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Teresa Colaiacovo -

RELAZIONE LIBRO “L’IO E L’ES” S. FREUD

“…Come il cavaliere, se non vuole essere disarcionato dal suo cavallo, è costretto spesso a ubbidirgli e a portarlo dove vuole, così anche l’Io ha l’abitudine di trasformare in azione la volontà dell’Es come se si trattasse della volontà propria…”S.Freud

TITOLOLO: L’IO E L’ES

AUTORE: SIGMUND FREUD

ANNO PUBBLICAZIONE: 1923

GENERE: SAGGIO

CENNI BIBLIOGRAFICI: ** ** Freud scrive quest’opera poco prima del I dei 33 interventi alla mascella.

TEMA TRATTATO: in quest’opera Freud prova a definire un modello strutturale del funzionamento psichico umano. 

Con questo lavoro l’autore assegna formalmente un nuovo assetto alla sua prima teoria dell’apparato psichico, dando origine alla Seconda Topica Freudiana, o “Modello Strutturale della Mente. 

Nella prospettiva psicoanalitica, l’apparato psichico è una organizzazione strutturale e funzionale della mente, mediante la quale essa gestisce l’energia psichica. La funzione dell’apparato psichico è quella di mantenere l’omeostasi del sistema psichico al livello più basso di energia possibile.

Il motivo fondamentale che ha portato Freud a spiegare il cambiamento di assetto (ra la Prima Topica: Modello Topografico della mente e la Seconda Topica è riconducibile sinteticamente a due fattori principali:

  • l’importanza sempre maggiore attribuita dallo stesso alle difese inconsce  (il che impedisce di far coincidere i poli del conflitto difensivo con i sistemi precedentemente definiti: il rimosso con l’inconscio, e l’Io con il sistema preconscio-conscio).
  • la scoperta del ruolo svolto nella costituzione della personalità da elementi quali gli ideali, le istanze critiche, le immagini di sé.

TRAMA DETTAGLIATA:

In quest’opera Freud delinea una concezione dinamica dello psichico.

Inconsce, infatti, sono tutte le rappresentazioni che essendo inaccettabili per la coscienza vengono estromesse tramite rimozione. Affinché le rappresentazioni possano affiorare c’è bisogno di un percorso di analisi; i contenuti preconsci, invece,  possono riaffiorare in maniera autonoma.

Nel primo capitolo viene evidenziato come l’inconscio ha due specie : “il latente che è capace di diventare cosciente e il rimosso che non riesce a diventare cosciente”.

Le nevrosi, in tal senso, possono essere intese come conflitto irrisolto tra le difese dell’Io ed i potenti impulsi  rimossi, per questa ragione la rappresentazione psichica simbolica e regressiva nella  sua fenomenologia  si manifesta proprio nei sintomi nevrotici. Nella prima topica l’inconscio è rappresentato da Freud come il luogo del rimosso che si contrapponeva all’istanza rimuovente rappresentata dall’Io; nella seconda topica, invece,  l’inconscio ha una struttura più flessibile. L’osservazione degli individui nevrotici ha portato Freud stesso a vedere come non sempre i meccanismi difensivi di cui l’Io si avvale sono coscienti, nella maggior parte dei casi proprio questi meccanismi di difesa, come per esempio il senso di colpa  stesso, riguardano proprio l’inconscio.

Questa descrizione viene rivista dall’autore  proprio in quest’opera , in quanto asserisce che l’Io o una sua porzione possono essere slegate dalla coscienza, quindi inconsce.

INCONSCIO: è descritto come  polo disorganizzato, irrazionale e pulsionale della personalità psichica. Viene rappresentato come l’Es (in tedesco l’Es è il soggetto logico proprio dei verbi impersonali, l’Id latino, il Ça in francese: “Ça parle- direbbe Lacan- per indicare il momento in cui il sintomo parla); la coscienza, invece, da un punto di vista descrittivo è assimilabile ad una percezione immediata e più certa. La rappresentazione può essere cosciente solo per un brevissimo periodo di tempo; quando la rappresentazione non è più cosciente questa rientra nello stato di latenza, ciò significa che può comunque riaffiorare in qualsiasi momento.

