Il calvario di Pamela Genini. Femminicidio e Profilo psicologico dell’aggressore

Un blog di psicologia e sessuologia è un sito web che fornisce informazioni e consigli sulle tematiche relative alla psicologia e alla sessuologia. Il contenuto di un blog di psicologia e sessuologia può variare, ma di solito include articoli informativi, consigli pratici, recensioni di libri o prodotti relativi a queste tematiche, e risposte a domande frequenti.

Teresa Colaiacovo - Il calvario di Pamela Genini. Femminicidio e Profilo psicologico dell’aggressore

Oltre 30 coltellate, almeno tre alla zona del torace, letali. È stata uccisa così Pamela Genini, la giovane 29enne assassinata dal compagno Gianluca Soncin nel sua appartamento di via Iglesias a Milano.

L’autopsia

Si tratta dei primi esiti dell’autopsia disposta sul corpo della donna ed effettuata nella giornata di oggi, 17 ottobre. Il numero delle coltellate risulta superiore rispetto a quanto emerso dai primi accertamenti, che ipotizzavano 24 fendenti. L’esame proseguirà per comprendere se vi siano stati altri colpi mortali alla zona del collo.

Soncin resta in carcere

Intanto, Soncin resta in carcere su disposizione del gip che ha reputato lo stato di pericolosità del soggetto. Per il giudice Tommaso Perna, il 52enne “ha minacciato di morte anche la madre della vittima, non potendosi allo stato escludere che egli porti a compimento anche tale gesto, preannunciato più volte. Parimenti degno di nota è il pericolo che l’indagato, nella sua follia omicidiaria, possa prendere di mira” anche l’ex fidanzato di Pamela (accorso sul posto perché al telefono con la vittima al momento dell’accaduto) il quale “ha contribuito in misura significativa alla ricostruzione del contesto di riferimento”.

Silenzio davanti al gip. L’aggressione è avvenuta martedì 14 ottobre sotto gli occhi dei vicini. Ammazzata “al culmine di una serie di condotte persecutorie” e “dopo averla ripetutamente minacciata di morte”. L’ex fidanzato: “Un anno di violenze”

Si è avvalso della facoltà di non rispondere. Non è in condizioni lucidissime. Ha proceduto solo con la nomina del difensore di fiducia e poi ha dichiarato di non voler procedere con l’interrogatorio. Fisicamente dimesso con questo vistoso cerotto sul collo. Non è ancora pienamente consapevole di quello che è successo. Non lucido e dimesso. È stato una notte in ospedale, è in isolamento da ieri quando è stato dimesso, immagino che non sia ancora pienamente sul centro di quello che è successo”. Così l’avvocato Simona Luceri, difensore di ufficio di Gianluca Soncin, al termine dell’interrogatorio di convalida del fermo, avvenuto ieri giovedì 16 ottobre.

Nell’imputazione si dice che l’avrebbe ammazzata “al culmine di una serie di condotte persecutorie” e “dopo averla ripetutamente minacciata di morte”. Per l’omicidio, secondo le indagini della Polizia e della pm di Milano Alessia Menegazzo, si sarebbe anche “procurato una copia delle chiavi di casa”. Contestate come aggravanti, oltre alla premeditazione e allo stalking, anche i “futili motivi” e la “crudeltà”.

Anche se non ci sono, almeno a Milano, denunce per stalking nei confronti del 52enne sporte dalla vittima più di un testimone avrebbe riferito di atteggiamenti minatori e minacce contro la donna uccisa con numerose coltellate. Inoltre l’uomo, sottoposto a fermo di indiziato di delitto, si era portato il coltello da casa. Sulla richiesta di convalida del fermo e custodia cautelare in carcere dovrà decidere un gip.

Dai primi accertamenti, però, Gianluca Soncin aveva già avuto, in passato, problemi di maltrattamenti in famiglia. I fatti, risalenti ad una quindicina di anni fa, avevano mostrato un’indole aggressiva da parte dell’uomo, anche se non erano mai stati di gravità tale da poter delineare una personalità così maligna. Nel corso della relazione con la 29enne, poi, l’uomo aveva più volte minacciato di morte la ragazza e la sua famiglia, ma tutto si era sempre risolto senza conseguenze, né denunce.

L’omicidio e il tentato omicidio

È martedì 14 ottobre quando arriva una chiamata al 112: sono i vicini di casa, allarmati per le urla provenienti da un appartamento del civico 33 di via Iglesias. Era Pamela Genini, 29 anni che chiedeva disperatamente aiuto mentre il compagno, di 52 anni la aggrediva. Gianluca Soncin la uccide con 24 coltellate.

