Sara Campanella e Ilaria Sula: i 5 segnali di allarme emersi in una seduta

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Teresa Colaiacovo - Sara Campanella e Ilaria Sula: i 5 segnali di allarme emersi in una seduta

“…Il maggiore nemico dell’uomo è la paura, che appare sotto forme così diverse come la vergogna, la gelosia, la collera, l’insolenza, l’arroganza…
Qual è la causa della paura?
La mancanza di fiducia in se stessi…”
(Svami Prajnanapada)

Seguo Brigida già da diversi mesi, è una ragazza di 23 anni con una forte ansia verso il futuro e teme che le sue scelte possano ferire i genitori. Brigida spesso mi ha parlato della sua storia iniziata già da un anno con Damiano, una storia fatta di ricordi belli e (riporto in corsivo le sue parole)” lui è il mio porto sicuro, anche se a volte sbaglia e ne soffro lo perdono perché ho paura di perderlo e poi io sono brava a dimenticare tutto”. Ho provato più di una volta a cercare insieme a Brigida le motivazioni che la portano a dire che lui sbaglia e che lei in qualche modo si sente brava nel dimenticare tutto, ma ho sempre trovato una forte resistenza da parte della stessa nel parlarmi della sua relazione, quasi come se avesse paura di me o del mio giudizio.

Mi ha detto spesso che del suo rapporto non ne parla nemmeno in famiglia perché teme proprio il giudizio e che i suoi genitori possano minare la sua felicità.

Ho letto il tutto come una dinamica transferale[1], in cui anche io rappresento l’autorità che potrebbe giudicarla e minare la sua felicità.

Qualche giorno fa Brigida arriva scossa ed agitata virgola non l’ho mai vista così, inizia a piangere e quando le domando il perché mi mi dice: dottoressa ma lei ha sentito o letto la storia di Sara Campanella?” In tutti i social vengono mostrate scene che mi fanno stare male”

Quando chiedo a Brigida come mai il tutto, pur essendo un episodio molto doloroso della storia italiana, la fa stare così male lei mi dice” a volte anche Damiano ha degli atteggiamenti simili al ragazzo di Sara… mi stringi le mani con forza quando siamo in giro e ci sono dei ragazzi che possono guardarmi, ha voluto le mie password per localizzararmi sempre con il telefono e poi in alcuni momenti quando si arrabbia anche per motivi suoi è aggressivo con me, oltre a rispondermi male, mi strattona… insomma ho paura di fare quella fine..”

Leggo il terrore negli occhi di Brigida, forse questa è la prima volta in cui lei mi vede come l’adulta che può proteggerla… mentre l’ascolto mi ripeto che pur non amando l’invadenza estrema dei giornalisti del dolore e come spesso le dinamiche social tendano a fare diagnosi senza averne il diritto, ammesso che un diritto esista, in questo preciso momento sento di ringraziare il materiale e chi si occupa di quel materiale perché, come in questo caso, ha aperto una finestra importante nel mondo di sara, in cui io forse posso entrare.

Ripenso agli omicidi di Sara Campanella e Ilaria Sula , due ragazze vittime di giovani uomini, entrambe uccise poco più che ventenni. Hanno molto in comune le tragiche storie di Ilaria Sula, studentessa romana della Sapienza, e di Sara Campanella, palermitana e studentessa a Messina: sono morte giovani, per mano entrambe di ragazzi coetanei o di poco più grandi. Ma perché accade?

Due femminicidi in pochi giorni.

Il corpo di Ilaria Sula, 22 anni. studentessa romana della Sapienza, è stato trovato in fondo a un dirupo nei pressi del Comune di Poli, all’interno di una valigia. Ad ucciderla a coltellate, per poi gettarne il corpo, sarebbe stato l’ex fidanzato Mark Samson, di origini filippine. Lunedì Sara Campanella, 22 anni, nata a Misilmeri (Palermo), è stata uccisa a coltellate davanti l’Università di Messina da un suo collega, Stefano Argentino, 27 anni, che da due anni la perseguitava con messaggi e inviti ad uscire.

 

«Rabbia e frustrazione non controllabili»

«Ogni caso presenta le sue peculiarità in ordine a motivazioni e modalità operative - ad ogni modo il comune denominatore di tutti questi delitti è da ricercare sul piano psicologico nell’incapacità di metabolizzare rifiuti e abbandoni. Per questi soggetti, la rabbia e la frustrazione divengono emozioni non controllabili e anziché essere elaborate sul piano del pensiero vengono agite e l’oggetto sul quale ‘scaricarle’ letteralmente diventa la vittima». Una «escalation di violenza» che, spiega la dottoressa, «non è assolutamente immediato poter prevedere anche perché, in una ratio auto protettiva, il pensiero prevalente è sempre quello che ‘certe cose’ non possano accadere a noi».

 

I campanelli d’allarme

Esistono però dei campanelli d’allarme, dei comportamenti a cui le donne dovrebbero prestare attenzione. «Se e quando ci si trova in un contesto relazionale in cui l’altra parte mostra comportamenti ossessivi e intrusivi nella nostra vita - prosegue - generando in noi una preoccupazione, bisogna immediatamente attivarsi e monitorare tipologia e frequenza di questi comportamenti che, se non si interrompono nell’immediatezza, diventano realisticamente un campanello di allarme. Nel caso di Sara, era difficile che la ragazza arrivasse a ritenere che il suo collega potesse compiere un gesto così estremo, ma quello che dobbiamo sottolineare è che laddove i comportamenti intrusivi provochino uno stato di allerta e soprattutto se si nota una escalation in termini di frequenza e/o di modalità bisogna denunciare».

