PERCHE' MI SENTO IN COLPA? LE DECLINAZIONI DEL SENSO DI COLPA

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Teresa Colaiacovo - PERCHE' MI SENTO IN COLPA? LE DECLINAZIONI DEL SENSO DI COLPA

“…Se avessi saputo che stavano per fare questo, sarei diventato un calzolaio…”(Albert Einstein, riferendosi alla bomba atomica)

Elga ha 30 anni, lavora da 7 presso una multinazionale (nomi e dettagli sono di fantasia) inizia un percorso di supporto psicologico con me perché dice: “sono 6 mesi che mi sento in colpa per il mio compagno… non ho visto i suoi problemi ed alla fine lui è morto… non dormo perché penso a ciò che avrei potuto fare e non ho fatto…”

In psicologia il senso di colpa è un sentimento umano che, collegato alla colpa, intesa come il risultato di un’azione o di un’omissione che identifica chi è colpevole, reale o presunto, di trasgressioni a regole morali, religiose o giuridiche, si manifesta a chi lo prova come una riprovazione verso sé stessi.

Il senso di colpa patologico, invece, è un disturbo psicologico che si caratterizza per un’eccessiva e ingiustificata sensazione di colpa che può manifestarsi anche in assenza di una precisa motivazione o di un comportamento scorretto da parte dell’individuo.Le persone affette da questo disturbo tendono a sentirsi responsabili per eventi che non dipendono da loro o per situazioni in cui l’errore è stato compiuto da qualcun altro. Spesso il senso di colpa patologico può essere associato ad altri disturbi psicologici come la depressione, l’ansia e il disturbo ossessivo-compulsivo.Il senso di colpa patologico può avere conseguenze negative sulla vita quotidiana dell’individuo, interferendo con le relazioni interpersonali e causando una diminuzione dell’autostima. In alcuni casi estremi, può portare anche a pensieri e comportamenti suicidi.

Secondo Freud, il senso di colpa nasce dal conflitto tra l’Es, la parte istintiva e irrazionale della personalità, e il Super-io, la parte morale e normativa. Il senso di colpa si manifesta come una forma di autocritica e di rimorso per aver violato le norme imposte dal Super-io.[1]

Freud distingue tra due tipi di senso di colpa: il senso di colpa conscio, che deriva dalla consapevolezza di aver commesso un’azione sbagliata, e il senso di colpa inconscio, che deriva da desideri repressi e inconfessabili. Il senso di colpa inconscio è più profondo e più difficile da elaborare, poiché richiede di affrontare le proprie pulsioni primordiali. Freud sostiene che il senso di colpa è alla base di molti disturbi psichici, come la nevrosi, la depressione e il masochismo.

Per esempio, una persona nevrotica può provare un forte senso di colpa per aver tradito il proprio partner, anche se non lo ha fatto realmente, ma solo immaginato. Una persona depressa può provare un costante senso di colpa per non essere all’altezza delle aspettative altrui o per aver causato del male a qualcuno. Una persona masochista può provare piacere nel soffrire o nel farsi umiliare, come una forma di espiazione per i propri peccati.[2]

Con Elga cerco di capire l’origine di questo suo senso di colpa, quindi la dinamica relazionale tra i due.

Lei mi dice: “..Enzo soffriva da anni di dipendenza da eroina, io ho cercato di supportarlo accompagnandolo nei centri specifici, ma lui non voleva farsi aiutare… mi nascondeva tutto o forse io non volevo vedere… e poi l’uso di eroina ha fatto si che si addormentasse alla guida ed è morto in un incidente..”

Le chiedo: “cosa, secondo lei, avrebbe dovuto/potuto fare?”

Mi dice: “ mi diceva che aveva smesso, che stava bene…e poi se gli facevo altre domande si chiudeva e mi aggrediva verbalmente e allora ho smesso di controllare… se, invece, avessi controllato magari lo avrei salvato..”

Il senso di colpa può essere un’esperienza molto difficile da affrontare. Si tratta di un sentimento complesso che può avere origini differenti.

Una delle principali cause del senso di colpa è l’autocritica eccessiva, il fatto di essere troppo severi con se stessi o di dare troppa importanza agli errori commessi. La pressione sociale, le aspettative degli altri e la mancanza di fiducia in se stessi possono anche influenzare il nostro modo di pensare e sentire, portandoci a provare rimorso per cose che non abbiamo fatto o che non abbiamo detto.

Il senso di colpa può anche nascere dall’aver infranto le regole sociali o morali, oppure da un conflitto interiore tra i nostri desideri e valori personali. A volte il senso di colpa può derivare da noi stessi o dalle persone più vicine a noi, come i familiari o gli amici.

È importante sottolineare come, talvolta, il senso di colpa è un modo per non sentirsi impotenti di fronte a ciò che non dipende da noi.

Chiedo ad Elga cosa pensa della frase: “io ti salverò…” e lei mi dice che è quello che avrebbe voluto e dovuto fare con Enzo…

Nello specifico, i sensi di colpa di cui possiamo fare esperienza durante la nostra vita sono stati studiati e categorizzati da alcuni studiosi e ricercatori che fanno riferimento alla  Control Mastery Theory e che hanno individuato 6 categorie di sensi di colpa interpersonali:

Senso di colpa da separazione 

Alla base di questo tipo di senso di colpa risiede la convinzione che se ci separiamo fisicamente dalla nostra famiglia così come dalle persone cui vogliamo bene, indurremo in loro dei sentimenti che vanno dalla tristezza alla disperazione più totale e/o che questo allontanamento possa comportare per loro un grave danno. 

