L’evento traumatico nella memoria autobiografica infantile da Freud a Ferenczi: la possibilità di “riscrivere” la scena iniziale.

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Teresa Colaiacovo - L’evento traumatico nella memoria autobiografica infantile da Freud a Ferenczi: la possibilità di “riscrivere” la scena iniziale.

“…Penso che il concetto di trauma implichi quest’idea di una breccia inferta nella barriera protettiva che di norma respinge efficacemente gli stimoli dannosi…”[1]

In Freud, almeno inizialmente, l’accento sembra essere posto più che sull’avvenimento traumatizzante, sugli effetti di angoscia e di terrore che il trauma arrecava, quindi, verso le conseguenze del dolore psichico.

Orientandosi inizialmente verso una teoria della seduzione, Freud collega il trauma psichico ad uno o più eventi ripetuti, di natura sessuale, risalenti all’infanzia che come prima causa porterebbero patologie psichiche come le nevrosi isteriche o ossessive.

Attraverso l’osservazione clinica, scopre poi che le scene di seduzione potrebbero essere fantasie inconsce.

Senza trascurare il momento reale del trauma, si collega soprattutto alla rappresentazione interna che il bambino elabora ed al ruolo delle fantasie inconsce, sottolineando come il trauma non agisca direttamente, ma solo attraverso fantasmi interni già presenti.

Il punto di partenza di Freud è la concezione idrogenetica del trauma: è traumatico quell’incidente che lascia dentro alla vittima un’idea, che essendo incompatibile, viene rimossa.

Mentre Freud considera il trauma, quindi, in termini intrapsichici, Ferenczi, lo colloca in un contesto relazionale, cercando di individuare il legame tra ciò che accade nella mente del bambino e ciò che avviene nell’interazione tra lui e l’ambiente, tra le sue necessità e le risposte offerte dalle persone vicine, nelle sue prime relazioni.

Le parole di Ferenczi che meglio descrivono il concetto di trauma nella sua teoria sono:” se la quantità e la natura della sofferenza superano le capacità intellettive della persona, allora, ci si arrende, si smette di sopportare e si scinde in varie parti..”**[2]**

Il trauma psichico, secondo l’autore, non crea un’idea patogena, ma irrompe in un mondo di significati e relazioni, disorganizzandolo.

Ferenczi, quindi, colloca il trauma nella relazione del bambino con un adulto per lui significativo, privilegiando la componente relazionale e ambientale, amplia e modifica il concetto di trauma includendovi non solo eventi o comportamenti eclatanti, ma anche misconoscimenti, incomprensioni e aspettative genitoriali, anticipando di decenni le ricerche sul “trans-genitoriale”.[3]

In questo modo, l’analista ungherese, approfondisce l’influenza patogena di eventi non rilevanti e microscopici ripetuti che acquistano un’importanza retrospettiva.

Nell’opera “Confusione delle lingue” l’autore parlando della relazione tra adulti e figli, distingue un linguaggio della tenerezza ed un linguaggio della passione.

Nei bambini tracce di amore oggettuale si manifestano solo come richiesta di tenerezza.

Possono, inoltre, manifestare nei confronti dei genitori atteggiamenti che ricordano la sessualità adulta, ma fondamentalmente sono espressione dei loro bisogni infantili.

Nell’imitare comportamenti adulti, come quello della madre o del padre, il bambino è alla ricerca della tenerezza, della vicinanza emotiva del genitore.

I bambini giocano a prendere il posto di un genitore, ma solo nel mondo della fantasia, nel caso vengano scambiati realmente per adulti possono vivere un’esperienza angosciante.

Rispondere al comportamento infantile con un atteggiamento fisico, che rientra, quindi, nel linguaggio della passione, espone il bambino a traumi altrettanto gravi del maltrattamento o della mancanza di affetto.

“Se ai bambini che attraversano la fase della tenerezza, si impone più amore o un amore diverso da quello che desiderano, ciò può avere conseguenze altrettanto patogene della privazione d’amore.”**[4]**

In queste parole Ferenczi ritorna ad affermare l’importanza e la realtà del trauma sessuale, provato dalle tante confessioni di pazienti che rivelano d’aver compiuto abusi su bambini.

