LE FERITE NARCISISTICHE DEL PASSATO E LE MASCHERE CHE PORTIAMO DA ADULTI.

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Teresa Colaiacovo - LE FERITE NARCISISTICHE DEL PASSATO E LE MASCHERE CHE PORTIAMO DA ADULTI.

“Lo sviluppo dell’uomo avviene secondo due linee: sapere ed essere.

Perché l’evoluzione si compia correttamente, le due linee devono procedere insieme, parallelamente l’una all’altra, sostenendosi a vicenda..”G.I. GURDJIEFF

Lorenzo (nome di fantasia) inizia un percorso di supporto psicologico perché dopo la fine traumatica del suo matrimonio non vuole più innamorarsi.

Mi dice (riporto in corsivo le sue parole):” mi sento vuoto, solo, ma meglio questo che soffrire per amore.. ho già sofferto troppo..”.

Analizziamo i passaggi della sua storia fino ad arrivare alla crisi di coppia e alla rottura.

La sua ex moglie lo ha lasciato per un altro.. Lorenzo mi dice: “mi ha abbandonato e sostituito…”

Gli domando se, nel passato  si è mai sentito abbandonato o sostituito.

Mi risponde: “non sono venuto da lei per il mio passato, ma per il mio futuro…”

Gli spiego che spesso quello che è un uomo glielo dice la sua storia e che talvolta guarire dalle ferite del passato è un percorso denso di ambivalenza, colpa e vergogna. È un processo doloroso che riporta in vita i fantasmi del passato e sfida le nostre identificazioni interne nel percorso verso la liberazione.[1]

Gli riporto delle parole ame care: Io sono me stesso più le mie circostanze, e se non le salvo, non posso salvare me stesso…**[2]**

Lorenzo mi dice: “e questo cosa significa?”

Gli rispondo per parafrasare Ortega che un uomo non è sé stesso senza i fatti che condizionano il suo destino e che molto spesso le ferite passate si ripropongono nel presente.[3]

Lorenzo mi guarda titubante e mi dice: forse ha ragione… da bambino mi sono sentito abbandonato perché mia mamma insegnava in un’altra regione e mio padre mi lasciava ore ad aspettarlo per lavoro oppure perché era in compagnia delle sue donne.

Dopo aver discusso dei rapporti che il padre aveva con altre donne e del modo in cui Lorenzo le viveva, lo stesso ad un certo punto esclama: “Dottoressa anche in quel caso mi sono sentito tradito..”

Ogni evento vissuto da bambini può lasciare profonde ferite psicologiche e spirituali: conflitti e situazioni che, sebbene appartengano al passato, restano nell’inconscio plasmando la nostra personalità e continuando ad esercitare la loro influenza nel quotidiano.

Le cinque ferite che ci portiamo dal passato e che vengono definite FERITE NARCISTICHE sono:

  1. ABBANDONO

I bambini hanno bisogno dei punti di riferimento, di sentirsi emotivamente protetti e sostenuti: tuttavia, se il caregiver è stato assente per motivi di lavoro o di salute, se ci sono stati episodi in cui il bambino ha sperimentato l’abbandono ( es. ricoveri in ospedale, divorzio, episodi di ritardi o dimenticanze, nascita di fratelli o sorelle che hanno catturato l’attenzione  di un genitore in misura rilevante) o crescerà con molteplici figure che si susseguono ( tate, nonni, insegnanti) si sentirà abbandonato e percepirà l’assenza di un sostegno a cui rivolgersi in caso di necessità. Pertanto, le persone che hanno sperimentato la negligenza durante l’infanzia, tendono a sentirsi insicuri e sviluppare una dipendenza emotiva, sulla base di una profonda paura di essere abbandonati di nuovo. Ci sarà una costante attenzione alla carenza, che potrà essere basata sulla dipendenza (con la convinzione di non poter vivere da solo e quindi necessita di una guida e un aiuto anche pratico nel quotidiano) o sulla perdita (i bisogni riguardano amore, sollecitudine e senso di vicinanza emotiva).

Tuttavia tale ferita potrebbe anche tradursi nell’esatto opposto ( contrattacco o ipercompensazione dello schema), ovvero la persona può stare da sola per periodi prolungati poiché ha già affrontato la solitudine da bambino e sa di poter sopravvivere: quello che lo sconvolge infatti, non è la solitudine, ma di avere un legame e poi perderlo di nuovo.

Ad ogni modo, La solitudine è il peggior nemico: ogni allontanamento di persone care comporterà la paura di rivivere quel doloredi sentirsi solo, isolato, indifeso di fronte ad un mondo sconosciuto.