Secondo una prima ricostruzione avrebbe chiamato l’ex fidanzato che avrebbe poi dato l’allarme. Quando arriva, la polizia forza la porta dell’appartamento, ma è troppo tardi. Pamela è già morta. L’uomo con lo stesso coltello si infligge delle ferite, non mortali.

Il racconto dell’ex fidanzato della 29enne uccisa a coltellate: un anno di minacce e violenza

“Ieri sera mi ha chiamato, le sue ultime parole sono state ‘aiuto, aiuto aiuto, è un pazzo, ha fatto il doppione delle chiavi, ho paura’. Mi ha detto chiama la polizia. Loro sono intervenuti subito ma non hanno fatto in tempo a fermare la furia omicida di questo mostro”. Sono le parole affidate ai microfoni del Tg1 dell’ex fidanzato di Pamela Genini, la 29enne uccisa a coltellate a Milano dal compagno Gianluca Soncin.

“Non è un raptus - sottolinea l’uomo - è un omicidio premeditato. Pamela ha fatto di tutto per proteggere la propria famiglia. Minacciava la sua famiglia, il cane, era un mostro. Mi aspettavo che arrivasse a tanto, era una serie di violenze reiterate che andavano avanti da mesi. Pamela voleva scappare, aveva organizzato tutto, aveva paura. Aveva resistito per salvare la sua famiglia, voleva iscriversi a psicologia. Ieri era felice perché aveva organizzato tutto per liberarsi di questo mostro ma non ce l’ha fatta. Il mostro è arrivato prima con i suoi artigli”.

Come lui, osserva l’uomo, “ce ne sono tanti altri. Bisogna far sì che non succedano più queste cose. Per me è un sacrificio raccontarlo però so che magari può aiutare altre persone che vedono ragazze in difficoltà. Dovete denunciare, anche le persone che sono vicine a queste donne devono farlo, perché questi sono mostri, creano un sistema per eliminare la persona, le sue amicizie, per stringerla come l’edera che uccide le piante”.

L’ex fidanzato Francesco Dolci è intervenuto anche Storie italiane su Rai1: “Pamela voleva scappare - ha detto - stava programmando la fuga. Voleva una famiglia, un ragazzo normale, crearsi un futuro e sposarsi, non lo voleva da lui. Era arrivata al punto di andare all’estero, mossa dalla disperazione. Era entrata in un vortice spirale, ma ne stava uscendo finalmente: aveva ricominciato a circondarsi di amici, amiche e le portava a casa perché almeno si sentiva più protetta. Noi - ha ricordato - le abbiamo detto di denunciarlo tante volte, ma lui le diceva ‘lo sai che ti succede se mi lasci o mi denunci’.

E ancora: ‘‘All’inizio di questa relazione, Pamela si era distaccata da tutti, da tutto il resto. Ci stavamo iniziando a preoccupare e nel maggio dell’anno scorso, ha iniziato a raccontarmi alcuni episodi strani: per esempio gli amici di lui una volta hanno detto: ‘Mi raccomando Gianluca, non fare del male a Pamela, non picchiarla. Lei è brava’’. Lei ha guardato lui come a dire ‘ma che dicono questi’’’.

Faceva appostamenti, la seguiva, la minacciava. Ha vissuto un incubo, tante cose non le raccontava per vergogna perché non voleva essere giudicata. Stava con uno psicopatico e lei me lo diceva”. “Questo è un mostro, lo dicevo a Pamela. Lui da tempo - ha continuato l’ex fidanzato - premeditava quello che ha fatto, minacciava di ammazzare lei, la madre, la famiglia, la sorella incinta”.

“Io ero al telefono con Pamela - ha raccontato ripercorrendo gli ultimi istanti di vita della giovane - si sentiva sicura in casa perché era convinta che non si potesse fare il doppione delle chiavi, lui invece l’aveva fatto di nascosto e si è intrufolato in casa. Ha iniziato a gridare ‘aiuto’ e poi a scrivermi messaggi. Mi ha chiesto di chiamare la polizia, io l’ho chiamata subito, ma alla fine il mostro ha fatto quello che aveva già in mente da tempo di fare”.
Dolci ha ricordato gli episodi di violenza che hanno preceduto il femminicidio: “All’Isola d’Elba aveva tentato di buttarla giù dal terrazzo e ucciderla solo perché una coppia aveva fatto i complimenti al suo cane Bianca”. “Da quel momento - ha sottolineato - aveva iniziato a girare armato. Ha iniziato un’escalation: botte, schiaffi senza motivo, pugni sui denti. Chiedeva scusa ma era semplicemente un gioco a rialzo per arrivare dove doveva arrivare”.

