SINDROME DA FALSA MEMORIA

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Teresa Colaiacovo - SINDROME DA FALSA MEMORIA

“….Nulla v’è nel nostro intelletto che prima non sia stato neri sensi… I sensi sono le porte dell’intelletto…”**[1]**

Lo psicologo statunitense Kihlstrom definisce la “false memory syndrome”: una condizione nella quale l’identità e le relazioni interpersonali di un individuo sono costruite intorno al ricordo di un’esperienza traumatica che è oggettivamente falsa, ma nel quale l’individuo crede; egli crede in un ricordo stravolto dall’immaginazione, distorto, una menzogna.[2]

Tutti noi abbiamo dei ricordi imprecisi di eventi, ma la sindrome che Kihilstrom definisce si riferisce a quando il ricordo falso è così profondamente radicato nella vita dell’individuo, tanto da condizionarne la personalità ed il modo di vivere.

La sindrome da falso ricordo è un disturbo psichiatrico che si sviluppa soprattutto nei giovani e negli adulti di mezza età, nella maggior parte dei casi di sesso femminile.

La manifestazione principale è la convinzione di essere stati abusati sessualmente nel corso dell’infanzia.

Le principali manifestazioni sintomatiche sono:

  • Convinzione di essere stati abusati nell’infanzia;
  • Elementi impossibile e|o assurdi;
  • Convinzione che il perpetratore sia un familiare;
  • Convinzione che uno o più membri della famiglia abbiano favorito ‘abuso;
  • Rievocazione nel contesto della terapia;
  • Idealizzazione del terapeuta;
  • Reclutamento di sostenitori;
  • Convinzione che l’abuso sessuale sia la causa dei problemi della vita del paziente;
  • Convinzione che i ricordi di un’infanzia felice siano falsi;
  • Assenza di sensi di colpa;
  • Isteria:
  • Paranoia;
  • Variazioni;
  • Disturbo da personalità multipla;
  • Disturbo post-traumatico da stress.[3]

Questi sintomi si manifestano, generalmente, in una situazione in cui il falso ricordo viene facilitato dalla lettura di materiale che confermi la credenza in cui un ricordo debba rispecchiare la realtà, oppure in un tipo di psicoterapia in cui il terapeuta agisca secondo questo principio.

Gardner sottolinea come questi sintomi si accompagnino al principio:” Se si ha un pensiero, allora, questo deve essere vero, altrimenti da dove avrebbe origine?”[4]

La preoccupazione del paziente di essere stato abusato sessualmente durante l’infanzia è persistente e tende ad “insabbiare” i ricordi felici che vengono esperiti dal paziente stesso come una modalità con cui si carca di coprire proprio gli eventi dolorosi accaduti.

Le false accuse includono elementi assurdi o illogici; il negare questa “realtà” da parte degli altri membri della famiglia viene letto dal paziente come un voler proteggere un segreto di famiglia.

Le donne credono che ci possa essere un ampio lasso di tempo tra la cessazione degli abusi e la loro rievocazione e che in questo tempo è possibile non avere alcun ricordo dell’abuso.

Questo doloroso scenario può anche spiegare il perché della mancanza di benessere nella vita del paziente, tutti gli anni di agitazione emotiva, di cure psichiatriche, di ospedalizzazioni, di rapporti falliti, vengono compresi in virtù dell’abuso sessuale subito, causa di ogni dolore.

Bisogna considerare che violenze sessuali ed incestuose subite durante l’infanzia possono provocare disturbi clinici, come il disturbo dissociativo di personalità che Mc Williams descrive: ”Sembra che nessuno abbia mai preso in braccio il bambino dissociato, o gli abbia asciugato una lacrima, o gli abbia dato spiegazioni per un’esperienza sconvolgente…in modo tipico, le risposte emotive al trauma venivano punite con ulteriore violenza”.[5]

Sembra spontaneo domandarsi come un terapeuta possa distinguere i casi di abuso reali e poi dimenticati dai casi di false memory syindrome.

Liotti cerca di rispondere a questi interrogativi individuando tre categorie:

  • I problemi eziologici, essi pongono la necessità di capire quel è il ruolo delle esperienze traumatiche in alcuni disturbi clinici;
  • I problemi patogenetici, questi fanno riferimento all’evento traumatico ed all’amnesia del trauma che è importante, ma non assoluta;
  • I problemi terapeutici, questi ultimi riguardano l’induzione del ricordo traumatico.[6]

A volte la rievocazione del trauma è dannosa, come dimostra la sindrome da falsa memoria, perché è sbagliata l’ipotesi terapeutica ed il paziente “ricorda” solo perché nel suo essere suggestionabile aderisce alle convinzioni del terapeuta. [7]

La suggestionabilità è una caratteristica rilevante nella rievocazione dei ricordi da parte dei bambini.

