La sindrome da crocerossina: il bisogno dell'Altro e ile ferite del passato

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Teresa Colaiacovo - La sindrome da crocerossina: il bisogno dell'Altro e ile ferite del passato

“…Noi possiamo perdonare un bambino che ha paura del buio: la vera tragedia della vita si ha quando gli uomini hanno paura della luce….”**[1]**

Floriana (46 anni) inizia un percorso psicologico perché (riporto le sue parole in corsivo): “ho conosciuto solo casi umani, ho 3 figli da 3 uomini diversi ed anche il mio ultimo compagno era un pazzo..”

Chiedo a Floriana un po’ della sua vita.. e mi dice: “mio padre non lo ricordo perché è scappato da mia mamma che è sempre stata una strega… non parlo con lei perché alla fine è stata sempre inutile e mia sorella minore è tossicodipendente e bugiarda”…[2]

Approfondisco con Floriana la struttura familiare in cui e cresciuta, mi dice:” mia mamma e mia sorella sono state sempre insieme ed io la pecora nera, quelle che entrambe non sopportavano…ma fin da bambina loro due erano alleate e io in disparte…”

Gli individui sono sottosistemi in una famiglia.

Diadi madre e figlio, moglie e marito, possono essere formate in base alla generazione, al sesso, agli interessi o alle mansioni.[3]

Floriana aggiunge: “alla fine io per loro sono sempre stata il problema e facevano di tutto per farmi sentire di troppo, alla fine il primo uomo l’ho scelto…diciamo… per scappare da loro”

In questo caso sembra esserci la diade madre e sorella minore, in un rapporto invischiato, mentre Floriana è l’elemento estraneo, l’elemento che, come abbiamo avuto modo di sviscerare, catalizza lo stress della diade madre-figlia minore e permette, quindi, alla stessa di mantenere una sorta di equilibrio.

In psicologia, il termine triangolazione identifica una specifica dinamica relazionale nella quale la comunicazione e le interazioni tra due individui non avvengono direttamente, ma sono mediate da una terza persona. Il concetto di triangolazione si è sviluppato principalmente nell’ambito della terapia familiare per identificare una modalità di gestione della tensione e dei conflitti all’interno di un rapporto significativo[4]. Secondo Bowen, i rapporti diadici (es. tra marito e moglie, tra fratelli, o tra genitore e figlio) sono intrinsecamente instabili durante situazioni di stress. Quando tali situazioni si verificano, si ricorre quindi ad una terza persona che viene messa in causa per diminuire o gestire lo stress.

Nella letteratura psicodinamica, la triangolazione come modalità relazionale abituale viene associata a tratti di personalità disfunzionali, come ad esempio il disturbo narcisistico o il disturbo borderline di personalità. In questi casi, l’inserimento di una terza persona in una relazione diadica significativa può avere una funzione di controllo della relazione stessa. [5]

In questo caso sembra si possa parlare di Triangolazione Disfunzionalenella quale due persone si alleano contro un terzo o lo escludono.

Ad un certo punto Floriana vuole riportare il discorso al presente e mi dice: “è chiaro che il problema sono io, perché ogni volta che incontro un uomo strano è come se volessi salvarlo e mi lego come una cozza..

Sorrido e le domando: “da chi vuole salvare questi ipotetici uomini?”

Mi dice: “chi dalla cocaina, chi dall’alcol, chi dalla moglie addirittura alcuni li voglio salvare dai problemi di lavoro, come l’ultimo per esempio..

“Potremmo dire che, in qualche modo, vorrebbe salvarli da loro stessi?”

Floriana mi guarda per qualche secondo e mi dice: “esatto, accidenti… “

Le chiedo se durante la sua infanzia voleva salvare qualche membro della sua famiglia e lei pensierosa mi dice: “beh volevo salvare mamma da tutti gli uomini che portava a casa, uomini che facevano schifo, mia sorella dalla droga per esempio e ci ho provato fino a qualche anno fa..”

Le chiedo: “e lei da cosa voleva salvarsi, sempre se voleva salvarsi da qualcosa?”

Mi dice: “dal mondo o dalla mia vita che ha sempre fatto schifo… ma non capisco perché nonostante i miei casini scelgo questi elementi da salvare…”

Allora inizio con ordine e spiego a Floriana che questa modalità è definita sindrome di Wendy o crocerossina e che alla base c’è la credenza di doversi meritare l’amore attraverso il sacrificio e la cura, pena l’abbandono o il rifiuto.

Se dovessimo esplorare le credenze di chi presenta la sindrome della crocerossina, probabilmente queste sarebbero simili alle seguenti: Io sono indispensabile” “L’amore richiede un certo sacrificio” “Gli altri intorno a me non devono arrabbiarsi” “Gli altri vanno protetti”[6]

Floriana mi dice: “**forse è vero.. vorrei salvare tutti”

Ed io le chiedo: chi avrebbe voluto salvasse lei?”

Mi risponde: “beh mio padre, l’ho odiato, ma nella mia mente lo immagino spesso come un uomo che mi avrebbe portato lontano da tutto ciò che mi circondava, un uomo coraggioso che si sarebbe preso cura di me..” in quel momento Floriana si commuove.

Le chiedo di descrivermi meglio il padre che immagina, le caratteristiche fisiche e non… lei inizia con una minuziosa descrizione, come se lo stesse dipingendo e mi dice che nei suoi sogni lui è spesso così.

Credo che il padre, il presente-assente, possa essere una risorsa importante per il percorso di Floriana.

La presentificazione del terzo è descritta da Boscolo e Bertrando come una delle tecniche specifiche della terapia sistemica individuale [in alcuni rari casi, è addirittura possibile per il terapeuta rappresentare direttamente il punto di vista del terzo attraverso un gioco di ruolo]. Ma la presenza del terzo [del discorso del terzo] nella seduta diadica può essere considerata qualcosa di più che una tecnica: è un elemento costitutivo che caratterizza il modello rispetto ad altre forme di terapia[7]

Chiedo a Floriana: “secondo lei cosa le direbbe suo padre in questo momento?”

Floriana mi dice: “mi abbraccerebbe e mi direbbe che alla fine ho anche fatto degli errori, ma mi ha perdonato e vuole che ricominci… anzi mi chiede di prometterglielo…”

Io le chiedo: “e lei vuole ricominciare? E cosa risponderebbe a suo padre?”

Gli direi: “se sono qui è perché voglio ricominciare e non voglio più fare questa vita, si glielo prometterei, a patto che lui mi aiuti anche solo in sogno…”

Annuisco e do a Floriana un bigliettino con una frase: Certe cose sono da grandi anche per gli adulti.**[8]**


[1] PLATONE

[2] Le dipendenze sono un disturbo compulsivo che compromette le attività personali, familiari o lavorative. Esistono diverse motivazioni logiche riconducibili a tale atteggiamento e vale anche per le menzogne. Mentono per salvaguardare la loro dipendenza, evitare il confronto, non affrontare la realtà, per rinnegare il problema ignorando le conseguenze e perché pensano di essere diversi.

[3] MINUCHIN S., Famiglie e terapia della Famiglia., Astrolabio 1976

[4] BOWEN, M. (1985). Family therapy in clinical practice. Jason Aronson.

[5] MELGES, F. T., & SWARTZ, M. S. (1989). Oscillations of attachment in borderline personality disorder. The American journal of psychiatry146(9), 1115.

 

[6] QUADRIO A., 1982

[7] BOSCOLO, L., BERTRANDO, P. (1996) Terapia sistemica individuale, Raffaello Cortina, Milano.

[8] BION W.

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