“Di tanto in tanto sparire, mai per sempre…”
E. CANETTI
Con la serie tv su Netflix è tornato alla ribalta un caso che ha sconcertato le nostre coscienze, una morte bianca che chiede vita.
Una Ragazzina di 13 anni, Yara, ginnasta, dalle emozioni profonde scritte su un diario.. una sera, rientrando a casa ,incontra chi fa di lei una Vittima.
Una famiglia “normale”, dignitosamente composta nell’affrontare un dolore che non ha nome rilascia dichiarazioni per descrivere Yara.. parole che sanno di semplicità: una adolescente non conflittuale, non oppositiva che cerca il suo spazio nel mondo.
La ragazza scompare il 26 Novembre 2010 da Gabarate di Sopra … dopo 3 mesi viene trovato il suo cadavere, il freddo di quei mesi ha fatto da sfondo e anche da concausa per la morte della ragazza.
Il caso ha assunto una grande rilevanza mediatica, oltre che per la giovane età della vittima, anche per l’efferatezza del crimine e per diversi avvenimenti verificatisi nel corso delle indagini, come l’arresto e il successivo proscioglimento di un primo sospettato, le circostanze del ritrovamento del corpo e, soprattutto, l’estesa indagine condotta sulla popolazione locale effettuando il test del DNA a 25 700 persone.[3]
Il relativo procedimento giudiziario si è concluso il 12 ottobre 2018 con la condanna definitiva all‘ergastolo di Massimo Bossetti, operaio edile di Mapello, il cui movente sarebbe stato un’aggressione sessuale.
Ma chi è Massimo Bossetti?
Un operaio, un comune padre di famiglia, un uomo che non si scompone, dichiarando sempre la sua innocente, nemmeno davanti la perdita della libertà e della famiglia.
Questo lo renderebbe “un animale a sangue freddo”, questa caratteristica si potrebbe collegare sia come indizio di presunta colpevolezza che ad un tratto di psicopatia con un a bassa affettività è una sorta di dissociazione corpo mente, che si riferisce al fatto che nel corpo non si trasmette il vissuto della mente. Ma potrebbe anche essere una caratteristica di un profilo di un ordinario uomo di provincia con le sue abitudini, i suoi ritmi e i suoi rituali. Il passato di quest’uomo è sicuramente un passato complesso: la paternità di cui viene a conoscenza dopo, frutto di in una relazione extraconiugale materna, per esempio, può essere indicatore di tensioni e difficoltà ambientali. Un’altra caratteristica che emerge è lo sguardo di Bossetti nelle fotografie: sempre impostato, ma rilassato e sorridente come in una posa da icona consumata, ciò che colpisce e il look curato con un pizzo delineato, le fotografie con le sopracciglia tinte come il pizzo con i colpi di sole .
Una persona a cui piace essere pulita, ordinata, ed esteticamente ineccepibile e regolare. Questi possono essere segni di narcisismo o incapacità di emozionarsi anche per una banale fotografia di repertorio? Il movente? Uccidere piuttosto che perdere lo status, piuttosto che perdere quella normalità impostata come il suo sguardo e la sua posa nelle fotografie. Emerge anche da varie perizie psichiatriche che non appare in Bossetti alcun pentimento, alcun cedimento emotivo perché le emozioni probabilmente non gli appartengono, è un animale a sangue freddo.
L’apparente assenza di un movente e la presenza di una cosiddetta personation che consiste in tagli poco profondi inflitti non per uccidere e solo dopo che la vittima aveva perso conoscenza ci permettono di attribuire questo delitto ad un potenziale omicida seriale il cui modus operandi appare ancora in via di sperimentazione.
Probabilmente per anni Massimo Giuseppe Bossetti ha tratto piacere dal fantasticare il controllo, le sevizie e l’omicidio di un’adolescente.
Nei giorni che hanno preceduto l’omicidio di Yara, Bossetti stava vivendo un momento difficile con la moglie una tensione legata anche alle difficoltà incontrate dallo stesso sul lavoro, queste hanno avuto , verosimilmente una funzione potenziale di trigger e potrebbero averlo condotto all’ act out.
Quello che risulta evidente è che Bossetti non ha occultato il corpo della propria vittima come serial killer disorganizzati, ma come sei al killer organizzati ha cercato accordi, ha corteggiato, ha pianificato le modalità di cattura ed il trasporto della vittima, ha condotto armi sulla scena del crimine e non le ha abbandonate dopo l’uso, si è servito di un mezzo di trasporto, ha commesso l’omicidio lontano da casa in una zona a lui ben conosciuta, è un soggetto socialmente competente con una facciata di normalità che viveva con una compagna ed i suoi figli.
