CONFUSIONE DELLE LINGUE TRA GHOSTING, SEXTING E VIRTUALE

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Teresa Colaiacovo - CONFUSIONE DELLE LINGUE TRA GHOSTING, SEXTING E VIRTUALE

Terenzio ha 44 anni e fa da 20 anni l’impiegato in banca (nomi e dettagli sono di fantasia) inizia un percorso psicologico perché mi dice: “da quando ho deciso di rimettermi sul mercato, dopo 1 anno dal divorzio mi rendo conto di non capire il mondo…” 
chiedo a Terenzio di spiegarmi meglio e mi dice: “non capisco le donne…in queste app di incontri mi sembra di incontrare squilibrate…”
non è difficile immaginare che dopo un trauma, il trauma della separazione, sia difficile riuscire a ri-inserirsi nelle dinamiche relazionali….

chiedo a Terenzio di raccontarmi come si é sentito nell’ approcciarsi al mondo delle app di incontri e mi dice: “ all’ inizio sembrava un parco giochi, tutte disinibite, tutto sembrava a portata di click…ma poi diventava difficile riuscire ad organizzare un incontro reale,  sembrava che volessero mantenere tutte nel mondo virtuale e poi veniva fuori la verità. “
chiedo a Terenzio cosa intende per veritá e mi dice:” alcune volevano l’ amante amico, altre mettevano foto non reali e poi mi sento in imbarazzo a parlarne di una nello specifico perché lì il pazzo sembro io…”

mentre Terenzio mi parla mi interrogo sulle sue parole amante/ amico e cerco di capire l’ importanza che può avere l’amante terapeutico/a per tenere in piedi una relazione.
L’ amore ortopedico é quella forma di amore che caratterizza la societá contemporanea. Si tratta dell’ invenzione da parte della coppia di un terzo, di una specie di stampella che li tenga insieme. Quindi, in assenza di questo vero terzo, che Lacan chiama amore, ovvero ció che rende possibile il rapporto sessuale, la coppia contemporanea è chiamata ad inventare un surrogato , un qualcosa che faccia finta di….. è ciò a cui abbiamo assistito durante il coronavirus, é appunto caduta la stampella immaginaria che univa la coppia. Per questo molti a-mori sono finiti.

( J.LACAN, Per una clinica moderna) 

Chiedo a Terenzio cosa lo ha scosso principalmente dei social e delle app di incontri, e lui mi dice: “ c’ era una donna con la quale facevamo sesso virtuale… era belle, leggera ed aperta…”
qui, torna la dinamica del Sexting

Con il termine sexting si intende lo scambio di materiale a contenuto sessuale tramite dispositivi tecnologici (Van Ouytsel et al., 2015). La parola è stata utilizzata la prima volta nel 2005 da The Daily Telegraph (Gassò et al., 2019), diventando termine ufficiale nel 2009 (Gaylord, 2011). Come si nota esso deriva dalla fusione di sex e texting.

Il sexting è diventato una forma di comunicazione intima sessuale in totale sintonia con il fenomeno della tecnologizzazione (Döring, 2014). In un’accezione ristretta, è l’invio di immagini esplicite personali (Marume et al., 2018); in questo caso, si parla di sextingprimario (Schmitz, Siry, 2011). Adottando una visione più ampia, può essere definito come la diffusione di contenuti sessuali a terzi, attraverso l’invio, la ricezione di foto, video particolarmente espliciti e messaggi di testo (Villacampa, 2017) e viene definito sexting secondario (Schmitz; Siry, 2011). Mentre nel primo caso si ha solo un invio consensuale tra due persone di contenuti erotici e messaggi a sfondo sessuale, nel secondo caso molte volte tale invio non è consensuale e porta a conseguenze più deleterie dal punto di vista psicologico in quanto non vi è consenso (Lievens, 2014).

È chiaro, quindi, che in una sola parola confluiscono molti tipi di comportamento.

Da un punto di vista psicologico, è stato dimostrato come il sexting abbia un impatto emotivo sugli adolescenti (Madigan et al., 2018), che, nel breve termine non ha un risvolto negativo e che sarebbe associato a un’attivazione corporea e un bisogno di curiosità (Del Rey et al., 2019).

Sebbene sia stato dimostrato che inizialmente il sexting non è correlato né a un comportamento a rischio sessuale né al benessere psicologico (Gordon-Messer et al., 2013), una meta-analisi portata avanti da Mori e colleghi (2019) ha provato che questo fenomeno sarebbe associato a comportamenti sessuali e difficoltà di salute mentale, specialmente negli adolescenti più giovani. Tutto ciò è sottolineato dalla quantità di suicidi a seguito di sexting (Frankel et al., 2018).