 

Perché è sbagliato parlare di raptus

Sbagliato parlare di ‘raptus’ davanti a questi casi. «A mio avviso è improprio e fuorviante - sottolinea Bolzan - specie per ciò che attiene il caso di Messina. Dobbiamo infatti tenere conto della persecutorietà dei comportamenti antecedenti del ragazzo, cosa che, a mio avviso, ha un peso enorme nella valutazione dell’excursus e dei processi mentali che poi lo hanno portato ad agire».

Cosa bisogna fare

Femminicidi, tanti, troppi. Uno diverso dall’altro, ma anche uno simile all’altro. «L’attenzione mediatica è altissima, ma lo è altrettanto la frequenza di questi comportamenti - spiega - Al verificarsi di determinati fenomeni infatti contribuiscono una pluralità di variabili, ovviamente non parliamo di responsabilità o colpe, ma di azioni concrete che la società dovrebbe intraprendere non solo in un’ottica repressiva, ma al contrario preventiva e informativa su ciò che è o non è una relazione sana».

A scendere in campo devono essere la società, la scuola, i genitori. «Dobbiamo spiegare ai ragazzi dove risiede il confine tra l’attenzione e l’intrusione - dice Bolzan - A casa basterebbe si parlasse di più di ciò che accade nella vita, soprattutto degli adolescenti, ma per farlo è necessario che in primis i genitori abbiano uno sguardo attento e non giudicante. Inoltre dobbiamo sensibilizzare le ragazze rassicurandole rispetto al fatto che denunciare si può e le misure ci sono. La privazione della libertà di scelta e l’intrusività nella vita altrui sono campanelli di allarme molto rilevanti».

Femminicidio Sara Campanella, la ragazza accoltellata in strada a Messina dal collega di università Stefano Argentino, la criminologa Roberta Bruzzone, intervenuta su Radio RTL ha tracciato il profilo psicologico dell’omicida, che ha agito trasformando la frustrazione del rifiuto in violenza. Lo definisce infatti un perfetto esempio di ossessione morbosa che sfocia in comportamenti aggressivi che troppo spesso vengono sottovalutati dalle donne perché sono portate a scambiare le attenzioni insistenti, con forme di corteggiamento.

Definisce il caso particolarmente emblematico di una condotta che apparentemente può sembrare innocua anche se maldestra, e che per questo non è stata segnalata come dovuto. Il ragazzo infatti, come confermato dai testimoni che conoscevano Sara Campanella, era particolarmente assillante arrivando ad atteggiamenti di vero e proprio stalking, tuttavia la studentessa non aveva mai denunciato le azioni sospette, probabilmente perché non pensava che lui potesse arrivare a compiere un gesto simile, anche se aveva confidato agli amici di avere paura.

 

Femminicidio Sara Campanella, Roberta Bruzzone: “Delitto premeditato dopo rifiuto della vittima”

Roberta Bruzzone parlando del femminicidio Sara Campanella ha rinnovato l’appello a tutte le donne, invitandole ad imparare a riconoscere questo tipo di atteggiamenti sospetti, caratteristici degli uomini affetti da disturbo narcisistico di personalità ma che non vengono segnalati in tempo. I casi di cronaca infatti purtroppo confermano che troppo spesso non si interviene a bloccare il comportamento ossessivo e morboso del soggetto che può esplodere dopo aver subito un ennesimo rifiuto.

 

Quando la dimensione ossessiva non può essere più proiettata sulla vittima allora sfocia in aggressione“, dice la criminologa, aggiungendo che queste persone solitamente immaginano una vera relazione, manifestando interesse anche quando dall’altra parte non sono corrisposti e quindi scambiano la gentilezza con un invito a perseverare. Sulla dinamica del delitto Bruzzone sostiene che si tratti di un omicidio premeditato, perché questo tipo di personalità tende sempre a progettare l’aggressione nel tempo, soprattutto quando si rende conto che non ci sono le possibilità di portare avanti un rapporto.

 

Dopo aver accolto il dolore e la paura di Brigida, le chiedo di invitare i genitori nella prossima seduta perché mi piacerebbe che anche loro sapessero le emozioni che la ragazza sta vivendo.

Brigida mi dice che le fa paura parlare con i genitori, e che avrà bisogno del mio aiuto e io le rispondo con una frase che mi emoziona: “Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.
(Martin Luther King Jr).

Brigida sorride ed esce.

 

 



[1] Il transfert in psicologia è un concetto chiave introdotto da Sigmund Freud. Si tratta di un fenomeno che si manifesta spesso nel corso della terapia, ma che può anche emergere in altre relazioni interpersonali. La comprensione del transfert e delle sue implicazioni risulta essenziale per chi lavora nel campo della salute mentale, in quanto esso può influenzare in modo significativo la dinamica terapeutica e, conseguenzialmente, il processo di guarigione del paziente.

 

 

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