Ad esempio, un giovane che percepisce di essere il centro delle attenzioni di una figura materna, nel momento in cui dovrà scegliere se cambiare città per ragioni di studio o di lavoro, rinuncerà alla possibilità di farlo perché sentirà di lasciare la madre sguarnita di quel centro di gravità attorno al quale per lungo tempo ha orientato la sua vita. 

Senso di colpa da slealtà

Questo senso di colpa potrebbe emergere quando si presenta la possibilità di prendere le distanze da insegnamenti e modelli di riferimento che l’individuo percepisce lontani dalle proprie naturali inclinazioni e da un sentire personale più autentico. 

Un caso di questo tipo si può verificare, ad esempio, quando in una famiglia in cui i genitori sono medici e i fratelli maggiori hanno scelto di seguire le stesse orme dei genitori, l’ultimo figlio vivrà con un sentimento di forte angoscia e ambivalenza scegliere di dedicare la propria vita a coltivare la sua passione per la musica perché sentirebbe di deludere le aspettative genitoriali e di “interrompere” la tradizione familiare. 

Senso di colpa del sopravvissuto

È quel sentimento che si sperimenta quando si è convinti di essere o essere stati più fortunati delle persone a cui teniamo perché siamo riusciti a scampare ad un pericolo che, invece, ha travolto la vita dell’altro, oppure quando sentiamo di aver raggiunto o stare per raggiungere un livello di soddisfazione e gratificazione che sentiamo sia lontano o precluso alle persone cui vogliamo bene. 

Questo tipo di senso di colpa ci impedisce di raggiungere obiettivi e traguardi che ci eravamo prefissi o di godere a pieno di queste gioie, nel tentativo di sentirci uguali ai nostri cari e non più felici di loro. 

Senso di colpa da responsabilità onnipotente 

Questo senso di colpa deriva dalla convinzione che la propria presenza e il proprio impegno saranno necessari e indispensabili a scongiurare il verificarsi di situazioni tanto drammatiche quanto impreviste alle persone a noi care. Dunque, nel momento in cui ci troviamo a scegliere se investire le nostre energie e il nostro tempo per la realizzazione della nostra vita e per raggiungere degli obiettivi che ci stanno a cuore, sentiremo di dover declinare tale intento in favore di una maggiore disponibilità da offrire alla cura delle persone cui vogliamo bene. 

Senso di colpa da odio di sé

Questo tipo di senso di colpa riguarda un sentimento di profondo disprezzo per ciò che siamo in quanto si ha la sensazione di essere profondamente sbagliati, cattivi o inadeguati. È a partire da questa credenza che scaturisce la convinzione di non meritare l’amore, l’affetto e la stima delle persone che incontriamo e ci induce a credere che non abbiamo il diritto di essere felici e soddisfatti della nostra vita. A causa di questo sentimento che proviamo verso noi stessi, finiamo per tollerare molte situazioni relazionali, sociali, lavorative che confermano il disprezzo e la svalutazione che proviamo nei nostri stessi confronti o finiamo per indurre gli altri, attraverso i nostri comportamenti, a mostrarsi critici nei nostri confronti o in alcuni casi addirittura a maltrattarci.   

Senso di colpa del burdening

A questo tipo di senso di colpa viene associata la convinzione secondo cui il nostro mondo interno costellato di bisogni, desideri, emozioni e stati d’animo, sia per l’altro di peso e che in quanto tale può annoiare, infastidire o disturbare l’altro. 

Per questa ragione tenderemo a sviluppare nei confronti degli altri un atteggiamento controdipendente ovvero negando puntualmente il nostro desiderio/bisogno di condividere con loro le nostre esperienze e i nostri stati d’animo, per metterci al riparo dal timore di essere per l’altro un “fardello” (burden).

I sensi di colpa sopra descritti hanno radici antiche e derivano dalla nostra storia familiare e dal rapporto che abbiamo instaurato con le figure di riferimento, dal modo in cui siamo stati da loro trattati. È a partire dalla relazione che abbiamo instaurato con i nostri genitori e con le figure di riferimento presenti nell’arco della nostra crescita che abbiamo sviluppato uno specifico modo di pensare a noi stessi e al mondo che ci circonda, mettendo in atto delle strategie più o meno funzionali per adattarci al contesto nel quale siamo vissuti e cresciuti. 

Imparare a conoscere i sensi di colpa interpersonali con cui consapevolmente o inconsapevolmente siamo chiamati a fare i conti quotidianamente, può aiutarti a riprendere a camminare sulla strada della tua autorealizzazione. [3]

Nel caso specifico Elga sembra rientrare nel senso di colpa da responsabilità onnipotente.

Chiedo ad Elga : “ ha mai pensato che Enzo non volesse essere salvato o meglio aiutato e che stava con lei perché aveva scelto una compagna piuttosto che un’educatrice o una figura di accudimento?”

Mi dice piangendo: “lui mi diceva più o meno così quando era arrabbiato perché lo controllavo…”

Rabbiosamente ad un certo punto mi dice: “..ma allora cosa avrei potuto fare per non farlo morire perché io lo voglio vivo e con me?”

Dopo fiumi di parole in cui Elga mostra le sue fragilità e mi racconta di quando Enzo era felice la saluto, come di consueto, con un bigliettino: “…La morte è la curva della strada,morire è solo non essere visto…”**[4]**


[1] SIGMUND FREUD, Azioni ossessive e pratiche religiose, 1907.

[2] MELANIE KLIEIN, Angoscia, aggressività e senso di colpa.,

[3] MARTIN BUBER, Colpa e sensi di colpa

[4] F. PESSOA

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