Lo stress è un fattore predittivo del sexting associato a conseguenze negative (Dodaj, 2020). Altre variabili interrelate con il sexting attengono alcuni tratti di personalità come quella borderline (Brinkley et al., 2017); problemi emozionali (Ahern et al., 2013); problemi psicosociali, iper-confidenza o sintomi depressivi (Ybarra, Mitchell, 2014).

La comunità scientifica dimostra che chi è affetto da un’ansia da attaccamento presenta atteggiamenti positivi nei confronti del sexting intendendolo come fenomeno “normale” e che migliorerà la relazione di coppia, in quanto abbassa il livello d’ansia, creando una forte intimità ma al tempo stesso dando la giusta distanza fisica e psicologica. Quindi, nell’adulto potrebbe essere un modo per esprimere l’ansia da attaccamento all’interno di una relazione sentimentale (Weissikirch, Delevi, 2011) 

Terenzio continua dicendomi di quanto la presenza di questa donna allietasse il suo quotidiano, ma ad un certo punto, fermo sulla poltrona si spettina i capelli e mi dice: “dottoressa io con lei un legame che andasse oltre questo virtuale ed oltre il sesso lo volevo davvero, solo che appena cominciavi a fare discorsi piú seri lei mi diceva che le parole dolci la imbarazzavano e che non era pronta… e io mi dico e mi sono detto per mesi come fosse possibile e si spogliasse senza il minimo pudore e poi di fronte alla tenerezza o a qualche mia esternazione affettuosa su ritirasse e mi punisse scomparendo per giorni…”

Fare ghosting significa sottrarsi all’improvviso da una relazione. Dopo un periodo di frequentazione (anche intensa), all’improvviso, chiamate e messaggi restano senza risposta e si perde quasi ogni traccia dell’altra persona. 

Il ghosting non riguarda solo i rapporti d’amore: spesso si verifica anche nei legami d’amicizia.

Nell’era del digitale, avere un profilo social aggiornato e dare testimonianza delle proprie attività quotidiane è la normalità. Eppure, nelle relazioni interpersonali una tendenza attuale è quella di porre fine a un rapporto senza dare alcuna spiegazione.

Ma perché facciamo o subiamo ghosting? E a cosa si deve la sua diffusione?

Comprendere a fondo le motivazioni del ghosting è complesso perché, di fatto, le cause possono essere molteplici. 

La prima variabile da considerare è, banalmente, la semplicità di questo comportamento: il ghosting avviene perché è facile metterlo in atto. Non si danno spiegazioni e non si devono affrontare conversazioni difficili. Archiviare un rapporto evitando le proprie responsabilità è più facile e meno doloroso. Così come è semplice sfruttare le modalità interattive dei social network per trovare nuovi contatti, è altrettanto semplice ed immediato cancellare la chat, bloccare il contatto e non farsi più sentire.

Alla base della psicologia del ghoster c’è dunque la volontà di evitare un confronto diretto e una scarsa abilità nel comunicare.

Cosa prova un ghoster?

Cosa prova dunque una persona che fa ghosting? La scelta di sottrarsi a un dialogo con l’altro e di parlare apertamente può essere legata a diverse dinamiche interiori:

  • mancanza di interesse o attrazione: in alcuni casi la decisione nasce dalla sensazione, da parte del ghoster, di uno scarto tra il proprio coinvolgimento emotivo e quello dell’altra persona
  • incertezza riguardo ai propri sentimenti o intenzioni: talvolta le persone che fanno ghosting non sanno decifrare i propri sentimenti nei riguardi dell’altro e preferiscono non indagarli. La loro scarsa gestione emotiva li rende incapaci di instaurare relazioni profonde e li orienta verso rapporti di breve durata
  • sensazione di essere sopraffatti o stressati : il ghoster può essere assalito da una sensazione di  all’andamento della relazione e maturare così un istinto di fuga
  • volontà di evitare di ferire i sentimenti dell’altra persona: può sembrare contraddittorio, ma a volte chi fa ghosting è animato proprio dalla paura di ferire l’altro e pensa che sia meglio sparire senza dare spiegazioni piuttosto che avere un confronto spiacevole

Tratto comune di queste personalità è dunque una immaturità emotiva che si traduce in una carente consapevolezza di sé e capacità di autoanalisi. Il ghosting è la strada più semplice per chi preferisce agire di impulso piuttosto che fermarsi a riflettere sulle proprie azioni e sul modo in cui queste si ripercuotono sugli altri. Non solo: spesso il ghoster è una persona che a sua volta, in passato, ha subito un abbandono ripropone quello schema di comportamento, fuggendo dai legami affettivi.