Lo stesso ha seguito il caso sui media ed infine ha siglato il proprio delitto attraverso la cosiddetta personation: i tagli inferti sul corpo di Yara sono da considerarsi azioni gratuite, non finalizzate all’omicidio, ma un indicatore della personalità di un omicida e rappresentano le sue manifestazioni più caratteristiche delle sue patologiche fantasie.
Bossetti ha catturato Yara secondo la cosiddetta tecnica dello squalo.
i serial killer che catturano le loro vittime con questa tecnica cercano un loro prede attraverso un mezzo di trasporto, macchina o furgone, le catturano velocemente e le uccidono o nel luogo della cattura o dopo averle trasportate con il proprio mezzo in un posto isolato e conosciuto dove possono agire indisturbate.
È verosimile che massimo borsetti sia un predatore sessuale violento affetto da una forma di pedofilia detta hebephilia, Una parafilia confermata dalle sue ricerche al computer infatti lo stesso nelle sue ricerche guardava giovani adolescenti tra gli 11 e i 13 anni nonostante l’assenza di una vera e propria attività sessuale, l’omicidio di Yara ha una chiara componente sessuale come la maggior parte degli omicidi senza movente ed il suo autore può essere considerato un omicida per lussuria.
Dall’analisi della scena del crimine si evince che Bossetti non ha abusato sessualmente della propria vittima e neanche si è masturbato sulla scena del crimine, ha raggiunto semplicemente la propria gratificazione sessuale colpendo la vittima e infierendo su di lei con un’arma bianca. Bossetti ha sostituito al pene il coltello e con quello ha penetrato la vittima.
Dalle indagini è emerso un altro dato importante Bossetti è un bugiardo patologico tanto da essere soprannominato dai colleghi “favola”.
È emerso come lo stesso giorni prima aveva cercato sul suo computer “vagina depilata di ragazza..”, una ricerca che potrebbe essere il fantasmatico del perverso.
Appare inquietante aver appreso come lo stesso torna sul luogo del crimine più volte per verificare per esempio le condizioni del cadavere oppure per rivivere il desiderio provato in quel momento quindi a livello fantasmatico.
Cos’è l’ebefilia?
È il forte persistente interesse sessuale degli adulti nei confronti dei bambini pubescenti che sono nella prima adolescenza virgola in genere di età compresa tra 11 e 14 anni e mostrano i primi stadi di sviluppo fisico. Si differenzia dalla pedofilia (‘interesse sessuale primario esclusivo nei bambini prepuberi) e dalla EFEBOFILIA ( l’interesse sessuale e primario negli adolescenti successivi in genere di età compresa tra 15 e 18 anni.) https://www.teresacolaiacovo.com/sessuologia/clinica/i-veri-mostri-non-assomigliano-a-dei-mostri-profilo-del-pedofilo.html
La nozione di perversione si costituisce da sempre come tra le più complesse, confuse e dibattute questioni dell’intera psicopatologia, soprattutto in quanto risulta assai problematico svincolarsi completamente dall’assunzione di una presunta norma sessuale, culturalmente e socialmente condizionata e rapidamente variabile. Ad esempio, è sufficiente ricordare tutte le vicissitudini attraversate dall’omosessualità come categoria nosografica, sia descrittiva che eziologica, considerata da sempre come manifestazione di un comportamento sessuale deviante, e riabilitata dai manuali diagnostici come espressione di una sessualità normale solo in tempi estremamente recenti.
Il termine di perversione si colloca in una continua e costante enigmaticità tra deviazione e sovversione della norma, tra incapacità di conformarsi e intenzionalità di volerne spostare i limiti consensualmente ammessi, tra malattia e fenomeno sociale e di costume innovatore, e per finire tra condotte disgiunte o contigue alla normalità affettiva ed erotica (Chasseguet-Smirgel, 1983).
Interessante è il concetto che un individuo è perverso solo quando l’atto erotico viene utilizzato per evitare una relazione a lungo termine, emotivamente intima, con un’altra persona. Il comportamento sessuale, invece, non è perverso, quando è a servizio della costituzione di una relazione intima e stabile (Gabbard, 1994).
Al di là delle etichette, che seppur importanti, non esauriscono ciò che è l’anima o la mente umana, credo che quello vada rispettato è il dolore di chi sopravvive (la famiglia) e il dolore di chi non ha più voce, Seneca disse: «Lieve è il dolore che parla. Il grande dolore è muto».