“Mutano i cieli sotto i quali ti trovi, ma non la tua situazione interiore, poiché sono con te le cose da cui cerchi di sfuggire. “Seneca
Rebecca ha 36 anni, è avvocato, sposata da 3 con Fabrizio… dopo un lungo fidanzamento.
Inizia un percorso con me perché ha scoperto il tradimento del marito e lo ha perdonato, ma non capisce il perché da quel momento in poi, nonostante il loro rapporto vada abbastanza bene.
Ri-leggiamo con Rebecca la storia della sua famiglia, storia in cui lei ha assistito a numerosi tradimenti della mamma che il padre ha sempre perdonato.
La sua paura è quella di diventare come il padre e dice che in alcuni momenti percepisce gli atteggiamenti di Fabrizio come quelli della madre.
Ha chiesto a lui il perché l’ha tradita e lui dice di non saperlo, perché era stanco, perché aveva voglia di non essere lo stesso e di cambiare… la rassicura spesso dicendo che è stato un tradimento senza valore, una sorta di incidente.
Rebecca mi dice che la mamma giustificava allo stesso modo i tradimenti e il padre la perdonava e faceva, in seguito, di tutto per renderla felice… Rebecca ha da sempre provato tenerezza per il padre, perché lui ha salvato la famiglia.
Le domando se secondo lei il prezzo che hanno pagato tutti per salvare la famiglia è stato un prezzo alto oppure basso e lei mi dice: “Altissimo, perché nessuno era felice…”
Mi domanda in seguito se è sano perdonare o meno un tradimento,
Non si può parlare di perdonare un tradimento senza citare il metodo Gottman. Si distingue dagli approcci tradizionali alla terapia di coppia per il suo rigore scientifico e la concretezza delle strategie proposte. Il suo obiettivo non è semplicemente “superare il tradimento”, ma aiutare la coppia a comprendere le dinamiche profonde che hanno portato alla crisi, trasformando il dolore in una possibilità di crescita. La sua forza sta nella capacità di ricostruire la fiducia attraverso tre fasi fondamentali: Espiazione, Sintonizzazione e Attaccamento, ognuna delle quali affronta aspetti specifici della guarigione.
La fase di Espiazione è il momento più delicato, perché è qui che il partner che ha tradito deve dimostrare di assumersi la piena responsabilità delle proprie azioni. È fondamentale che chi ha tradito riconosca il dolore causato senza minimizzare o cercare giustificazioni.
Solo così il partner ferito può iniziare a elaborare ciò che è successo per porre le basi per il perdono. Questo è anche il momento in cui il traditore deve rispondere con trasparenza alle domande, aiutando il partner tradito a ricostruire il puzzle mentale dell’accaduto. La chiave di questa fase è la coerenza tra parole e azioni: il pentimento deve essere tangibile, espresso non solo a parole, ma attraverso comportamenti concreti, come dimostrare maggiore impegno nella relazione, accettare un periodo di maggiore trasparenza e partecipare attivamente alla riparazione del danno emotivo.
Dopo un tradimento, uno degli aspetti più delicati riguarda quanto controllo sia accettabile per entrambi i partner. Alcuni credono che la privacy debba essere sempre garantita, altri ritengono che chi ha tradito debba offrire pieno accesso a telefono, email e social per ricostruire la fiducia.
Non esiste una risposta giusta o sbagliata: ciò che conta è che le regole di trasparenza vengano stabilite insieme e che entrambi si sentano a proprio agio con il compromesso raggiunto.
Se il partner tradito sente il bisogno di conoscere gli spostamenti dell’altro, è importante che questo non diventi una forma di punizione o un controllo ossessivo. Il partner che ha tradito, invece, dovrebbe essere disponibile a dimostrare con i fatti di essere cambiato, ma senza sentirsi costretto a vivere sotto sorveglianza continua.
Alcuni esempi di compromessi:
- Accesso ai dispositivi: Se entrambi sono d’accordo, il partner che ha tradito può decidere di rimuovere il pin dal cellulareper un periodo di tempo stabilito, non come obbligo, ma come segnale di apertura e fiducia.
- Condivisione degli orari e degli spostamenti: Non una forma di controllo o punizione, ma per rassicurare il partner tradito.
L’importante è che queste regole non diventino una gabbia permanente, ma un supporto per ricostruire la fiducia nel tempo.
La fase di Sintonizzazione segna l’inizio di una nuova connessione emotiva. Qui il focus si sposta dalla crisi al riavvicinamento: i partner imparano a comunicare in modo più profondo ed efficace, a esprimere i propri sentimenti senza paura e a riscoprire l’empatia reciproca.
Spesso, la qualità della comunicazione prima del tradimento era già compromessa: il Metodo Gottman aiuta a correggere questo aspetto, insegnando a praticare l’ascolto attivo, a validare le emozioni del partner e a gestire i conflitti in modo costruttivo, senza accusare o attaccare. In questa fase, il tradimento smette di essere un tabù e viene affrontato come un punto di svolta per costruire una relazione più solida e consapevole.
Infine, la fase di Attaccamento è quella in cui si lavora sulla ricostruzione della fiducia a lungo termine e sul rafforzamento del legame di coppia. Qui l’attenzione si sposta sul futuro: non si tratta solo di evitare un nuovo tradimento, ma di coltivare un’intimità più autentica, sia a livello emotivo che fisico. Le coppie vengono incoraggiate a creare nuove abitudini positive, a investire più tempo l’uno nell’altro e a ricostruire una relazione basata sulla sicurezza e sulla complicità.
Secondo Gottman, questa fase è cruciale perché permette di trasformare il tradimento in un’opportunità di crescita, creando una relazione più forte rispetto a prima della crisi.
Il punto centrale del Metodo Gottman è che perdonare un tradimento non vuol dire parole o promesse vuote, ma con coerenza e piccoli atti quotidiani. È un processo che richiede tempo, impegno e soprattutto la volontà di entrambi i partner di investire nella relazione con una nuova consapevolezza.
La paura di Rebecca è quella di diventare come suo padre e di far vivere ai suoi figli, quando ci saranno ciò che ha vissuto lei, quella strana sensazione dice, di tenerezza e rabbia verso i suoi genitori perché non sapevano stare insieme e nemmeno lasciarsi.
Mentre mi racconta nel dettaglio il suo stato d’animo dell’epoca mi dice: “ecco, ho capito perché ho l’ansia…la stessa che provavo allora a cui non sapevo dare un nome.. “
le dico, con tono ipotetico, che forse i tradimenti di sua mamma erano tradimenti non solo verso suo padre ma anche verso di lei e tutto ciò può aver risvegliato vissuti traumatici…lei mi risponde con un sì, un sì strozzato dalle lacrime.
Prima del termine della seduta le prescrivo un esercizio sui tre stati dell’io: bambino, adulto e genitore..”
La saluto con una frase che mi piace particolarmente che dice: “Mi sono messa il cuore in pace. Ho smesso di torturarmi, ho accettato.E ho smesso di cercare un perché. Era destino.”Paola Darò,La finestra del terzo piano