Bastarda nostalgia... e se soffrisi per te e non per lui/lei?

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Teresa Colaiacovo - Bastarda nostalgia... e se soffrisi per te e non per lui/lei?

“Tutti riceviamo un dono.
Poi, non ricordiamo più
né da chi, né che sia.
Soltanto ne conserviamo
– pungente e senza condono –
la spina della nostalgia…”
(Giorgio Caproni)

Gaetana (42 anni, commercialista) ha iniziato da vari mesi un percorso con me perché stressata dal lavoro[1] che la porta a numerosi attacchi di rabbia autodiretti. Lavoriamo su cosa il lavoro rappresenta per lei e su come gestire meglio lo stress che deriva dalle richieste dei colleghi e dei clienti…

Nelle ultime sedute mi racconta che la sera guarda Sanremo e che adora due canzoni: L’albero delle noci di Brunori Sas e Balorda Nostalgia di Olly…

Mi sento impreparata, perché non ho guardato Sanremo e le chiedo se posso durante la seduta mettere queste canzoni come sottofondo…

Gaetana si commuove e le chiedo cosa sente e che significato hanno per lei queste canzoni… mi dice: “ quella di Brunori rappresenta le parole che avrei voluto sentire da mio padre per me… e quella di Olly la nostalgia che sento da un anno perché il mio ex compagno mi ha lasciato…”

Mi dice che del padre non è pronta a parlare altrimenti le si scioglie il trucco e dopo ha una cena.. mi racconta così del suo ex compagno…di come dopo un anno avessero già deciso di comprare casa e di fare un figlio… mi dice che tutto andava benissimo fino a quando lei ha scoperto che lui aveva una dipendenza da cocaina [2]e che quindi questo ha rotto tutto..

Mi dice: “sa dottoressa nella canzone Olly dice Vorrei Vorrei Vorrei Tornare a quando Ci bastava

Ridere, piangere, fare l’amore. Ecco forse in quell’anno non sentivo lo stress perché mi bastava lui. Ora voglio dimenticarlo, cancellarlo… tutte le mattine mi sveglio arrabbiata perché non lo ha ancora dimenticato..”

L’amore non è possesso

La nostalgia dell’amore perduto è in realtà simile a una ricerca interiore, per certi aspetti affine a quella del Santo Graal (ardua ricerca dunque…) ma in questo cammino il rischio è quello di confondere questo desiderio di amore “cosmico” con altro, in primo luogo col possesso. Così, quando si pensa d’averlo trovato scatta la frenesia di possedere, la gelosia e la paura che possa sfuggirci prevalgono e l’amore si eclissa nuovamente. La frustrazione che proviamo in questi casi ci dice che siamo stati vittime di un’illusione, come di un miraggio che si vede solo a una certa ora, in un certo giorno. Arriva la delusione e si pensa: ho scelto la persona sbagliata. A causa di questo equivoco tante unioni finiscono, si logorano, lasciano con l’amaro in bocca, con rivendicazioni e risentimenti che emergono nelle discussioni, nelle reciproche delusioni. L’Amore perduto genera sofferenza, ribellione, l’insofferenza, l’impazienza. Siamo noi a creare i malesseri e paradossalmente quando cerchiamo di evitarli diamo loro più forza.

L’amore non ha un solo volto

Per non fare confusione e non cadere nel tranello delle illusioni, occorre saper distinguere. Esiste l‘unione di due persone che si piacciono e si amano qui, sulla terra, ogni giorno, dove ci si sposa o si convive, dove si pagano bollette e si dimenticano gli ombrelli in qualche negozio, dove si prepara pranzo e cena, dove si fa l’amore con più o meno passione e dove nascono bambini. Poi esiste un altro tipo di amore, quello che “traspira” dal nostro profondo, dove esiste una tavola con un posto vuoto, dove si racconta una favola di una principessa da salvare o di un principe da conquistare, il tutto dopo grandi difficoltà e peripezie (come nella “foresta dei perigli” del ciclo dei romanzi sulla ricerca del Graal). L’amore perduto è una ferita che attende di essere sanata, è la completezza cercata da mistici e saggi, è la vittoria sui dolori e sulle angosce che tutti vorrebbero. Non vive nel quotidiano delle relazioni, ma in altri tempi e in altri luoghi.