Nei casi in cui il bambino subisca un abuso può arrivare a sottomettersi ai desideri dell’adulto identificandoli come suoi desideri, quindi, introiettandoli assieme al comportamento abusante dell’altro ed agendoli.

In questo modo l’evento traumatico sembra scomparire come realtà esterna e da extrapsichico diviene intrapsichico e inconscio, quindi sottoposto al processo primario.

Viene mantenuta la sensazione di tenerezza che aveva primariamente caratterizzato la relazione con il genitore; viene introiettato anche il senso di colpa dell’altro, in modo che il bambino si senta colpevole.

Ferenczi parla di “terrorismo della sofferenza”: per mantenere un rapporto tale da ricevere tenerezza e sicurezza il bambino è disposto ad assumersi le colpe degli adulti fino a diventare compiacente.

Quest’ultimo descrive un particolare tipo di scissione che si manifesta nel bambino vittima di abusi, in parte egli regredisce ad uno stato infantile distanziando e dimenticando ciò che è accaduto per mantenere il buon rapporto con il genitore.

Nello stesso tempo si verifica una progressione traumatica, cioè una parte della personalità si sviluppa in modo precoce; alcuni bambini, inoltre, sviluppano una particolare capacità nel riconoscere ed assecondare i bisogni degli altri e arrivano ad occuparsene come se fossero infermieri o dei terapeuti, prendendosi cura, in questo modo, del genitore depresso o aggressivo, prevenendo o cercando di lenire il disagio del caregiver per mantenere una relazione di tranquillità.

Molti di loro da adulti intraprenderanno una professione di aiuto, come psicologi, medici o infermieri.

Il termine freudiano Nachtraglichkeit, che può essere tradotto con posteriorità è di grande attualità nello studio della memoria e del trauma psichico.

Freud colloca i traumi sessuali intorno ai 4-5 anni di età, questi, secondo l’autore, non producevano effetti all’epoca in cui si verificavano, ma la loro traccia psichica si conservava, riattivandosi più tardi quando il ricordo sviluppava “una potenza del tutto assente nell’episodio originario” agendo “come se fosse un episodio attuale” in “un’azione postuma di un trauma sessuale”[5]

Il concetto di Nachtraglichkeit mostra come la successiva elaborazione di eventi passati può comportare una ricaduta patogena, quindi Freud sottolinea come il ricordo di un trauma può diventare patogeno nella sua trascrizione, rielaborazione.

Nelle prime teorizzazioni sull’amnesia infantile, l’autore ha rilevato la non rappresentatività verbale dei ricordi precoci di traumi, la cui traccia non è mai reperibile nel ricordo cosciente ma soltanto nei sintomi della malattia”**[6]**

Nei traumi psichici infantili sono dominanti le memorie pre-verbali e pre-simboliche che vengono definite come memorie procedurali, implicite.

Le memorie precoci, quindi, non possono essere fissate nella memoria semantica perché inizia a svilupparsi durante il secondo anno di vita, mentre la memoria autobiografica si sviluppa intorno ai 3 anni.

La memoria implicita, non verbale, mediata da molti sistemi tra cui quello della paura che comprende l’amigdala e le aree collegate, è invece più precoce e tende a lasciare un’impronta indelebile.

LeDoux, a tal proposito, sottolinea che “i ricordi traumatici inconsci di paura, stabiliti attraverso l’amigdala e le sue connessioni, sembrano impressi a fuoco nel cervello ed è probabile che ci accompagnino per tutta la vita”.**[7]**

La differenza tra Freud e Ferenczi circa l’elaborazione di un trauma infantile sta che nell’affermazione di quest’ultimo: “il trauma non può essere ricordato perché non è mai stato cosciente, può solo essere vissuto e riconosciuto come passato”.[8]

L’analista ungherese sostiene, quindi, che durante i primi anni di vita, i bambini hanno pochi ricordi coscienti, per lo più sensazioni e conseguenti reazioni corporee: “Il ricordo resta codificato nel corpo ed è solo lì che è possibile risvegliarlo.”