Attraverso la rimozione si possono leggere due tipi di inconscio:

  • Inconscio latente capace di giungere alla coscienza assimilabile  al preconscio
  • Inconscio rimosso che non può giungere alla coscienza se non attraverso un meccanismo di analisi.

 Io: delineato come nucleo organizzato coerentemente.

Le resistenze dell’Io del paziente provocano smarrimento emozionale e verbale. L’io non può essere totalmente assimilato alla coscienza “ogni rimosso è inconscio,  ma non è vero che ogni inconscio e rimosso.”

Il primo capitolo si conclude con il presupposto di arrivare ad un modello che definisca il carattere conscio e inconscio delle funzioni psichiche, approfondendo l’incontro tra preconscio e rimosso.

II CAPITOLO

La coscienza è collocata anche spazialmente in un posto superiore, si può rifare alla superficie corporea percepiente: le percezioni sensoriali esterne, le  sensazioni interne e i sentimenti. Il pensiero inconscio si produce in un materiale ignoto;  esso ha un collegamento con le rappresentazioni verbali.

La domanda che Freud si pone e ci pone è: “ come qualcosa diventa preconscio?”

In quest’opera mostra come la risposta possa essere che il materiale diventa preconscio attraverso i collegamenti relativi alle rappresentazioni verbali le quali sono dei residui mnestici del passato che possono affiorare alla coscienza.

La verità per Freud è che soltanto ciò che una volta è stato percepito può diventare cosciente.

I ricordi per diventare coscienti devono trasformarsi in percezioni provenienti dall’esterno per essere nuovamente percepiti, questo è proprio il fulcro del transfert, il rapporto, quindi , tra la percezione interna e l’io.

Nell’opera in questione, Freud definisce il piacere come niente di propulsivo, ciò che porta ad una riduzione;il dispiacere, invece, come un’ accentuazione energetica globale dell’apparato psichico.

Ciò che viene percepito può diventare cosciente nella sede in cui si trova , oppure, come nel caso delle sensazioni esterne  deve passare attraverso il sistema percepito.

L’esperienza clinica  è quella che mostra  il passaggio attraverso il sistema percettivo proprio  perché questo quid si comporta come ogni impulso rimosso.

La resistenza rende il quid cosciente come dispiacere, soltanto i sentimenti che passano attraverso il sistema percettivo possono diventare coscienti; l’io:  “ noi siamo vissuti da forze ignote e incontrollabili” scaturisce dal sistema percettivo.

 L’Es è un’altra parte psichica che si comporta in maniera inconscia, l’individuo è una sorta di Es psichico.

L’Io non avvolge direttamente l’Es e ne rimane separato solo dalla parte del rimosso.

Il  rimosso può comunicare con l’Io proprio attraverso l’Es;  l’ ‘Io, infatti, è una parte dell’ Es che ha subito una modifica graduale per influenza del mondo esterno attraverso il sistema percettivo.

L’esempio che Freud ,in tal senso,  descrive  è proprio quello del Cavaliere e del cavallo dove l’Io è il Cavaliere che cerca di gestire il cavallo, quindi,  la forza propulsiva dell’Es.

L’Io  trasforma in azione l’attività dell’Es che alla stessa stregua lo controlla.

III CAPITOLO

L’origine del Super-Io  viene da un progressivo maturarsi di una scelta oggettivo erotica di tipo arcaico, in queste circostanze primitive la libido oggettuale si trasforma in una primissima fase in una libido narcisistica per poi indicare una meta ulteriore che si può raggiungere attraverso la sublimazione.

Il Super -Io, infatti,  si afferma dopo il superamento del complesso edipico ed affonda, quindi,  le sue radici nella primissima identificazione dell’individuo.

Freud, inoltre, sottolinea come l’Io tenti di civilizzare l’Es attraverso l’effetto delle influenze esterne, influenze che in ultima analisi confluiscono nel Super-Io.

Il carattere triangolare della situazione libica originaria e costitutiva della bisessualità dell’individuo,  può comportare un pericolo laddove il  bambino maschio prova una sorta di investimento erotico oggettuale nei confronti della madre , ma si identifica con il padre; ciò rappresenta un ostacolo alla sua fantasia ed è qui che si genera il complesso edipico.

