Gli uomini sposati si fidanzano. TRADIRE PER NON TRADIRSI. part. 2

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Teresa Colaiacovo - Gli uomini sposati si fidanzano. TRADIRE PER NON TRADIRSI. part. 2

Carlotta nelle sedute successive, mi racconta della sua infanzia.

Mi dice che ha vissuto in una famiglia serena, ma noiosa, i suoi genitori si volevano bene e lei era il collante della coppia coniugale.

Lei per uscire dalla noia ha preferito concentrarsi sullo studio, fin da bambina, e poi nel lavoro, mi dice: “adoro le specializzazioni perché sono eccezioni alla regola che è la noia…”

Ad un certo punto mi dice (riporto le sue parole): “le coppie credo siano noiose… “

Le domando: “è questo che le fa paura della coppia? Cioè lei teme che in un rapporto stabile si annoierebbe?”

Carlotta mi dice: “si, dottoressa.. uno degli ultimi uomini con cui avevo quella pseudo-storia, quello che aveva paura di me, aveva un matrimonio noioso, io gli ho sempre detto che mi sarei “sparata” piuttosto che vivere come lui..ed il bello che lui mi ha persino detto che la sua vita gli piaceva e lì ho capito quanto fosse inconsapevole, perché se davvero la sua vita gli fosse piaciuta io non sarei esistita.. ecco, poi aveva una moglie dipendente, ed io non voglio diventare una donna così…”

Le chiedo cosa intende per donna dipendente, mi dice: “una donna che ha bisogno che il marito porti lo stipendio a casa, che si accontenta di un uomo che chattava con me per ore e nemmeno se ne rendeva conto..insomma poverina..”

Le dico, parafrasando le sue parole: “quindi lei mi sta dicendo che non vuole annoiarsi, e che le coppie che spesso vede sono noiose, che non vuole dipendere da un uomo né tanto meno essere tradita o essere una poverina”

Lei sorride e mi dice: “esatto, dottoressa. L’unico mio dubbio ed è il motivo per cui sono qui è quello di capire se ho paura di crescere, perché rispetto alle mie colleghe o amiche non sogno matrimoni, figli… mi sento giovane e protesa verso la mia carriera…”

Le dico: “cosa significa per lei crescere?”

Mi risponde di getto: “avere figli, pensare ai loro compleanni e ricorrenze, avere un uomo che mi da per scontata e magari si confida o diverte con donne poi come sono io ora…”

Rifletto su Carlotta e penso a quanto aver ricoperto il ruolo da amante, sia stato per lei divertente, ma anche un’arma a doppio taglio perché le ha mostrato la faccia più cruda dei rapporti di coppia.

Ad un certo punto mi dice: “cos’è per lei l’amore, dottoressa?”

Sorrido e le dico che sono secoli che nessuno riesce a trovare una definizione d’amore, ma quella che piace più a me si rifà allo psicoanalista Aldo Carotenuto e dice più o meno: L’Altro, il nostro oggetto d’amore, non soltanto rappresenta la fonte del nostro sostentamento ma, addirittura diviene l’interprete del nostro modo di essere. Il rapporto è uno spazio di accoglimento, un vero e proprio “contenitore” delle nostre paure più segrete, dei nostri sogni, il sostegno e il conforto dinanzi le incertezza. Un rapporto valido però, è soltanto quello che ci consente di esprimerci nella molteplicità dei nostri sentimenti, in quanto è proprio a questo livello che si gioca la “normalità” dell’individuo…”**[1]**

Carlotta mi dice, per la prima volta la vedo con un’aria quasi sognante: “ecco… dottoressa queste parole sono bellissime, forse questo è ciò che cerco..”

Le dico:” davvero lo cerca, secondo lei, nei posti giusti?”

Lei sorride:” in effetti, no… anche se è pur vero che negli uomini con cui ho storie, quelli impegnati, io non cerco niente.. loro per me sono un autogrill…”

L’immagine dell’autogrill intesa come sosta da un viaggio mi fa sorridere e penso alla sua lucidità e a quanto l’attaccamento di tipo evitante, probabilmente sperimento durante l’infanzia, le abbia fatto paragonare un rapporto all’autogrill, piuttosto che ad un trovarsi, descriversi nell’altro e con l’altro.

Domando a Carlotta: “cosa fa per sentirsi ancora bambina o adolescente?”

