Come “ri-leggere” le emozioni negative con il metodo R.A.I.N

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Teresa Colaiacovo - Come “ri-leggere” le emozioni negative con il metodo R.A.I.N

“…Quanti anni ho, io? A chi importa! Ho gli anni che servono per abbandonare la paura e fare ciò che voglio e sento….
(José Saramago)

Nella mia pratica clinica, mi capita spesso di esplorare con i pazienti i meccanismi sottostanti le emozioni negative o le ansie.

Al di là del lavoro sul profondo, che richiede un percorso terapeutico, c’è una tecnica che trovo utile e di cui vi accenno brevemente.

RAIN, che in inglese significa “pioggia”, è l’acronimo delle quattro fasi fondamentali a cui ci dobbiamo richiamare per entrare in contatto con le nostre emozioni e acquisire la piena consapevolezza di sé. Nello specifico i passaggi da tenere a mente, e da associare ai nostri esercizi di mindfulness, sono:

  1. Recognize ovvero Riconoscere
  2. Acknowledge o Accettare
  3. Investigate, cioè Ricercare
  4. Non-identify o, in italiano, Non identificarsi

Ora che abbiamo chiari gli elementi centrali che formano le linee guida su cui muoverci per praticare tecnica RAIN, soffermiamoci sui singoli passaggi.

RAIN: la pratica Mindfulness in 4 step

  1. RICONOSCERE. Il primo punto su cui focalizzarsi per contrastare l’ansia, la rabbia o il panico è riconoscere quello che stiamo vivendo in quel preciso istante. Per quanto possa sembrare semplice, questa fase è estremamente importante. L’unico modo per superare le nostre angosce o i pensieri incessanti e vorticosi è, infatti, prendere consapevolezza nel profondo di quella determinata emozione, qualunque essa sia.
  2. ACCETTARE. Fatto questo, proseguiamo il nostro esercizio di mindfulness con l’accettazione che può essere intesa idealmente come la diretta conseguenza del riconoscimento. Sì perché a ben vedere, dopo aver compreso quale emozione alberga dentro di noi dobbiamo darci la possibilità di sentirla e di viverla fino in fondo. Al bando i giudizi! Che sia rabbia, invidia, tristezza, vergogna, ansianon importa: l’essenziale è accettare che stiamo provando esattamente quell’emozione e che il nostro sentire è scombussolato proprio da quel fenomeno.
  3. RICERCARE. Il terzo step che dobbiamo mettere in pratica riguarda la conoscenza e l’esplorazione. Avviciniamoci all’emozione che abbiamo scoperto di stare attraversando conosciamola e indaghiamo a fondo: di cosa si compone? Come si presenta? Cosa la fa scattare? È un sintomo e vuol farci prendere consapevolezza di un qualcosa di più grande o di più profondo? In che parte del corpo si manifesta? Dove la sto sentendo?
  4. NON IDENTIFICARSI. L’ultimo, ma non meno importante passaggio, è anche quello più difficile da mettere in campo: il non identificare noi stessi, la nostra intera persona, con l’emozione che stiamo vivendo. Per quanto forte sia la vergogna, per quanto aggressiva sia la rabbia noi non siamo in nessun caso la nostra emozione. Possiamo vivere un momento di ansia, ma non siamo l’ansia né questa ci definisce totalmente. In pratica, compiere il quarto passo vuol dire “ridimensionare” il problema, acquisire la consapevolezza emotiva che possiamo stare attraversando un istante complicato ma che questo non impatta sulla nostra identità.

    In questo momento è importante rassicurare quella nostra parte e provare a starle vicino, magari accarezzandoci o dicendoci qualcosa di gentile.

     

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