 Il padre, in tal senso, rappresenta l’avversario ostile e pericoloso verso il quale si nutrono sentimenti ambivalenti; l’ ammirazione e l’ odio  verso il paterno comportano lo sfacelo del complesso edipico, proprio per rimpiazzare l’oggetto perduto possono accadere due avvenimenti :

  1. l’identificazione con la madre,
  2. il rafforzamento  dell’identificazione con il padre.

 La bisessualità può associarsi al risolvere il complesso edipico nella maniera più semplice, e coincide  con il  provare sentimenti ambivalenti nei confronti del padre o della madre.

Il Super-Io  non rappresenta solo il residuo delle prime scelte del dell’Es , ma è una componente reattiva: ammonire l’Io sia in forma positiva che negativa.

Freud ricava la genesi del Super- Io da una colpa: l’Edipo che introduce nella relazione con il padre, basata prima sull’identificazione e poi sul desiderio del bambino verso la madre che inserisce un elemento grave di conflitto.

 Il Super-Io ha il carattere del padre, quanto più severa è stata la rimozione del complesso edipico tanto più severo  sarà il Super-Io nei confronti dell’Io ; il Super-Io, in tal senso, è un lascito del rapporto con i genitori che sono stati introiettati.

Il conflitto tra Io e Super-Io è un conflitto tra reale e psichico, tra  mondo esterno e mondo interno. Freud evidenzia come la nostalgia per il padre sia proprio il germe da cui si sviluppano le religioni.

IV CAPITOLO

In questo capitolo troviamo due tipi di pulsioni:

  • la pulsione sessuale : ’Eros,  che è diversa dalla pulsione di autoconservazione attribuita all’Io
  • la pulsione di morte, questa pulsione tende alla quiete.

L’Eros complica la vita stessa, in quanto  attiva in ogni parte della persona una sorta di interazione dinamica che Freud  chiama “ impasto”.

L’organizzazione degli organismi pluricellulari ha permesso di vincere la pulsione di morte della singola cellula deviando questa pulsione verso l’esterno mediante  e grazie alla muscolatura; questo rappresenta un atto volontario, in quanto, la pulsione di morte diventa, così, una pulsione aggressiva verso oggetti e altri esseri viventi: “disimpasto”.

Freud ci porta due esempi: il primo esempio è quello della nevrosi ossessiva dove la pulsione di morte va ad emergere rispetto alla pulsione di vita, il secondo esempio è quello inerente la paranoia persecutoria, in questa l’odio e l’amore sono due polarità che convivono.

“L’ammalato “si oppone all’attaccamento omosessuale verso un’altra persona, prima oggetto d’amore e poi invece pulsione distruttiva, infatti,  l’amore in questo caso diventa odio.

Nell’ambito dell’apparato psichico, l’energia spostabile indifferenziata legata ad un impulso in forma di Eros o pulsione  distruttiva rappresenta una sorta di energia indifferenziata e Freud la fa derivare da una quota libera di energia narcisistica che deve essere considerata una sorta di Eros desessualizzato. Questa libido indifferenziata segue il principio del piacere, l’azione preminente del principio del piacere è quella di” scarica” al fine di  recuperare l’omeostasi.

La libido desessualizzata forma l’energia sublimata che serve proprio all’Eros per raggiungere l’unità, l’Io, quindi.

La sublimazione è una sorta di azione che si compie per mezzo dell’Io il quale andrebbe a trasformare gli investimenti oggettuali primitivi dell’Es andando a convertire, quindi,  la libido sessuale in libido narcisistica o libido dell’Io.

 L’Io si pone in modo ambiguo di fronte a quelli che sono i moti pulsionali distruttivi ed è proprio questo elemento che, secondo l’autore, va a definire la tesi dell’ampliamento della teoria sul narcisismo.

Originariamente la libido era ammassata nell’Es e l’Io troppo debole per trovare la sua posizione verso gli  originali investimenti oggettuali.

L’es, pertanto , andrebbe a proiettare la libido negli investimenti oggettuali originari di natura erotica, mentre l’Io , che nel frattempo si è rafforzato, si va ad opporre agli originari investimenti oggettuali convertendo questa energia in libido narcisistica .

Le pulsioni di morte, invece, sono silenziose mentre il frastuono della vita  è conciliabile all’Eros e alla lotta contro l’Eros.