Perdonarsi e proseguire la ricerca

Quando parliamo d’amore esistono quindi due piani differenti; vivere armoniosamente la vita implica stare con i piedi nella quotidianità ma saper anche ascoltare cosa suggerisce il sogno, l’immaginazione, i desideri reconditi; l’immagine che appagherebbe in pieno i nostri bisogni è una figura “eterna” che provoca dolcezza e malinconia ma anche ispirazione e risolutezza, sentimenti di cui abbiamo grande bisogno. Infine, quando parliamo di amore perduto dobbiamo soprattutto imparare a perdonare. Ma chi? Noi stessi per primi, “colpevoli” di non riuscire a raggiungere l’Amore perduto, sognato o rimpianto, incapaci di spegnere la nostalgia che brucia eternamente in ognuno. E perdonarci il fatto che quel che manca continuerà a mancare: non è colpa nostra o del partner, poiché è la nostra Anima a spingerci in questa ricerca, che rende la vita ancor più degna di essere vissuta.

Non soffri per lei (o per lui) ma per te!

Quando soffriamo per l’amore perdutoe la ferita sanguina, ma non è l’altro che non c’è più (o che non c’è mai stato) a farci star male, ma quella nostalgia “eterna”…Chi resiste al fascino di questa ricerca o chi la dimentica apparentemente vive meglio, ma è un illusione: sentire nel cuore il desiderio di trovare quest’amore “cosmico” è in realtà un privilegio, anche se doloroso, anche se comporta fatiche e dispiaceri. Chi cerca è però davvero più ricco, ha più risorse interiori, e nei momenti più bui scoprirà qualcosa di prezioso, quel senso dell’esistenza che, senza che se ne accorgesse, ha reso e rende unica la sua vita.

Invito Gaetana a fare un esercizio, anziché cancellarlo e svegliarsi arrabbiata, provare a scrivere ogni giorno un ricordo con il suo compagno…lei mi dice: “ma cosi piangerò e poi penserò anche a mio padre ed ai momenti che avremmo dovuto vivere, ma che non siamo stati in grado di regalarci…”

Le dico: “cosa succederebbe se provasse, visto che suo padre è nella sua vita, a regalarsi dei momenti con lui…”

Mi risponde: “forse tornerei una bambina fragile e nostalgica…”

Le rispondo: “ e se la donna adulta ha bisogno oggi, per lenire lo stress di quella bambina fragile e nostalgica, se da spazio alla nostalgia mette per un po’ via lo stress… perché i suoi ricordi probabilmente sono le tracce di Gaetana, una Gaetana che forse preferisce arrabbiarsi con il lavoro o i clienti, per non provare altre emozioni… che pensa?”

Mi guarda e sorride e mi dice: “ quindi scriverò i bei ricordi con il mio ex e i ricordi che vorrei costruire con mio padre perché come dice lei, anche se non sono una bambina, sono sempre una figlia…”

Le dico: “esatto.. rimaniamo figli a vita e questo è ciò di cui nessuno può privarci…”

La saluto con una frase: “ La nostalgia è la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare…[3]

 

CONSIGLI BIBLIOGRAFICI E CINEMATOGRAFICI

  1. L’insostenibile leggerezza dell’essere
  2. Gli amori difficili
  • Se mi lasci ti cancello
  • Blue Valentine
  • 500 giorni insieme
  • storia di un matrimonio

    [1] Il termine burnout è un termine di origine anglosassone che letteralmente significa esaurimento, crollo o surriscaldamento e che dà chiaramente l’idea di ciò che contraddistingue chi vive tale condizione. Con burnout si fa quindi riferimento allo stress sperimentato nel contesto lavorativo e/o derivante da esso, che determina un malessere psicofisico ed emotivo, accompagnato da vissuti di demotivazione, di delusione e di disinteresse con concrete conseguenze per l’individuo, non solo sul piano lavorativo, ma anche personale e sociale (Scaramagli, 2016).

 

[2] Nel 1924 cominciarono le pubblicazioni scientifiche in cui si attestavano i rischi dell’utilizzo di questa sostanza tra cui: fragilità mentale, irritabilità, pensiero paranoide, sospetto, rancore e diffidenze per gli altri, interpretazione falsate della realtà, gelosie infondate. L’opera di Sajous, “Analytic Cyclopaedia of Practical Medicine”, e quella di Lewin “Phantastica. Narotic and stimulating drug, treir use and abuse”, rappresentano dei capisaldi storici circa la valutazione empirica degli effetti negativi della coca. Di conseguenza, divenne bandita e proibita in diversi ambiti. Ma la seconda guerra mondiale portò con sé, però, una recrudescenza del suo uso, poiché in molti tra politici e militari la utilizzarono.

L’ uso sociale della cocaina è proseguito fino ai giorni nostri, coinvolgendo gente di ogni estrazione sociale.Ai giorni nostri, l’utilizzo della cocaina è diventato molto più comune e continua a esercitare il suo fascino, ottenendo molti consensi.

[3] M. KUNDERA

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