L’aggressione nel 2024: mano fratturata e intervento dei Carabinieri ma nessuna denuncia

Pamela Genini era stata già aggredita dal compagno il 3 settembre del 2024 a Cervia e refertata il giorno dopo all’ospedale di Seriate, nella Bergamasca: dito di una mano fratturato e prognosi di 20 giorni. Al pronto soccorso la ragazza spiegò di essere stata aggredita dal compagno Gianluca Soncin ma nessuna segnalazione arrivò né alla Procura di Bergamo né a quella di Ravenna. Lo riportano il Corriere della Sera, la Repubblica, il Giorno, la Stampa e il Messaggero.

Dopo l’aggressione a Cervia, Pamela Genini partì in macchina e decise di andare a dormire da un’amica nella Bergamasca, andando poi il giorno dopo a farsi visitare la mano che le faceva male. Raccontò di essere stata picchiata da Soncin ma non sporse denuncia e, nonostante l’intervento dei Carabinieri, sia a Cervia chiamati per una lite domestica, sia a Seriate allertati dall’ospedale, non arrivò nessun documento nelle questure e nelle procure di Bergamo e Ravenna che quindi non attivarono il ‘codice rosso’ per Soncin o qualsiasi altra misura preventiva.

 Le ipotesi psicologiche circa la violenza sulle donne.

Cercherò di rendere conto di un fenomeno criminale che offende ‘il nostro essere umani’ adottando la prospettiva cognitivo evoluzionista del prof. Liotti (2001) e la teoria dell’attaccamento di Bowlby (1969), teoria avvalorata da oltre un ventennio di studi sperimentali, longitudinali e clinici.
Ma vediamo perché sono più frequenti gli omicidi ‘femminili’ rispetto a quelli ‘maschili’.
Gli uomini uccidono le donne perché non riescono a tollerare di essere stati abbandonati.
Non si rendono conto che i propri vissuti di abbandono sono così laceranti e intollerabili perché, in realtà, sono dovuti ad angosce di abbandono pregresse e mai elaborate.
Così accade che un episodio di perdita attuale, come la perdita imminente della propria compagna o moglie che sia, non fa che ‘ATTIVARE’ schemi di abbandono pregressi che l’adulto, ex bambino negato, si porta dentro non risolti e mai ‘mentalizzati’.
Ovviamente ci sono anche casi in cui è la compagna a non riuscire a tollerare la perdita del compagno. Tuttavia è innegabile che tali episodi siano percentualmente molto più ridotti.
Probabilmente ciò è dovuto a due ordini di fattori:
1) la propria compagna viene ‘plasmata’ dagli schemi relazionali relativi all’esperienze di attaccamento insicuro e frustrato con una madre inadeguata (o chi per essa).
E diciamo pure che è la madre in genere, non il padre, il primo oggetto d’amore del bambino. Infatti, l’imprinting filiale si forma nei primi sei/otto mesi quando a prendersi cura del bambino è soprattutto la madre o ‘chi’ per lei.
L’importanza dell’imprinting è fondamentale poiché “marca”(to print) il cervello del piccolo che, da quel momento in poi, non cercherà che essa come meta preferenziale di soddisfazione dei suoi bisogni di accudimento, protezione e sostegno.
Certo, più tardi si formerà un legame affettivo molto forte anche col padre, ma l’imprinting fa si che “Il primo amore non si scordi mai” e, se il legame primario è stato fonte di delusione, di svalutazione, di colpa e frustrazione succede che questa sofferenza legata alla relazione primaria “non si scorderà mai”.
Non solo, poiché le nostre relazioni adulte risentono e sono letteralmente “plasmate” da quelle pregresse, la propria compagna diventerà un ‘sostituto’ materno e ci aspetteremo da lei (in modo inconsapevole) di essere prima o poi abbandonati. E i casi di gelosia patologica o ossessiva nonché di vera paranoia sono, spesso, causa di omicidi.
In questo modo si comprende come un legame attuale sia ‘informato’ da aspettative e previsioni che hanno la loro origine in un altro tempo e in un altro luogo.
2) Non dimentichiamoci che la società è, malgrado gli ostentanti progressi nell’acquisizione di diritti delle donne, tutt’ora maschilista. Infatti, non è un caso se, ancora oggi, gli uomini che ‘vanno a donne’ sono “veri maschi” mentre se lo fanno le donne sono “poco di buono”.
Non solo, sentiamo spesso parlare della prostituzione come ‘mestiere più vecchio del mondo’. Nella cacciata dell’uomo dal paradiso terrestre, secondo la tradizione ebraico-cristiana, è la donna ad offrire il frutto proibito all’uomo. Nella creazione invece, Dio crea la donna da una costola di Adamo.
Insomma la misoginia è presente (soprattutto) nelle istituzioni religiose, perno e fulcro di quelle sociali. Del resto anche la psicoanalisi, al suo sorgere, non si è discostata molto da questa ‘visione svalutante’ della donna: basti leggere gli scritti di Freud sulla presunta ‘passività femminile’. Ma la smettiamo di derubricare le donne a ‘esseri di serie B’? Certo le donne occupano, nelle culture occidentali, posizioni sempre più rilevanti. Tuttavia ci sono ‘grosse sacche di dominio maschilista’ dure a morire le quali, proprio perché più velate e meglio dissimulate, sono difficili da estirpare. Se poi guardiamo al mondo islamico, comprendiamo come essi stiano vivendo il suo ‘medioevo’ in cui la donna è un dominio esclusivo del maschio. A suo ‘uso e consumo’.
Per questo motivo nella nostra società esiste ancora, come retaggio di questi ‘disvalori culturali’, il concetto di ‘POSSESSO’ della donna.
Cioè: tu sei mia e se non lo vuoi essere non sarai di nessuno! Naturalmente, il motivo per cui gli uomini uccidono e sopprimono a cuor leggero i propri simili, prescindendo dal genere, sta nell’esperienza di assoluta mancanza di rispetto che molto presto i bambini devono subire. In questi casi la ‘vittima INCONSAPEVOLE’ diventerà carnefice.
Non dimentichiamo che la rabbia che il bambino ha dovuto rimuovere, diventa distruttività.