Chi fa ghosting è un narcisista?

Il ghosting è spesso un segno di atteggiamento narcisistico, ma non è sempre così. Le persone narcisiste tendono a vedere esclusivamente i propri bisogni e a mancare di empatia , per questo hanno difficoltà a considerare i sentimenti degli altri. Questa è in effetti una caratteristica di molti ghoster, spesso troppo egocentrici per preoccuparsi di come il proprio comportamento possa ferire la sensibilità altrui.

Il ghosting, secondo quanto evidenziato da alcuni studi, può essere non solo associato al narcisismo ma anche al machiavellismo e alla psicopatia, ovvero ai tratti tipici della triade oscura della personalità. Egoismo, manipolazione, inganno, perseguimento dell’interesse personale, insensibilità e mancanza di rimorso sarebbero dunque caratteristiche tipiche di molti ghoster.

Come già detto, tuttavia, in alcuni casi la decisione di sparire è legata ad altre dinamiche emotive: al timore di non saper gestire la reazione dell’altro e di procurargli dolore oppure alla paura di investire emotivamente in un legame. Non c’è dunque un identikit univoco del ghoster.

Chi fa ghosting si sente in colpa?

Ne consegue che persone che fanno ghosting non di rado possono sentirsi in colpa per le proprie azioni. Questo può derivare dal fatto di aver ferito i sentimenti o le aspettative dell’altra persona.

La colpa può essere alimentata anche dalla mancanza di coraggio nel confrontarsi apertamente l’altra persona riguardo alle proprie intenzioni o sentimenti. Molti/e ghoster – prima o dopo – si rendono conto che avrebbero potuto affrontare la situazione in modo più maturo e rispettoso.

Tuttavia, è importante notare che non tutti coloro che praticano il ghosting sperimentano sentimenti di colpa. Alcuni potrebbero giustificare le proprie azioni o ignorare completamente le conseguenze emotive sugli altri.

Perché il ghosting fa così male?

Il ghosting, anche se non tutte le persone reagiscono allo stesso modo, provoca in genere un senso di disagio che può manifestarsi con diverse reazioni emotive e comportamentali. 

Tra queste reazioni le più frequenti sono la rabbia per non aver ricevuto spiegazioni, l’idea di essere stato scaricato senza motivo; il senso di colpa e la sensazione di aver fatto una mossa sbagliata che abbia infastidito l’altro. Spesso le emozioni sono confuse e contrastanti: chi subisce ghosting resta in sospeso ad aspettare di avere una risposta che non arriverà mai. 

Questo stato mentale può:

  • aumentare le insicurezze nelle relazioni 
  • minare la fiducia verso l’altro (“Di chi potrò fidarmi la prossima volta?”)
  • diminuire l’autostima (Ho fatto io qualcosa di sbagliato, è colpa mia!”)
  • produrre comportamenti di ricerca ossessiva dell’altro.

Ad un certo punto Terenzio mi guarda mi guarda incredulo come se si aspettasse una mia risposta ed io, quasi come ad un,interrogazione, gli cito FERENCZI e la differenza tra linguaggio della passione e linguaggio della tenerezza, cercando di allontanarmi dal ghosting che Terenzio ha subito per non soffermarmi troppo su un atto che talvolta puó semplicemente non celare nulla, se non una scarsa educazione.