2. RIFIUTO

La paura del rifiuto sorge non appena il bambino si rende conto di essere una persona indipendente dai suoi genitori, intorno ai due anni. In quel momento, il bambino comincia a cercare attivamente l’accettazione delle figure che sono importanti per lui. Se queste persone lo rifiutano, si creerà una ferita emotiva difficile da cicatrizzarsi, perché egli si creerà la convinzione di non essere abbastanza buono o degno di essere amato. Il rifiuto in età infantile provoca il disprezzo per se stessi e genera una bassa autostima. Queste sono persone che avranno costantemente paura di fallire e un disperato bisogno di ricevere l’approvazione degli altri.

Essendo una ferita molto profonda, implica il rifiuto interiore. Con interiore ci riferiamo a ciò che abbiamo vissuto, ai nostri pensieri e ai nostri sentimenti..  La sua comparsa durante l’infanzia è spesso legata al rifiuto da parte dei genitori ( fra le ferite emozionali, quella del rifiuto ha forse le radici più antiche nella vita di un individuo, poiché può manifestarsi già nel grembo materno, come riconosciuto dalla Psicologia Prenatale), della famiglia o entrambi. Questa ferita può generarsi con un genitore particolarmente critico, o che ci incolpava di continuo per quello che non andava in famiglia, o che ci paragonava ad altri ripetendoci di essere una delusione per lui.  Il dolore generato da questa ferita impedisce in chi ne soffre lo sviluppo adeguato dell’ autostima e dell’ autoefficacia, oltre che dell’assertività. Genera pensieri di rifiuto, del tipo “non sono desiderato”, o di sottovalutazione di sé. L’emozione maggiormente sperimentata assieme all’ansia è il senso di colpa: ci si sente così in colpa per non essere come i nostri genitori avrebbero voluto, che si fa di tutto per nascondere il proprio vero sé, con la conseguenza però di sentirsi in trappola. Questa ferita ci impedisce di accettare i nostri sentimenti, i nostri pensieri e le nostre esperienze, poiché rifiutate in primis dalle figure di riferimento. Quasi certamente da bambini abbiamo pensato che i genitori avevano ragione a criticarci o rifiutarci perché noi eravamo inadeguati e pieni di difetti. Probabilmente è stata questa la ragione per cui non avete provato rabbia per ilo modo in cui venivate trattati, anzi, avete provato vergogna e tristezza. 

3. UMILIAZIONE

È stato dimostrato che l’umiliazione non causa solo sofferenza, ma anche dolore fisico, perché questi sentimenti condividono gli stessi circuiti cerebrali del dolore. L’umiliazione è già difficile da sopportare per un adulto, così che in un bambino può causare una terribile ferita: di solito si sviluppa dai due ai cinque anni ed è collegata  quasi sempre alla vergogna di qualche parte del corpo e al controllo degli sfinteri.

Infatti, probabilmente vi ricordate ancora un momento della vostra infanzia in cui vi siete sentiti umiliati. Questa ferita si genera quando in diversi momenti sentiamo che gli altri disapprovano ciò che facciamo e ci criticano. Un Genitore ipercritico, o che ci fa sentire in colpa per le azioni che compiamo, o che molto spesso ci fa sentire una “delusione” ai suoi occhi, fa sentire il proprio figlio un peso, fuori posto, inadeguato. Da questa situazione possono derivare sia comportamenti passivi e di fuga ( anche attraverso varie forme di dipendenza), sia comportamenti di contrattacco, con lo sviluppo di tratti narcisistici. Nel primo caso l’inadeguatezza porta a evitare relazioni “profonde” e a vivere in superficie, senza disturbare o dare nell’occhio; nel secondo caso porterebbe ad un atteggiamento volto ad affermarsi, con la convinzione che tutto sia dovuto, arrivando anche ad umiliare gli altri come scudo per proteggere voi stessi ( da genitori potreste anche umiliare i vostri figli distruggendone l’autostima e perpetrando quello stesso schema di cui siete stati vittime).

4.TRADIMENTO E PAURA DI FIDARSI

Questa ferita si apre quando il bambino si sente tradito ed ingannato perché le persone, specialmente i genitori, non hanno mantenuto le promesse fatte. Tuttavia, questa è una situazione abbastanza comune, in quanto molti genitori fanno promesse che non mantengono, generando in questo modo nel bambino l’idea che il mondo sia un luogo inaffidabile  e che lui bambino non meriti le cose promesse o ciò che gli altri hanno. I bambini che soffrono di questa ferita fissano l’attenzione sul mantenimento delle promesse.