In alcuni momenti del trauma il mondo oggettuale scompare del tutto o in parte: “tutto diventa sensazione senza oggetto, quindi ne consegue che è ingiustificato pretendere dall’analisi il ricordo cosciente di qualcosa che cosciente non è mai stato.”[9]

L’autore, come le sue teorie mostrano, è riuscito a cogliere il livello somatosensoriale a cui prevalentemente sono legate le esperienze infantili traumatiche.

Anche la moderna ricerca teorico-clinica conferma l’impossibilità di simbolizzare ed elaborare vissuti traumatici, tali esperienze restano a livello iconico o somatosensoriale, causando disagi somatici, disturbi comportamentali, incubi e flashback.[10]

Un vissuto traumatico infantile, quindi, può essere riscritto?

Ancora una volta Ferenczi sembra venire in soccorso sottolineando come l’ambiente umano non è solo fonte di dispiaceri da cui si generano le strutture psichiche, ma ha anche la funzione di riparare il danno: “L’aiuto offerto dal grembo materno e da un forte abbraccio rende possibile un completo rilassamento anche dopo un trauma sconvolgente, cosicché le forze proprie della persona sconvolta si possono dedicare al lavoro di riparazione.[11]

È da notare come l’entità del danno è sempre posta in relazione al mondo degli adulti da cui il bambino dipende, poiché il trauma comprende le relazioni del tessuto umano in cui la vittima è inserita.

L’assistenza che la vittima riceve o non riceve dai suoi oggetti edipici, i quali possono essere i genitori, ma anche qualsiasi adulto da cui la vittima si aspetta aiuto e protezione, non è qualcosa di sparato da trauma, in quanto lo shock ha effetti diversi a seconda di come l’ambiente umano/emotivo che circonda la vittima reagisce.

Tenendo fede alle parole di Ferenczi si potrebbe parlare del potere “cicatrizzante” dell’ambiente umano che non è qualcosa di cristallizzato una volta per tutte.

“Lo scopo dello psicoterapeuta non è produrre uno stato mentale, ma produrre una mobilità mentale che permetta di seguire un percorso nel futuro”**[12]**, queste parole mostrano come la psicoterapia, similmente all’ambiente umano dal potere “cicatrizzante”, potrebbe diventare un percorso di continua ricerca di riscrittura della “scena iniziale”.


[1] Freud S., 1920, pag. 215.

[2] Ferenczi, S., 1988, p.280; Borgogno, 2003.

[3]Pathman, T., Larkina, M., Burch, M., e Bauer, P. J. (2013). Young children’s memory for the times of personal past events. Journal of Cognition and Development, 14, 120–140.

[4] Ferenczi S., 1932 a, Confusione delle lingue tra adulti e bambini, in “Fondamenti di Psicoanalisi”, Rimini, 1974, vol.3  pag.97.

[5] Freud S., 1896 b, Etiologia dell’Isteria, in “Opere”, Bollati Boringhieri, Torino, 1989, vol. 2 pag. 309.

[6] Freud S., 1896 b, pag. 311

[7] LeDoux J. (1996), “Il cervello emotivo. Alle origini delle emozioni”, Baldini e Castori, Milano  1998 pag.262.

[8] Ferenczi S., 1920-1932,Note e Frammenti, in “Opere”, Cortina, Milano, 2002, vol.4  pag. 263.

[9] Ferenczi S., 1920-1932, pag. 250.

[10]Van Der Kolk., “Psychological Trauma”, in American Psychiatric Press, Washington D.D., 1987.

[11] Ferenczi, S. (1932b ). Diario Clinico. Gennaio-Ottobre 1932. A cura di J. Dupont, trad.it., Milano: Raffaele Cortina Editore 1988, pag. 132.

[12] Kelli, G. The Language of Hypothesis, 1964, p. 157.

 

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