La violenza è una ‘perversione’ della normale aggressività umana. Essa fa riferimento all’aggressività umana privata del suo ruolo funzionale, fine a se stessa. Infatti,non va confusa l’aggressività ‘competitiva’ da quella ‘distruttiva’:la prima ha come meta la definizione dei rapporti di rango, per cui è funzionale alla sopravvivenza e al benessere di una collettività nel momento in cui è finalizzata a ‘mettere la persona giusta al posto giusto’.
L’aggressività rivolta verso i propri simili è mera distruttività senza fine né scopo.
Pertanto la distruttività umana è una degenerazione della normale rabbia umana che non ha potuto esprimersi in modo funzionale nel momento in cui è stata attivata dall’incapacità di amare della figura primaria.
Perciò l’aggressività umana è ‘secondaria’ a pregresse frustrazioni non elaborate.
Altrimenti il detto “Occhio per occhio dente per dente” renderebbe l’umanità cieca, alla faccia della sopravvivenza della specie!

BIBLIOGRAFIA

 J. Bowlby- Attaccamento e perdita- 3voll. Bollati Boringhieri - Una base sicura- Ed. Cortina

  • G. Liotti- Le opere della coscienza- ed. Cortina - La dimensione interpersonale della coscienza- Ed. Carocci
  • D. Stern- Il momento presente- Ed. Cortina
  • Caretti/Craparo- Trauma e psicopatologia
  • G. Attili-Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente-Ed. Cortina
  • A. Miller- La persecuzione del bambino- Bollati Boringhieri
  • A. Miller - La rivolta del corpo- Ed. Cortina
  • Cancrini/Biondi- Una ferita alle origini- Ed. Borla
  • Luigi Cancrini- La cura delle infanzie infelici- Ed. Cortina
  • A. Lia- Abitare le menzogna- Nuovi Equilibri
  • Strocchi/Jodice- Onora il padre e la madre…quando lo meritano- Positive Press

 

.




--
Pamela Genini è stata uccisa con più di 30 coltellate
https://www.milanotoday.it/cronaca/omicidio/autopsia-pamela-genini.html
© MilanoToday



--
Pamela Genini è stata uccisa con più di 30 coltellate
https://www.milanotoday.it/cronaca/omicidio/autopsia-pamela-genini.html
© MilanoToday

Seguimi su Instagram