Lei sorride ancora e mi dice: “mi fermo negli autogrill…”

Poi si fa seria e mi chiede: “ ma secondo lei perché la maggior parte degli uomini che conosco tradiscono le mogli, anche colleghi o amici e poi non hanno gli attributi per lasciarle…”

Le dico che non c’è solo un motivo, alcuni per dimostrare la loro virilità, perché hanno bisogno di conferme per rinforzare il loro ego, una sorta di rinforzo al narcisismo, altri per hobby o sport, altri per sentirsi cacciatori…

Lei mi interrompe e mi dice: “e quelli, tipo quello con cui ho avuto quella specie di rapporto io?”

Le dico: “beh.. in quel caso ho visto un uomo annoiato e fragile… un uomo insicuro della propria virilità che si è invaghito di lei, della sua posizione, della sua mente, ma poi è scappato… lui rispecchia a pieno quella frase simpatica che dice gli uomini sposati si fidanzano, salvo poi rimanere sposati…”

Lei mi sorride, sembra soddisfatta e io le dico: “sempre Carotenuto diceva tradire per non tradirsi.

Quell’uomo di cui ancora non mi ha detto il nome ha tradito con lei sua moglie perché per anni ha tradito la sua natura, che probabilmente non conosce…”

Lei mi dice: “è inutile dirle il nome, ad oggi mi piace ricordarlo come l’uomo dei crostini con il philadelphia che non sa gustare una buona parmigiana o come l’uomo delle spinacine…”

Trovo brillante l’osservazione di Carlotta e le dico: “e lei vorrà ancora essere una parmigiana da mangiare a piccole dosi?”

Mi dice: “voglio essere, alla fine, la parmigiana che un uomo mangia, divora perché è abituato ai buoni sapori e non alle spinacine…”

Entrambe scoppiamo a ridere.

Penso al concetto di fedeltà e mi viene in mente il sonetto di  Shakespeare che individua nella fedeltà l’essenza dell’amore e nella immutabilità del sentire l’essenza della fedeltà. Amore “è termine fisso” che, come “la stella” dei naviganti, “non vacilla mai” nella tempesta. Amore non muta “quando nell’altro scorge mutamenti” o “quando l’altro si allontana”. Nella capacità di restare fermo e indifferente ai mutamenti esteriori, sta la forza dell’amore e il suo trionfo sul Tempo: “Amore non soggiace al Tempo, anche se labbra e rosee guance cadranno sotto la sua arcuata falce.Amore non muta in brevi ore e settimane,ma impavido resiste sino al giorno del Giudizio”**[2]**. Penso alla storia tra André Gorz e sua moglie Dorine, con lo pseudonimo di André Gorz, Gherhard Hirsch, intellettuale francese di origine ebraica, pubblica nel 2006 Lettera a  dove ripercorre l’intensa storia d’amore con sua moglie Dorine.

Il piccolo libro ha un successo di pubblico straordinario. A distanza di circa un anno dalla prima edizione, Gorz, 84 anni, e sua moglie Dorine, da tempo affetta da una grave malattia degenerativa, muoiono suicidi nella loro casa di Vosnon.

 Se le storie d’amore sono tante, poche sono quelle che raccontano di amori che durano.[3]

Le parole di Gorz mi risuonano e decido di scriverle e darle a Carlotta prima di salutarla:“..Stai per compiere ottantadue anni. Sei rimpicciolita di sei centimetri, non pesi che quarantacinque chili e sei sempre bella, elegante e desiderabile. Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai. Porto di nuovo in fondo al petto un vuoto divorante che solo il calore del tuo corpo contro il mio riempie..”**[4]**Le legge frettolosamente e mi dice:” ma davvero esiste il per sempre” .Le rispondo: per sempre finché dura..”


[1] http://centrostudipsicologiaeletteratura.org/2015/10/amore-lo-specchio-dellanima/ Pubblicato su “Il Mattino” di Napoli, all’interno della rubrica “Eros e Pathos”.

 

 

[2] Shakespeare W. (1993). Sonetti. Milano, Mondadori.

 

[3] https://www.spiweb.it/cultura-e-societa/cultura/lo-spettro-della-fedelta/

[4] Gorz A. (2006). Lettera a D. Palermo, Sellerio, 2009.

 

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