Il principio del piacere è una sorta di soddisfacimento immediato delle pulsioni sessuali, Freud in tal senso lo paragona proprio all’espulsione di materiale sessuale come per esempio il plasma germinativo del soma.

CAPITOLI CONCLUSIVI

L’Io si forma tramite identificazioni , il Super Io è  la prima istanza che si contrae  e che si contrappone all’Es e continua ad imporre all’Io i caratteri del complesso paterno.

La prima dipendenza dell’Io è l’imperativo categorico del Super-Io  che rimane legato all’Es; Il super-io è un’istanza ,comunque , lontana dalla coscienza.

Il rapporto tra Super- Io  e Io :  in analisi quando nel paziente compare la resistenza avviene proprio questa lotta, per esempio quando l’analista non può lodare il paziente che non apprezza le lodi perché proprio egli stesso vuole mantenere il suo stato di malattia.

La malattia, secondo Freud,  rappresenta un senso di colpa originario che fa risalire al complesso edipico e che deve essere in qualche modo espiato.

Nella malattia c’è  una prima forma di espiazione; Il paziente si sente sofferente e non colpevole.

Il senso di colpa tra Io e ideale dell’io è quello che  poi troviamo nelle nevrosi e in tutti gli individui con marcati tratti nevrotici.

Nella nevrosi ossessiva e nella melanconia troviamo un senso di colpa angosciante; l’ideale dell’Io interferisce con la normale attività dell’Io stesso.

Mentre nella nevrosi ossessiva c’è , però, un rifiuto del senso di colpa che,  infatti , viene proiettato verso gli oggetti persecutori; nella melanconia , invece,  troviamo un Super-Io  rigido nei confronti dell’Io; il Super-Io ingloba la coscienza e il paziente non si oppone al senso di colpa ed è  proprio in questo  caso  che il paziente si sottomette alla melanconia.

Nella nevrosi ossessiva,  l’oggetto della colpa è rappresentato da impulsi intollerabili che vengono estromessi dalla coscienza attraverso la formazione reattiva. Nella melanconia lo sdegno del Super-Io è introiettato all’interno dell’Io.

Nell’isteria Freud evidenzia come vi è un senso di colpa inconscio ,l’Io isterico si difende da un super-io attraverso la rimozione; il senso di colpa in tutti gli individui ha interesse a rimanere inconscio.

Freud nell’ambito della clinica ha notato che proprio le persone che sono vittime di un senso di colpa inconscio forte , un Super-Io  tirannico possono trasformarsi in criminali reali.

Il senso di colpa è rappresentato da una sorta di pulsione distruttiva e allo stesso tempo da gesti auto conservativi.

Il suicidio melanconico è un altro aspetto che differenzia la personalità melanconica da quella ossessiva,  perché quest’ultimo attraverso la regressione coinvolge gli oggetti nella sua pulsione di morte piuttosto che protendere, come nel primo caso, verso il suicidio.

Infine, per rispondere alla domanda sull’istanze dell’Io potremmo brevemente sintetizzare l’opera, inerentemente a questo aspetto, parafrasando le parole di Freud stesso e asserendo che  l‘Es è un’istanza amorale, l’io, invece,  tenta di essere  morale mentre il super-io è  iper morale rigoroso e aggressivo.

SINTESI  E NOTAZIONI CONCLUSIVE

In quest’opera Freud delinea la strutturazione della psiche, rifacendosi alla teoria della personalità.

Il soggetto psichico vive in una situazione di dipendenza rispetto all’inconscio.

Il Super-Io rappresenta, quindi, l’istanza morale del soggetto, le regole interiorizzate nella personalità che sono in contrasto con le tendenze dell’essere.

 Freud, inoltre,  evidenza le antinomie riguardando il conscio e l’inconscio, il principio del piacere, le istanze isteriche; lo stesso ha, quasi , l’esigenza di arrivare ad una visione della psiche proprio partendo dalle sue antinomie.

Lo svolgimento storico della personalità, attraverso quest’opera, può essere rintracciato proprio nelle istanze.

L’io,  come precedentemente detto, ha  tendenze opposte e antitetiche.

 Freud da una visione contenutistica ai fatti osservati durante la clinica.

