L’ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento, ma non avanzi di un passo.

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Teresa Colaiacovo - L’ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento, ma non avanzi di un passo.

  ” …Confessa che se sei prigioniero degli altri è per scelta, se sei prigioniero di te stesso  è per malattia…“   F.ARMINIO                                                                                                       

ORIGINI STORICHE DEL TERMINE ANSIA

L’ansia ha origini lontane, gli antichi greci la chiamavano melanconia e pensavano derivasse da un eccesso di bile nera presente nell’organismo, si racconta che Socrate la curasse con il vino.

Solo dal Medioevo in poi l’ansia fu concepita come malattia mentale e dello spirito, alla quale la religione poneva rimedio attraverso la redenzione dei peccati del paziente.

Durante l’illuminismo, nonostante il progredire della scienza, l’ansia veniva ancora curata con decotti e salassi; l’Ottocento segna uno spartiacque in quanto da questo momento in poi l’ansia sarà progressivamente concepita come una malattia mentale da curare con i farmaci e tramite psicoterapia, da intendersi etimologicamente come “terapia dell’anima”.

DIFFERENZA TRA ANSIA E PAURA

La paura è una reazione funzionale in quanto incombe alla vista di un pericolo, l’ansia, invece, sopraggiunge nel momento in cui si prevede un pericolo o male futuro,  quindi, se la paura si nutre di immediatezza, l’ansia di previsione.

La paura può  avere una funzione adattiva per la nostra vita, la paura che proviamo di fronte ad una situazione di pericolo ci permette di attivare tutte le nostre risorse per venir fuori da una determinata situazione.

La legge di Yerkes e Dodson [1]spiega anche che c’è una sorta di ansia adattiva per il nostro organismo, infatti il giusto grado di ansia ci predispone ad essere più performanti ad esempio in vista di un esame o nel lavoro. Se però questo sentimento raggiunge un’intensità e una durata eccessive rispetto alla reale probabilità o impatto dell’evento temuto e si caratterizza come risposta inappropriata, irrealistica, incontrollabile a preoccupazioni esistenziali o relative all’ambiente, tale da costituire un notevole impedimento per lo svolgimento delle normali attività e una notevole sofferenza, deve essere considerato patologico e necessita di un trattamento adeguato.

DEFINIZIONE

L’American Psichiatric Association (1994), descrive l’ansia come:

“L’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno” [2].

La parola ansia viene dal latino angere che significa stringere, questo termine spiega bene le sensazioni che si provano quando si è colti da uno stato d’ansia, si ci sente stretti, rinchiusi in un “bosco” fatto di paure vere o presunte.

Le persone con Disturbi d’Ansia solitamente presentano pensieri ricorrenti e preoccupazioni. Inoltre, possono evitare alcune situazioni come tentativo di gestire (o non affrontare) le preoccupazioni.

QUANDO L’ANSIA DIVENTA DISAGIO CLINICO

Secondo il DSM V i disturbi d’ansia differiscono dalla normale paura o ansia evolutive perché sono eccessivi o persistenti (durano tipicamente 6 mesi o più) rispetto allo stadio di sviluppo.

Molti disturbi d’ansia si sviluppano in età infantile e tendono a persistere quando non curati. La maggior parte è più comunemente diffusa nella popolazione femminile, con un rapporto di 2:1 rispetto ai maschi. E’ inoltre bene sottolineare che, secondo i criteri del DSM-5, ogni disturbo d’ansia è diagnosticato solo quando i sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza/farmaco o a un’altra condizione medica, oppure non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale.

I disturbi d’ansia categorizzati dal DSM-5

Disturbo d’ansia di separazione

Mutismo selettivo

Fobia specifica

Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale)

Disturbo di Panico

Agorafobia

Disturbo d’ansia generalizzata

Disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci

Disturbo d’ansia dovuto a un’altra condizione medica

Disturbo d’ansia con altra specificazione

Disturbo d’ansia senza specificazione.

SINTOMI

L’ansia si manifesta con i seguenti sintomi fisiologici:

  • aumento del battito cardiaco.
  • aumento della concentrazione per affrontare la minaccia.
  • attacco – fuga
  • Sudorazione
  • Tremoli
  • Parestesia
  • Senso di soffocamento
  • Vertigini/capogiri

L’attivazione del sistema nervoso simpatico determina la secrezione di adrenalina che è responsabile delle manifestazioni che il soggetto può avvertire in queste condizioni di “stress”: palpitazione, arrossamento del viso, senso di freddo e parestesie alle mani ed ai piedi, polipnea, vertigine, oppressione toracica, disturbi visivi, secchezza delle fauci, dolori muscolari, diarrea ed altri.

