che la persona prova verso il partner, i sentimenti che il partner prova verso la persona e il valutare se la relazione sia quella giusta o meno (‘Lo/la amo?’, ‘Sto bene con lui/lei?’, ‘Lui/lei mi ama davvero?’, ‘E’ la relazione giusta per me?‘). Nella seconda forma, con sintomi focalizzati sul partner, i dubbi ossessivi riguardano invece difetti percepiti nel partner relativamente all’aspetto fisico, alle capacità intellettive, sociali o a caratteristiche di personalità, quali il livello di moralità. L’esperienza clinica e gli studi indicano che queste due forme spesso possono essere entrambe contemporaneamente presenti e alimentarsi a vicenda nel tempo.

I pensieri intrusivi sul rapporto di coppia sono vissuti come egodistonici, in quanto contraddicono l’esperienza soggettiva della relazione così come viene percepita dalla persona (‘Lo/a amo ma non riesco a smettere di interrogarmi sui miei sentimenti’) oppure sono contrari ai propri valori (‘L’aspetto non dovrebbe essere importante nella scelta del proprio partner’). Queste intrusioni pertanto sono sentite come inaccettabili e non volute, e spesso conducono a senso di colpa e vergogna, promuovendo auto-criticismo e abbassando notevolmente la qualità della vita. Il tempo e l’energia spesi in questi dubbi e preoccupazioni portano inoltre ad una compromissione del funzionamento quotidiano della persona.

 

 

Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione: uno sguardo alle ricerche

Dalle ricerche finora effettuate, i sintomi sembrano non essere significativamente correlati alla lunghezza della relazione o al genere. Riguardo l’eziologia e il mantenimento del disturbo, sembra sussistere una combinazione di diversi fattori. Gli studi condotti finora hanno riscontrato che una vulnerabilità nel dominio relazionale, unita ad un attaccamento ansioso, possono condurre ad una suscettibilità accresciuta allo sviluppo di sintomi di Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione. Ad esempio, una sensibilità a intrusioni che sfidano la percezione di sé nell’ambito relazionale (come ad esempio ‘Non sto bene con il mio partner in questo momento‘), può innescare credenze catastrofiche (‘Rimanere in una relazione di cui non sono sicura, mi renderà infelice per sempre‘), e anche altre credenze disfuzionali (‘Non dovrei avere dubbi di questo tipo sul mio partner‘), cui possono seguire comportamenti che cercano di neutralizzare queste intrusioni (ad esempio, cercare costantemente rassicurazioni sul fatto che la relazione stia andando bene).

Allo stesso modo, quando l’autostima della persona dipende dal valore attribuito al proprio partner, ogni pensiero connesso ad un suo eventuale difetto può portare a sintomi ossessivo-compulsivi focalizzati sul partner. Tali pensieri intrusivi, in questo caso, possono far scattare credenze del tipo ‘Non è abbastanza intelligente. Non sarà mai capace di occuparsi della nostra famiglia‘, con associate compulsioni neutralizzanti, come ad esempio monitorare gli errori grammaticali commessi dal partner.

Oltre a ciò, sono presenti anche fattori sociali che possono essere implicati, quali ad esempio la possibilità di un maggiore accesso a social network e a siti e piattaforme di appuntamenti, che comportano un’esposizione ampia ad altri potenziali partner. Un’accresciuta disponibilità di alternative, insieme alla tendenza a voler fare la scelta perfetta, può contribuire ad aumentare i dubbi sulle proprie scelte relazionali.

Inoltre, molte persone con Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione riferiscono una storia familiare caratterizzata da conflitti intensi e manifesti tra i genitori, per cui sembrerebbe che anche questo possa essere un fattore di vulnerabilità per il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione.

 

 

Terapia del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione

La richiesta di terapia da parte di questi pazienti arriva frequentemente nei momenti di instabilità relazionale, quando spesso il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione è in comorbidità con altri disturbi, quali depressione, altri disturbi d’ansia o altri sintomi ossessivi, rendendo la diagnosi di Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione spesso difficoltosa. Secondo gli autori (Doron, Derby, Szepsenwol, 2014) il trattamento dovrebbe includere, oltre che un buon assessment, la psicoeducazione e l’identificazione e la messa in discussione degli schemi di pensiero e delle percezioni di sé disfunzionali, oltre che delle paure e difese legate all’attaccamento.

Attraverso la psicoeducazione, si aiuta a far comprendere al paziente il modello concettuale del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione e l’influenza dei sintomi sui processi decisionali. Risulta inoltre importante esplorare con il paziente l’impatto dei sintomi del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione sulla propria capacità di provare sentimenti, oltre che raggiungere un accordo sul fatto di posporre ogni decisione riguardo la relazione che si sta vivendo a quando i sintomi si saranno ridotti.

Riguardo la componente cognitiva del trattamento, vanno identificate e messe in discussione credenze maladattive tipiche del Disturbo Ossessivo Compulsivo, quali l’intollenza dell’incertezza, l’importanza dei pensieri, il perfezionismo, ecc. Inoltre vanno messe in discussione anche le credenze catastrofiche riguardo le relazioni (‘Se non sono sicuro della mia relazione, sarò infelice per sempre’, ‘Se mi impegno in questa relazione, poi non sarò più in grado di uscirne’, ‘Se lascio il mio partner, me ne pentirò per sempre’).

L’obiettivo della terapia non è salvare la relazione ma aiutare il paziente a ridurre i sintomi. La riduzione della sintomatologia spesso si associa ad una migliore comprensione dei propri sentimenti e ad un miglioramento delle capacità decisionali. In caso queste non migliorassero, viene suggerita l’introduzione di tecniche di problem solving e di strategie di decision making per aiutare il paziente a prendere importanti decisioni relazionali (Doron, Derby, Szepsenwol, 2014).

Il lavoro con Beatrice sarà quello di guardare al proprio vissuto, ri-elaborare la propria storia e provare, attraverso esercizi a monitorare i suoi dubbi fino a comprendere cosa la spinge ad averli affinché lei stessa possa rendersi conto quali sono sani e quali, invece, fanno parte di paure inconsce egosintoniche.

La realizzazione dell’amore perfetto non è frutto della natura, ma della grazia. J. LACAN

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

· Doron, G., Derby, D., & Szepsenwol, O. (2014). Relationship obsessive-compulsive disorder (ROCD): A conceptual framework. Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders, 3, 169-180. DOWNLOAD

· Doron, G., & Szepsenwol, O. (2015). Partner-focused obsessions and self-esteem: An experimental investigation. Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry, 49, Part B, 173-179.

Doron, G., Szepsenwol, O., Karp, E., & Gal, N. (2013). Obsessing about intimate-relationships: Testing the double relationship-vulnerability hypothesis.

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