L’esperienza psichica, evidenzia, si costituisce proprio attraverso le contraddizioni che in Freud sono tradotte in termini contenutistici.

Nell’ antitesi tra l’Io e l’Es  Freud rintraccia la teoria della libido; proprio con quest’opera e quindi con quella che segna la seconda topica, Freud non ripudia la teoria della prima topica, ma la completa, ribadendo che la psiche è una personalità strutturata secondo istanze.

L’Io poggia sull’Es che è la base primordiale e rappresenta la pulsionalità sul piano biologico,  questa è infatti una visione naturalistica presente in tutta l’opera di Freud.

È importante, inoltre,  sottolineare come all’interno dell’opera stessa Freud acquisisca una concezione dinamica economica: la struttura psichica infatti è come dominata da una legge fisica/ economica spiegata secondo il secondo principio della termodinamica: “ ogni forma di tensione deve essere ridotta ad un livello uguale a zero”.

 Il sistema biopsicologico  porta proprio all’abolizione di  ogni stato di tensione e  questa è la base della pulsione di morte.

La teoria della personalità è viziata dal naturalismo, l’Io infatti è funzione superficie, ma è l’unica luce che ci guida nella conoscenza anche dell’essere.

Cos’è l’io in rapporto al lavoro analitico? L’Io è togliere territori al dominio dell’Es che inibisce la coscienza.

Resta aperto il problema, però,  di ciò che debba intendersi come personalità visto che il  problema dei rapporti tra le strutture identificate da Freud mostra  proprio come l’Io sia in una situazione difficile, in una sorta di “ triplice servaggio, e che quindi pena sotto le minacce di un triplice pericolo: il pericolo che incombe dal mondo esterno, dalla libido dell’Es e dal rigore del Super-Io” (p. 517).

 A tal proposito si aprono le porte per quella che è l’attività riflessiva dell’Io che si prenderà in esame successivamente partendo anche dalle opere stesse  di Freud.

 L’attività riflessiva vale anche da punto di vista pratico, infatti la scissione tra l’Io che osserva e l’Io osservante è  propria del percorso analitico e rappresenta una sorta di scissione della riflessione e configura la funzione multipla dell’io. Dalla seconda topica proprio con quest’opera prende via la corrente psicologica dell’Io  allo stesso tempo dell’autonomia dell’Io.

CONSIDERAZIONI PERSONALI

Attraverso quest’opera ho compreso come proprio partendo dall’Io si possa parlare della visione della personalità del soggetto di carattere attivo dove è la stessa spontaneità ad avere una natura riflessiva.

Freud nelle opere seguenti paragona la psiche ad una casa borghese, la coscienza è la sala, il corridoio rappresenta il preconscio, quindi il latente, e l’inconscio (pensieri, riflessioni, rappresentazioni, pulsioni etc) è paragonato all’atrio; quest’ultimo è escluso e separato dalla coscienza, la sala.

Un aspetto che mi ha emozionata è il racconto narrato da E. Jones,  il biografo di Freud, di una conferenza tenuta da quest’ultimo, dove oltre alla platea che lo ascolta, viene raccontato dell’arrivo di un estraneo che bussa prepotentemente per entrare alla conferenza ed esprimere il suo dissenso.

Gli organizzatori dell’evento chiamano la polizia, Freud li ferma esclamando: “ Diamogli la parola!”

Questo, probabilmente, è il senso dell’opera Freudiana e della psicoanalisi stessa: aprire la porta all’estraneo (inconscio) che bussa e fa rumore, al perturbante quindi, senza silenziarlo; aprire la porta ai colpi dell’inconscio lasciandoli entrare.

Derrida  definisce la visione  di Freud dell’inconscio (Es) come un uscio, da una parte ci invita a fare pace con lo stesso e dall’altra a rafforzare la muscolatura del cavaliere (io) per gestire il cavallo (Es).

Personalmente e sulla base delle letture successive delle opere Freudiane e di chi ha raccolto i lavori ed i messaggi dello stesso ( V. Tausk, J.Lacan, J-A- Miller, M. Recalcati, M.Focchi etc) credo che l’Es sia un luogo di opportunità  solo se l’attività cosciente  e consapevole (Io) riesca a dare forma a questa forza,  in questi termini l’Io avviene proprio  dove era l’Es.

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