Parlando della relazione tra adulti e figli, Ferenczi distingue un   linguaggio della** **tenerezza e ulinguaggio della passione. Nei bambini tracce di amore oggettuale si manifestano solo come richieste di tenerezza. Possono manifestare nei confronti di un genitore atteggiamenti che ricordano la sessualità adulta, ma fondamentalmente sono espressione dei loro bisogni infantili, quali affetto, conforto, sicurezza, protezione, serenità. I bambini giocano a prendere il posto di un genitore, ma solo nella fantasia, nel caso questi vengano scambiati realmente dall’adulto possono vivere un esperienza angosciosa e disorientante. Rispondere al comportamento infantile con un atteggiamento psicologico o fisico di amore passionale, cioè confondere il linguaggio della tenerezza del bambino in una richiesta di amore adulto, espone il bambino a traumi, altrettanto gravi, del maltrattamento o della mancanza d’affetto. Un figlio, quindi, può rivolgersi al genitore con un linguaggio sessuale che imita quello adulto, ma esprime bisogni tenerezza e protezione; il genitore, soprattutto se è disturbato, può fraintendere il suo comportamento scambiandolo per una richiesta d’amore adulto e lasciarsi andare ad atti comportamentali abusanti e traumatici senza valutarne le conseguenze. Questa confusione di lingue è alla radice della seduzione traumatica incestuosa. In questi casi il bambino traumatizzato, fisicamente e psichicamente violato, disorientato e spaventato, trovandosi senza difese, non ha altro rimedio se non quello di identificarsi con il suo aggressore, o detto meglio con l’introiezione dell’aggressore, sottomettendosi a tutti i suoi desideri per assicurarsi una qualche possibilità di sopravvivenza. L’evento traumatico scompare come realtà esterna e da extrapsichico diviene intrapsichico e inconscio. In questo modo viene mantenuta la sensazione di tenerezza su un piano allucinatorio, nonostante il sentimento di colpa dell’adulto venga ugualmente introiettato. Il bambino è contemporaneamente innocente e colpevole e cessa di dare credito ai propri sensi. L’aggressore, da parte sua, spinto dall’esigenza di assolversi, denega i fatti, accrescendo con un atteggiamento di rigidità morale la colpa del bambino. Ferenczi parla di terrorismo** **della sofferenza   come mezzo dell’adulto per legare a sé i bambini: per mantenere un rapporto tale da ricevere tenerezza e sicurezza, il bambino è disposto ad assumersi le colpe degli adulti e divenendo compiacente nei confronti dei loro desideri. Identificandosi con l’aggressore, il figlio manifesta a propria volta una confusione di linguaggi che, permanendo nel tempo, lo può aiutare a divenire egli stesso un adulto perverso o un genitore abusante o un genitore abusante, come testimoniato da tanta esperienza clinica. Ferenczi descrive una particolare scissione che si manifesta nella personalità del bambino abusato. In parte egli regredisce a uno stato infantile distanziandosi e dimenticando ciò che è accaduto per mantenere un buon rapporto col genitore, che continua essere amato nonostante sia stato oggetto di sofferenza. Nello stesso tempo si verifica una progressione traumatica, cioè una parte della personalità si sviluppa in modo precoce, acquisendo caratteristiche di pseudoadultità sul piano emotivo ed intellettuale, che lo portano a farsi carico dei problemi dei suoi genitori fallimentari. La relazione d’oggetto si trasforma in relazione narcisistica. Per illustrare questa scissione, Ferenczi si avvale di una serie di immagini particolari: una che concerne la frammentazionedella parte uccisa dalla violenza dello shock, che permette parte “sopravvivendo” di condurre una vita quasi normale, ma con un prezzo mancante e inglobato all’interno della personalità. Sotto l’effetto di shock ripetuti, si possono verificare scissioni multiple, che portano nei casi più gravi all’attomizzazione della personalità. Il trauma in sé non è necessariamente tale, ma lo può diventare se in un secondo tempo viene disconosciuto dalle persone da cui il bambino dipende e soprattutto dalla madre. All’inizio ciò che si verifica è sia l’effetto della sorpresa, sia la ripetizione dei traumi, poi subentrano la noncuranza o trascuratezza emozionale, l’ipocrisia, la colpevolizzazione, il rifiuto, le menzogne che rendono il trauma patogeno. Relazione presentata al 12° Congresso dell’Associazione psicoanalitica internazionale tenutosi a Wiesbaden nel settembre 1932, op. cit. in Opere, volume quarto (1927 – 1933),ed. Raffaello Cortina Editore, 2002.

spesso nel mio lavoro clinico mi trovo a lavorare con ragazze, giovani adulte, che mi racconto di non riuscire ad esprimere tenerezza a differenza di un linguaggio o comportamenti sessualizzati, altrettanto spesso mi ri- trovo a ri- leggere con loro l’infanzia e a valutarne come in molteplici casi non abbiano avuto relazioni genitoriali o le prime esperienze sane e questo ha fatto sì che per mi dicano che preferiscono non illudersi perché la tenerezza poi nasconde sempre un doppio fine.

invito Terenzio a provare a chiedersi chi c’é al di lá dello schermo e che vissuto puó avere, piuttosto che asserire che non capisce piú il mondo, quindi a colpevolizzarsi.

lui mi dice che se questa donna avesse difficoltá lui vorrebbe aiutarla ed io gli dico chiedo: in cosa lei vorrebbe essere aiutato, invece?”

Terenzio scoppia in lacrime e mi dice: non é facile rimettersi in gioco dopo aver fallito, ho paura…dopo aver letto e ri- letto la sua paura del fallimento ed i suoi bisogni gli lascio una frase: Il fallimento è un successo se traiamo una lezione da esso.(Malcolm Forbes)



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