Questi sintomi non vengono ritenuti pericolosi per la vita del paziente, ma nonostante la minore o maggiore gravità, il paziente affetto da disturbi d’ansia porta con se una sofferenza che non pervade solo il corpo, ma l’anima.

Gli attacchi acuti di ansia prendono il nome di attacchi di panico[3], uno stato di paura prolungato prende il nome di disturbi d’ansia generalizzata[4], il soggetto che soffre di disturbo d’ansia generalizzato ha difficoltà nel controllare la preoccupazione e l’ansia, che si reputa eccessiva per intensità, durata o frequenza rispetto alla realtà, questa si associa a tre o più dei seguenti sintomi: irrequietezza (sentirsi tesi, con i nervi a fior di pelle), affaticamento, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare e alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, o sonno irrequieto e insoddisfacente).

ESPERIENZA INTERNA DEL DISTURBO D’ANSIA NEL MANUALE DIAGNOSTICO PSICODINAMICO (PDM)

Il manuale diagnostico psicodinamico si presenta come una “tassonomia” di persone a differenza del DSM che si presenta come una “tassonomia” di patologie o disturbi psichici, per questo motivo trovo interessante vedere come il manuale descrive l’esperienza interna del soggetto che soffre di disturbi d’ansia.

Il PDM nell’asse S valuta i disturbi d’ansia[5], l’esperienza soggettiva viene descritta in termini di stati affettivi, pattern cognitivi, stati somatici e pattern relazionali.

Stati affettivi nei disturbi d’ansia: secondo Freud gli stati affettivi sono spesso connessi a quattro situazioni di pericolo di base:

  1. La perdita di un altro significativo che provoca sentimenti di abbandono che il soggetto esprime sotto forma di rabbia, ansia, depressione o senso di colpa.
  2. La perdita dell’amore che il soggetto percepisce come rifiuto e viene accompagnata da sentimenti di colpa, rabbia, depressione e ansia.
  3. La perdita dell’integrità corporea
  4. La perdita della conferma della propria coscienza morale che si accompagna a sentimenti di colpa, vergogna, depressione ed ansia.

L’ansia, che come abbiamo detto si nutre di previsione, può associarsi all’anticipazione di questi pericoli e quando non è controllata può dar luogo a sensazioni di annichilamento.

Pattern cognitivi nei disturbi d’ansia: confusione, distrazione, difficolta di pensiero, angoscia relativa a paure di abbandono, rifiuto, perdere il controllo della mente o del corpo, essere feriti o morire.

Questi sentimenti portano il soggetto ad evitare numerose situazioni che potrebbero arrecargli maggior disagio, si insinua la paura di avere paura.

Stati somatici: batticuore, cerchio alla testa, mani sudate, tensione, urgenza di mingere o defalcare, difficoltà respiratorie, sensazione di essere disconnessi dal proprio corpo.

Pattern relazionali: paura di essere rifiutati, abbandonati, senso di colpa e conflitti relativi alla dipendenza.

In conclusione, spesso ripeto ai miei pazienti che l’ansia si presenta quando la mente corre più veloce della vita… non c’è un’unica soluzione per gestire l’ansia, bisogna ascoltarla, farla parlare e vedere cosa vuole dalla nostra vita.


[1] Yerkes RM y Dodson JD (1908). “The relation of strength of stimulus to rapidity of habit-formation”. Journal of Comparative Neurology and Psychology. 18: 459–482. doi:10.1002/cne.920180503.

 

[2] [2](APA, 1994; cit. in: Franceschina et al., 2004, p. 213).

 

[3] L'attacco di panico, facente parte del disturbo da panico - se questo tende ad avere una connotazione cronica superiore ai 6 mesi - è classificato ed inserito come panic attack/s (PA/s) o panic disorder (PD) nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). È una classe di disturbi d'ansia caratterizzato da intensi stati di ansia accompagnati da altri sintomi psicologici e somatici che si presentano, in maniera imprevedibile, generalmente senza una razionale causa scatenante, possono durare alcuni secondi o diversi minuti.

[4] Disturbo d’Ansia Generalizzata (DAG), esso si caratterizza per ansia e preoccupazione (attesa apprensiva) eccessive, che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi, relative a una quantità di eventi o di attività (come prestazioni lavorative o scolastiche) (APA, 2013), generalizzata appunto. Circa il 5% della popolazione generale presenta il DAG (1); nelle cliniche per la cura dei disturbi d’ansia la percentuale aumenta a 12% di cui il 55-60% sono donne.

[5] S302 DISTURBI D’ANSIA

1)TRAUMI PSICHICI E DISTURBI POST TRAUMATICI DA STRESS

2)FOBIE

3)DISTURBI OSSESSIVO-COMPULSIVI

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