Quando rimuginiamo troppo su qualsiasi cosa
Se avete la tendenza a rimuginare troppo su qualsiasi cosa, conoscerete bene il processo che porta a immaginare sempre lo scenario peggiore. Molti di noi trascorrono gran parte della propria vita preoccupandosi di cose che potrebbero non accadere mai, credendo che si tratti di un’abitudine immutabile con cui dovranno imparare a convivere. Non è così.
Non dobbiamo lasciar prevalere l’abitudine a preoccuparci di ogni piccola cosa e farci sovrastare dalla sofferenza che queste preoccupazioni portano con sé. Avere pensieri negativi è naturale e spontaneo come respirare. Ma il modo in cui rispondiamo a questi pensieri può fare la differenza ed è un processo che si può apprendere. Una volta definito un modello e imparato a gestire le nostre preoccupazioni, saremo in grado di riconoscere il valore dei pensieri davvero utili e neutralizzare il dolore provocato da quelli che non avevano nulla da darci.
Per investire tempo in una preoccupazione che possa davvero esservi utile, è fondamentale accertarsi che sia reale, significativa e che si possa in qualche modo intervenire. Una volta identificate le preoccupazioni più importanti, l’azione diventa l’antidoto a tutti i pensieri distruttivi. Se non potete iniziare subito, l’alternativa migliore è elaborare un piano. Stabilite con chiarezza i prossimi passi da compiere. Agire, anche solo con un piccolo gesto iniziale, ha un impatto emotivo potentissimo.
Quando tutto sembra inutile
La sensazione che l’esistenza sia priva di significato è tra le esperienze più umane che si possano vivere, e tuttavia un pensiero pericoloso in cui indugiare. In una mente che perde il senso dello scopo, la depressione cresce rapidamente. Ma non siete bloccati qui. È qualcosa che avete il potere di cambiare.
La sensazione che tutto sia inutile non è il riflesso di una vita senza valore. È un segnale che dovreste rivalutare la situazione e iniziare a darvi da fare. Non aspettate che vi venga svelato il senso della vita: si rivela nelle vostre azioni, nei vostri sforzi e nel modo in cui rispondete a ogni sfida che siete chiamati ad affrontare.
Il punto è dare valore alla propria sofferenza. La vita è dura e richiede sforzi indicibili. Ma quando li indirizziamo verso un contributo che va oltre noi stessi, viviamo allineati alla nostra natura umana più profonda. Osservate come una persona si accende di vita quando le viene data la possibilità di lasciare un segno e offrire un contributo significativo alle persone per lei importanti. Nulla ci illumina sul significato profondo delle cose quanto il nostro istinto profondamente umano di connetterci con gli altri e sostenere i loro sforzi.
Quando facciamo qualcosa di cui ci pentiamo
Se guardate al passato e provate il dolore del Ora espandete questa consapevolezza per cogliere i suoni. Alcuni potrebbero essere vicini, altri sembrare lontani. Non state cercando di giudicare o cambiare nulla di tutto ciò; registrate, osservate e poi descriveteli nella vostra mente. Niente di più. Potete continuare cercando nell’ambiente circostante cose da toccare, vedere e sentire.
È un processo che usa i sensi per ritornare al qui e ora, quando la vostra mente vi trascina in pensieri che generano stress e sopraffazione. La chiave consiste nell’usare ciascuno dei sensi per ancorarvi al presente e alleviare l’angoscia, anziché tentare di anestetizzarla o evitarla. per azioni che non avete fatto o che non rispecchiano il modo in cui volete vivere la vostra vita, benvenuti nel club, siete essere umani anche voi. La dura verità è che impariamo tanto sul tipo di persona che vogliamo essere sia sbagliando sia facendo le cose per bene.
I sensi di colpa, il rimpianto e il rimorso sono il segnale che c’è ancora molto da fare. Ma, se ci lasciamo influenzare dall’idea che avremmo dovuto conoscere allora ciò che solo adesso ci è possibile sapere, che – in poche parole – avremmo dovuto sapere la lezione prima ancora di impararla, il rischio è la paralisi.
Nella vita, trovare la strada giusta è un processo che si sviluppa tanto attraverso la scoperta di vicoli ciechi, quanto attraverso quella di nuovi percorsi. Nessuno di noi inizia la propria esistenza immaginando tutti gli errori che commetterà, ma è solo imboccando strade sbagliate che possiamo trovare quelle giuste. Se considererete ciascuno di questi vicoli ciechi una lezione appresa, potrete tracciare nella vostra mente una mappa che vi indicherà la direzione futura da seguire. Così, anziché lamentarvi di essere finiti sul ciglio della disperazione, cambierete atteggiamento e proseguirete il cammino. Avete il potere di trasformare il rimpianto nell’inizio di un progresso,ma dovete resistere alla tentazione di considerare i vostri errori come spie del vostro valore.