Chi soffre di questi problemi durante l’infanzia sviluppa una personalità perfezionista e sospettosa, che vuole avere tutto sotto controllo, non si lascia sfuggire nulla e non lascia niente al caso. Tuttavia, se non ci fidiamo delle persone terminiamo per diventare degli eremiti, isolati dal mondo, delle persone che non potranno mai ottenere nulla e che si sentiranno profondamente sole. Queste persone di solito si comportano con freddezza, cercano di costruire un muro nelle loro relazioni interpersonali e non lasciano che gli altri entrino nella loro vita privata. Questo atteggiamento, solitamente, è giustificato da un carattere forte. Tuttavia, obbedisce anche ad un meccanismo di difesa, uno scudo di protezione dall’inganno.

5.INGIUSTIZIA

Il sentimento di ingiustizia ha origine quando chi si occupa dei bambini dimostra di avere un atteggiamento freddo e autoritario. Si manifesta tra i quattro e i sei anni, nei confronti del genitore dello stesso sesso; ma poi si risveglia nell’età scolare quando il bambino si sente sottovalutato da una figura autorevole. Le esigenze, i pensieri e le emozioni del bambino, vengono ritenute dall’adulto “esagerate e che passano i limiti”,  generando così nel piccolo, sentimenti di inefficienza e di inutilità, per tramutarsi poi in inadeguatezza e senso di fallimento, oppure in perfezionismo e rigidità di pensiero quando si raggiunge l’età adulta. Ricevere un educazione nella quale sono stati sottoposti a ingiustizie continue, ha lacerato profondamente il loro “io”, trasmettendogli l’idea che non sono degni dell’attenzione degli altri. Un adulto che ha sofferto delle ingiustizie da bambino, può diventare una persona insicura o, al contrario, cinica, con una visione pessimistica della vita. Questa persona avrà difficoltà a fidarsi degli altri e costruire delle relazioni perché, inconsciamente, pensa che tutti la tratteranno male e che non lo ascolteranno né considereranno. Di solito si tratta di persone che tentano di diventare importanti e di acquisire un certo potere facendone il solo ed unico motivo di vita ( per ipercompensare il dolore subito), oppure restano impantanati nell’immobilismo perché, data la rigidità di pensiero, hanno difficoltà nel prendere decisioni, ricercando la sicurezza del risultato.

Ogni ferita, a sua volta, è all’origine di un particolare meccanismo comportamentale di protezione, istintivo ed automatico, che ha lo scopo di evitare di rivivere  da adulti quella stessa sofferenza dell’infanzia e che si attiva, durante tutta la nostra vita, ogni qual volta accade un evento che percepiamo e interpretiamo con un significato analogo a quello delle prime registrazioni.

Questi meccanismi comportamentali automatici sono quelle che vengono definite MASCHERE.

Ad ogni ferita emozionale corrisponde una specifica maschera visibile

¢  Alla ferita del RIFIUTO corrisponde la maschera del FUGGITIVO

¢  Alla ferita dell’ABBANDONO corrisponde la maschera del DIPENDENTE

¢  Alla ferita dell’UMILIAZIONE corrisponde la maschera del MASOCHISTA

¢  Alla ferita del TRADIMENTO corrisponde la maschera del CONTROLLORE

Alla ferita dell’INGIUSTIZIA corrisponde la maschera del RIGIDO

Domando a Lorenzo com’era durante la relazione di coppia e mi dice: forse mia moglie aveva ragione perché io la controllavo su tutto e poi avevo sempre paura di essere abbandonato e per questo oltre ad essere iper controllante ero totalmente dipendente dalle sue scelte… per questo oggi, dopo che mi ha rifiutato e abbandonato, preferisco fuggire da ogni storia, ma poi sento comunque questo vuoto e non mi sento abbastanza, nonostante faccia mille cose.

Dico a Lorenzo in vista del prossimo incontro di prepararmi il suo curriculum personale/sentimentale, un curriculum che contenga gli eventi salienti della sua vita comprese le storie del passato a cui vorrei desse un voto che comprende un voto a sé stesso in coppia, a sé stesso come persona e alla persona che aveva accanto e di entrambi elencasse luci ed ombre.

Mi dice: nessuno me lo aveva mai chiesto… ma se serve per capirmi e guarire forse va bene.

Lo saluto lasciandogli un bigliettino con una frase: “la bellezza o la bruttezza di una persona non sta solo nel suo comportamento, ma nei suoi fini e nei suoi impulsi: la sua vera storia sta non nelle cose compiute, ma in quelle volute”.**[4]**


[1] ATLAS G. L’ eredità  emotiva

[2] ORTEGA J GASSET, Meditations on Quixote 1961, p.104

[3] MINUCHIN S., Famiglie e Terapia della famiglia., Astrolabio 1976, p. 13

[4] HARDY THOMAS

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