Le ricerche hanno evidenziato l’esistenza di condizioni che possono aumentare la suscettibilità del bambino alle suggestioni che sono alla base della creazione di falsi ricordi.

 Nell’ambito d’indagine terapeutica, riguardante la rievocazione del ricordo negli adulti, è importante per verificare la veridicità o meno del ricordo stesso, affidarsi sia alla ricerca cognitivista a cui è assegnato il compito di definire i limiti e le convergenze tra il passato “vero” e reale e quello costruito, che alle ricerche nell’ambito della psicologia dello sviluppo.

Durante lo sviluppo si impone una riorganizzazione dei ricordi delle esperienze precoci e di queste esperienze rimane una traccia pallida rispetto alla vividezza esperienziale che avevano quando accaddero; queste sono le tracce che potrebbero riemergere come tracce di falsi ricordi.

L’obiettivo prioritario della diade terapeuta e paziente non deve essere la ricostruzione di una verità storica di eventi, ma la ricomposizione della verità soggettiva narrata.[8]

Il legame tra memoria e suggestionabilità appare potente nei bambini ed è proprio questo un ambito di studio della psicologia giuridica in ambito peritale: comprendere le dinamiche che regolano il recupero dei ricordi ed il significato stesso della suggestionabilità nella rievocazione di un ricordo da parte del bambino.

Se la dimensione terapeutica, allontanandosi dalla realtà obiettiva, verte su una ricomposizione della verità soggettiva, nell’ indagine peritale, invece, il recupero dei ricordi attiene in maniera specifica alla distinzione vero/falso.

L’ambito peritale è investito dalle implicazioni derivanti dagli studi sulla falsa memoria.

La consulenza in fase penale, quindi, contiene le medesime fasi di uno studio scientifico:

  • Ipotesi la cui veridicità deve essere dimostrata;
  • Analisi degli eventi e delle circostanze in grado di convalidare o falsificare l’ipotesi iniziale;
  • Elaborazione dei dati;
  • Scrittura della perizia.

Tutto questo processo deve tener conto dell’età del testimone, in quanto i più piccoli sono più suggestionabili, delle differenze individuali, dell’abilità dell’intervistatore nel condure il colloquio e delle tecniche utilizzate per ottenere informazioni dal bambino.

Appare evidente come sia l’ambito terapeutico che quello forense risentano dell’influenza aleatoria dei ricordi.

In un tempo che sembra lontanissimo Platone nel Teeteto descriveva la “liquidità” del ricordo con queste parole:” Se poi l’anima non è profonda o è troppo piccola e ristretta, o ancora se è troppo liquida, le impronte si mescolano e si sovrappongono e ci vuole molto tempo a trovarle o addirittura è del tutto impossibile identificarle e si confonde un ricordo con un altro..”[9]


[1] VOLTAIRE, 1764, Dizionario filosofico, voce << sensazione>>.

[2] LINGIARDI V, (2001), La personalità e i suoi disturbi, Il Saggiatore, Milano.

[3] GARDNER, R.A. (2000). Sex Abuse Trauma? Or Trauma Other Sources?. Cresskill, NJ,Creative Therapeutics.

[4] GARDNER R. (2004), “La relazione tra la sindrome di alienazione genitoriale e la sindrome da falso ricordo”, In Maltrattamento e Abuso all’Infanzia, Vol. VII

[5] MC WILLIAMS (1994), La diagnosi psicoanalitica, struttura della personalità e processo clinico, Astrolabio, Roma.

[6] LIOTTI G. (a cura di) (1999), Le discontinuità della coscienza, etiologia, diagnosi e psicoterapia dei disturbi dissociativi, Franco Angeli, Milano.

[7] LOFTUS E.F. (1997), “Come si creano i falsi ricordi”, in Le Scienze, vol.I.

[8] BLEICHMAR, H. (1997), Avances en psicoterapia psicoanalìtica, Paidòs, Barcelona.

[9] VALGIMIGLI M. Platone. (2006),” Teeto. Testo greco a fronte,LaTerza

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