Quando la rabbia esplode troppo spesso
Se vi sembra che la rabbia si stia insinuando sempre di più nelle vostre relazioni, influenzandole negativamente, sappiate che non dev’essere così. Non dovete essere in balia di tutto questo. E anche dirigere la collera su voi stessi non significa gestirla; trattarvi con durezza solo perché avete provato sentimenti di rabbia non vi aiuterà a mantenere la calma in futuro.
La rabbia vuole proteggervi. Ma, quando si manifesta, la vostra attenzione si focalizza unicamente su una reazione di difesa e protezione, compromettendo di fatto l’intenzione iniziale di gestire meglio la situazione.
La rabbia costituisce la prima parte della reazione «attacco o fuga». È il rilevatore di fumo che ha il compito di far suonare l’allarme e di indirizzarvi verso ciò che vi sembra urgente. Ma gli indizi a disposizione sono limitati. Pertanto, è fondamentale che restiate saldi alla guida. Il vostro compito è ascoltarla e capire quanto marcate o calme debbano essere le vostre prossime azioni. Dotatevi delle competenze necessarie per comunicare assertivamente, diminuendo così la necessità di ricorrere a quest’ultima risorsa emotiva.
Non prendete a pugni il cuscino se il vostro obiettivo è ritrovare la tranquillità. Non vi aiuterà a sfogare la rabbia, anzi. Vi farà sentire ancora più adirati e rancorosi. Nella maggior parte delle situazioni, la collera indebolisce le argomentazioni e compromette ulteriormente le relazioni. Per questo motivo, assumerne il controllo è l’opposto del fare marcia indietro. È fondamentale che vi prendiate del tempo per assicurarvi di affrontare questo problema nel modo migliore possibile, eventualmente anche con l’aiuto di un terapeuta.
Quando la paura fa la sua comparsa
Non siete responsabili del manifestarsi della paura. Siete responsabili del coraggio che coltivate per superarla.Non siamo alla mercé della paura. La paura non ci controlla. Siamo dei muta forma emozionali fin dalla notte dei tempi.
Il senso di allerta che percepite è necessario. È il segno che siete pronti. Scegliendo di affrontare la vostra paura, state coltivando una forza che raggiunge livelli più profondi di quanto possiate immaginare.
L’unico modo per affrontare la paura con la determinazione, l’audacia e l’autocontrollo necessari per superare l’ostacolo è impegnarsi appieno nel coprirsi le spalle. Rimanete vigili su quali pensieri, immagini e sentimenti vi sono utili e quali no.
Non siate tentati di vedere la paura come qualcosa di diverso da una semplice messaggera. Quando la vediamo come un difetto dentro di noi, cerchiamo il modo di farla scomparire. Non giudicatela e non combattetela. Avere paura non significa che c’è qualcosa che non va in voi. Non significa che non siete coraggiosi o che non state affrontando la situazione. Potrebbe semplicemente voler dire che state vivendo un momento difficile.
Sovraccarico emotivo? Ecco un esercizio di grounding
Se siete bloccati in uno stato di sovraccarico emotivo, questo breve esercizio vi offre la possibilità di ristabilire una connessione con il vostro corpo qui e ora e di riorientarvi verso il momento presente.
Per iniziare, appoggiate i piedi per terra.Cercate nelle vicinanze cos’altro potete toccare. Che si tratti dei vostri vestiti, del muro o della sedia su cui siete seduti, prendetevi un momento per tastare l’oggetto, come se fosse la prima volta. Osservate e poi descrivete nella vostra mente la sensazione: la temperatura, la consistenza, il peso nelle vostre mani. Ora guardatevi intorno e trovate qualcosa in questo spazio a cui di recente non avete prestato molta attenzione. Prendetevi qualche momento per familiarizzare di più con quell’oggetto, osservandolo e descrivendolo nella vostra mente ancora una volta. Potreste notare come la luce lo avvolge, i colori e le ombre, le texture e le linee. Quali parole usereste per descrivere tutto ciò?
Ora espandete questa consapevolezza per cogliere i suoni. Alcuni potrebbero essere vicini, altri sembrare lontani. Non state cercando di giudicare o cambiare nulla di tutto ciò; registrate, osservate e poi descriveteli nella vostra mente. Niente di più. Potete continuare cercando nell’ambiente circostante cose da toccare, vedere e sentire.
È un processo che usa i sensi per ritornare al qui e ora, quando la vostra mente vi trascina in pensieri che generano stress e sopraffazione. La chiave consiste nell’usare ciascuno dei sensi per ancorarvi al presente e alleviare l’angoscia, anziché tentare di anestetizzarla o evitarla.

