Profilo di Stasi e Sempio: le ipotetiche distorsioni cognitive dello spettatore

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Teresa Colaiacovo - Profilo di Stasi e Sempio: le ipotetiche distorsioni  cognitive dello spettatore

La descrizione di Alberto Stasi come “freddo”, “distaccato”, “calcolatore” e persino “indifferente” deriva in gran parte dall’osservazione di suoi specifici comportamenti pubblici: abbiamo già citato l’apparente distacco al telefono con l’operatore del 118, l’assenza di lacrime visibili in pubblico o durante le interviste televisive, e una generale assenza di quella “disperazione plateale” che molti si aspettavano da un fidanzato colpito da un tale lutto.

Questi comportamenti, che sono oggettivi, sono stati quasi immediatamente interpretati e proiettati come segni inequivocabili di colpevolezza, quasi come se l’assenza di un dolore “tradizionale” fosse di per sé una prova. Tuttavia, tale interpretazione ha ignorato, o deliberatamente sottovalutato, una serie di alternative plausibili e psicologicamente fondate:

 

  • Shock emotivo e trauma improvviso

La morte violenta e inaspettata di una persona cara, in particolare del proprio partner come Chiara Poggi, può indurre uno stato di shock profondo, intorpidimento emotivo e dissociazione. Il corpo e la mente possono reagire con una paralisi emotiva, impedendo l’espressione tipica del dolore immediato.

 

  • Difficoltà nell’elaborare il lutto

Il lutto è un processo complesso e altamente individuale. Non esiste un modo “giusto” di reagire. Alcune persone possono apparire distaccate inizialmente, elaborando il dolore in privato o in modi meno visibili.

 

  • Effetto inibente della telecamera e dell’attenzione pubblica

Essere costantemente sotto i riflettori dei media, con milioni di persone che osservano e giudicano ogni minimo gesto, può indurre una forte inibizione emotiva. Molti individui tenderebbero a “bloccarsi” o a ritirarsi in se stessi in situazioni di tale pressione, specialmente se sentono di essere sotto scrutinio e già pregiudicati.

L’attribuzione di questi comportamenti a tratti di personalità negativi (“è freddo, quindi è cattivo”) è un chiaro esempio di attribuzione disposizionale eccessiva, dove la situazione eccezionale e traumatica viene quasi completamente ignorata a favore di un giudizio affrettato sul carattere dell’individuo.

IL BIAS OSSERVATORE SPETTATORE

Nel caso Garlasco, questo bias è stato lampante. Il pubblico esterno, nel ruolo di “osservatore”, tendeva a giudicare Alberto Stasi in modo disposizionale, vedendo la sua “freddezza” come un riflesso della sua vera natura di persona insensibile o colpevole. Difficilmente le persone si sono messe nei suoi panni, adottando la prospettiva dell’”attore”, per considerare il contesto situazionale estenuante e traumatico in cui si trovava.

Questo divario percettivo crea una potenziale frizione tra la percezione pubblica, spesso formata da impressioni superficiali e distorte, e il lavoro degli operatori giudiziari (giudici, avvocati, giurati). Questi ultimi, per la natura stessa del loro ruolo, hanno accesso a un corpus di prove molto più ampio e dettagliato (testimoni, perizie tecniche, intercettazioni, ecc.) e sono, idealmente, addestrati a riconoscere e a mitigare l’influenza dei bias cognitivi nel loro processo decisionale. Il pubblico, al contrario, è spesso esposto a narrazioni mediatiche semplificate, parziali e sensationalistiche, rendendolo molto più vulnerabile a errori interpretativi e a giudizi affrettati sul delitto di Garlasco.

Nel caso Garlasco, la “freddezza” percepita di Stasi ha innescato una misattribuzione: comportamenti che potevano essere spiegati da stress estremo, shock, trauma o persino una strategia di coping individuale sono stati erroneamente interpretati come caratteristiche intrinseche e negative della sua personalità. Si è passati dall’osservazione di un comportamento specifico (“non piange”) a un’inferenza di un tratto di personalità (“è freddo”) e poi a un giudizio morale (“è colpevole”).

I media, con la loro immensa capacità di influenzare l’opinione pubblica, hanno giocato un ruolo amplificatore cruciale in questo processo di distorsione cognitiva nel delitto di Garlasco. Invece di concentrarsi primariamente su un’analisi equilibrata delle prove forensi e delle procedure legali, gran parte della copertura mediatica si è focalizzata in modo ossessivo su dettagli emotivi e comportamentali di Stasi.

Articoli di giornale, servizi televisivi, programmi di approfondimento e talk show hanno spesso costruito una narrazione accattivante ma fuorviante, incentrata sulle presunte “incongruenze emotive” e sulla “strana freddezza” del ragazzo. Questa enfasi ha rafforzato il cosiddetto effetto alone: un bias cognitivo per cui l’impressione generale di una persona (in questo caso, basata su un tratto negativo percepito come la “freddezza”) influenza la valutazione di altri suoi tratti o azioni. Una volta che Alberto Stasi è stato etichettato come “freddo”, ogni suo comportamento, anche il più innocuo, è stato letto attraverso quella lente, rafforzando la percezione di colpevolezza.

I media, spesso senza intenzione malevola, ma per la ricerca di ascolti e “stories”, hanno inavvertitamente contribuito a creare un clima di pregiudizio che ha influenzato profondamente la percezione pubblica sul caso Chiara Poggi.

Com ci ricorda la psicologia sociale, che risuona particolarmente nel contesto del caso Garlasco: “Quando la psicologia della suggestione prende il posto della prova forense, il rischio non è solo l’errore giudiziario: è l’adesione collettiva a un innocentismo o colpevolismo non giustificato dai fatti, ma guidato dall’impulso emotivo e dalle distorsioni cognitive.”

Questo caso ci insegna l’importanza di una riflessione profonda sui nostri stessi processi mentali e sul modo in cui costruiamo la realtà sociale, soprattutto quando la posta in gioco è la reputazione e la libertà di un individuo.

Che questo atteggiamento possa non essere applicato anche nei confronti di Andrea Sempio, perché affinché prevalga la giustizia deve esserci un manto di estrema lucidità.

Questo articolo vuole solo analizzare le nostre distorsioni cognitive ed è lontano da indicare colpevoli o innocenti.

Per approfondimenti

https://www.emanuelefazio.net/delitto-di-garlasco/#sezione10

https://www.corriere.it/cronache/25_dicembre_11/garlasco-udienza-inizi-sempio-condanna-76c19ace-f1ee-411b-8e9b-33b77e8afxlk_amp.shtml

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