Una coppia a metà. il coraggio e la paura di lasciar andare

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Teresa Colaiacovo - Una coppia a metà. il coraggio e la paura di lasciar andare

Daniela e Guido  (nomi di fantasia) mi richiedono un supporto psicologico di coppia perché non riescono più a comunicare e a trovare la sintonia che c’era un tempo, sintonia dialogica e sessuale.

Daniela mi dice che il marito si isola e per questo lei inizia a lamentarsi, Guido mi dice che appena sente Daniela lamentarsi cambia stanza pur di non sentirla.

Ascoltando le loro parole non può non venirmi in mente il terzo assioma della comunicazione di Watzlawick: la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazioni tra i partecipanti.[1]

In questo caso vediamo come il problema coniugale, di cui ciascun coniuge è responsabile al 50%: lui  chiudendosi altrove e lei lamentandosi per l’assenza del marito.

Guido spiega che va altrove perché si difende dai moniti della moglie e Daniela spiega che si lamenta perché lui è passivo.

In sintesi potremmo dire: “ Io mi allontano perché tu ti lamenti” e “ io mi lamento perché tu ti allontani”.

Un’esperienza comune mostra una visione divergente tra i due ed inoltre è importante sottolineare che questo tipo di comunicazione potrebbe continuare all’infinito.

Importante è stato far notare a Guido che “non si può non comunicare” e che quindi, anche il suo stare in silenzio e spostarsi in un’altra stanza è una comunicazione effettiva e che quello che lui sente come difesa per Daniela è un’offesa.

Dopo questa breve premessa, loro si guardano e scoppiano a ridere.

Guido mi dice: “Secondo lei siamo così banali?”

Io ricordo loro che così come non c’è una gerarchia del dolore non c’è nemmeno una gerarchia della banalità e che in questo spazio loro possono tranquillamente cercare di abbandonare il giudizio che hanno su sé stessi.

Mi raccontano di giornate lunghe di lavoro, giornate in cui entrambi tornano a casa stanchi e spesso stressati.

Chiedo prima a Daniela e poi a Guido cosa vorrebbero trovare una volta entrati a casa; Daniela prontamente mi risponde: “un uomo che mi faccia ridere”, mentre Guido più timido e quasi restio mi dice: “ un’opera di Bach in sottofondo e il profumo della cena, magari della polenta che faceva mia mamma..”

Daniela in quel momento urla: “Vedi, pensi solo a tua mamma… la polenta di tua mamma, il tacchino di tua mamma, i dischi di tua mamma… vai a vivere con tua mamma!”

Guido indica con il dito Daniela e mi dice: “Vede, dottoressa, appena parlo di ciò che vorrei o di mia mamma, lei inizia o ad urlare o a lamentarsi… e poi mi dica se sono io quello anormale..”

Mi pare di cogliere il collegamento tra ciò che vorrebbe e l’argomento mamma, quindi mi permetto di chiedere a Guido com’era la sua vita prima di Daniela e come fosse il suo rapporto con i genitori.

Lui mi descrive una casa enorme con un bel giardino, il silenzio che gli permetteva di studiare e la bellezza di studiare mentre aleggiava dalla cucina il profumo di ciò che sua mamma cucinava, inoltre dice: “perché mamma è una donna d’altri tempi, non lavorava e gestiva la famiglia e quindi sapeva ri-creare l’armonia..”

Daniela diventa paonazza, sembra sia sul punto di esplodere, ma si alza velocemente, e va via dicendo solo: “fatti curare insieme a tua mamma!”

Guido sembra vergognarsi e mi chiede cos’ha sbagliato questa volta.

Provo a spiegargli che tra i motivi di crisi in una coppia, oltre alla violazione del contratto di coppia, ai forti stress che coinvolgono la vita dell’individuo in coppia, ai tradimenti o alla crescita personale di uno dei due partner che può non essere compresa o complementare con il percorso dell’altro c’è la non risolta uscita di uno dei due partner dalla famiglia di origine..per spiegarmi meglio cito un passo della Bibbia: “… l’uomo lascerà il padre e la madre, si stringerà alla sua donna e saranno una sola carne…”[2]

Sottolineo, inoltre, che il lasciare non è solo quello fisico, ma emotivo e mentale.

Guido sembra pensieroso e mi dice: “Quindi come facciamo?”

Io gli rispondo che affinchè io possa offrire un supporto psicologico alla coppia bisogna che entrambi partecipino agli incontri e che entrambi abbiano degli obiettivi comuni, appunto obiettivi di coppia.

Guido mi dice: “ e se volessi solo io fare un percorso con lei, perché forse davvero non ho voglia di stare in coppia?”

Gli dico che può, certo e gli consiglio di pensarci e magari di rendere partecipe Daniela.

Mi saluta dicendo: “alla fine con un si ti impicci e con un no ti spicci”

Gli chiedo il senso di questo proverbio popolare e lui mi dice: “ se non avessi detto si sull’altare non mi sarei impicciato…”

Lo saluto con una frase a me cara sulla quale vorrei riflettesse: “ la gente pensa che l’intimità riguardi il sesso. Ma l’intimità riguarda la verità. Quando ti rendi conto di poter dire a qualcuno la tua verità, quando puoi mostrarti a loro, quando ti trovi di fronte a loro e la loro risposta è sei al sicuro con me, questa è l’intimità..”[3]

Mi sorride e dice: “voglio trovare la mia verità, senza Daniela, perché credo di averla persa con lei..”

Ci congediamo entrambi con molti pensieri  e fissando un incontro “solitario” per la prossima settimana.

Penso a Guido e a Daniela e mi ri-propongo una domanda che faccio spesso anche a  me stessa:“ Quali sono i veri “goal” della vita, quelli che durano più del tempo di esultare?”


[1] Watzlawick P., Beavin J. H., Jackson D D., Pragmatica della comunicazione umana., Astrolabio 1971.

[2] Genesi, 2, 24.

[3] Reid T. J., I sette mariti di Evelyn Hugo

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