Perversioni sessuali: le parafilie più discusse

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Teresa Colaiacovo - Perversioni sessuali: le parafilie più discusse

“…Tutte le perversioni, nella misura in cui sottraggono all’altro la sua soggettività per ridurlo alla pura opacità della sua carne, giocano con la morte, dove la soggettività si estingue e il corpo si raggela nell’immobilità della carne….”
Umberto Galimberti, Le cose dell’amore, 2004

Cosa Sono le Perversioni Sessuali o Parafilie? Definizione

Nella terminologia scientifica, le perversioni sessuali sono state classificate con la parola “parafilia”, locuzione di derivazione greca che è costituita da “filìa” (attrazione) e “para” (deviazione). Il significato attribuito alle perversioni sessuale e quindi all’orientamento parafilico è caratterizzato dall’attrazione per aspetti sessuali e a contenuto erotico bizzarri e quindi non identificabili come “canonici”.
La parafilia è quindi la messa in atto, e il desiderio, di impulsi, comportamenti, azioni sessuali ed erotiche deviate, cioè al di fuori del convenzionale modo di esprimere la propria dimensione erotica, e pertanto non è da confondere con l’ipersessualità maschile o femminile. Si tratta pertanto di un disturbo ossessivo compulsivo (DOC) di natura sessuale.

Quando si Parla di Perversioni Sessuali? Diagnosi

Attraverso la descrizione espressa in precedenza, non si ha la sensazione di avere accanto una persona con un disturbo, proprio perché in questi ultimi nostri anni, fortunatamente, sono stati sfatati i miti della espressione sessuale canonica e formattata come mera espressione “sana”, introducendo una maggiore libertà di manifestazione sessuale da parte dei partner o dell’individuo.
Un desiderio ed impulso sessuale non canonico diventa parafilico quando i comportamenti messi in atto diventano stereotipati e sono l’unico modo che l’individuo ha per procurarsi piacere. Quando quindi, si ha una ripetitività nei confronti della modalità sessuale che più attrae, ripetitività che non lascia spazio a nient’altro che possa far godere appieno la persona e che, di contro, costituisce una dipendenza dal comportamento stesso, poiché appunto diventa l’unico modo per procurarsi piacere.
Per meglio spiegare le parafilie, che hanno un significato diverso rispetto alle ossessioni sessuali, si può asserire che le caratteristiche principali di queste siano avere intensi/e desideri, pulsioni sessuali e fantasie erotiche che possono essere caratterizzate da:

  • eccitazione nel ricevere o donare umiliazione verbale e/o fisica all’altro o a se stessi;
  • eccitazione nei confronti di oggetti non umani;
  • eccitazione nei confronti di persone e/o esseri viventi non consenzienti;
  • ultima ma non meno importante, è l’utilizzo di alcuni organi di senso per aumentare il grado di eccitazione sessuale. Spesso, ad esempio, la persone che sperimenta una parafilia può eccitarsi attraverso parole di cattivo gusto nei suoi confronti o che esprime nei confronti del partner, oppure attraverso l’inalazione di odori particolari, anche cattivi odori, attraverso l’ingestione di escrezioni corporee e così via.

Di conseguenza, la natura della parafilia nasce dalla esclusività del comportamento sessuale, più o meno consenziente, poiché può sfociare in comportamenti illegali come la pedofilia, che è l’unica modalità che la persona adotta per procurarsi piacere, con pensieri ossessivi e in alcuni casi senza il consenso dell’altra parte.

Perversioni Sessuali: Elenco

Sono diverse le perversioni sessuali e le parafilie, ma in alcuni casi ne possiamo trovare alcune più osservabili di altre.
Le principali, riconosciute dal DSM-5, il il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders sono:

Pedofilia

La pedofilia, da non confondere con il DOC pedofilo, consiste nell’orientamento sessuale nei confronti di infanti, bambini che non possono comprendere la significatività dell’atto. In questo caso si parla di impulsi illegali, che devono essere trattati non solo attraverso terapia psicologica e farmacologica, ma anche per via penale;

Esibizionismo

L’esibizionismo consiste nell’azione secondo cui il protagonista pratica masturbazione in pubblico o davanti ad una persona estranea e soprattutto non pronta né consenziente ad assistere alla masturbazione dell’altro. Questo atto provoca nel protagonista un’eccitazione proprio perché sta attuando il comportamento erotico in modo istintivo e senza avere il consenso dell’altro;

Voyeurismo

Nel voyeurismo la persona si eccita nel vedere altre persone in atteggiamenti intimi, nude, o mentre stanno avendo esperienze sessuali, senza che l’altro o li altri se ne accorgano e ne siano consapevoli, né consenzienti;

Masochismo

Il masochismo indica il provare un forte eccitamento nell’essere sottoposto a torture fisiche e/o verbali da un’altra persona, sia durante l’atto sessuale che non. In questo, si ha anche la volontà di essere umiliato, poiché è questo che provoca eccitazione.

Sadismo

Con il sadismo la persona si eccita nel ricevere, o infliggere, azioni, sofferenze, percosse fisiche dolorose ed umilianti. L’eccitazione in questo caso nper il sadico deriva dall’atto violento, che rappresenta un modo di esercitare potere su un’altra persona o subirlo.

Frotteurismo

Il frotteurismo consiste nell’azione sessuale secondo cui l’individuo si eccita strofinandosi, sfiorando, toccando con il suo organo genitale, una persona inconsapevole di questo e quindi non consenziente. Di solito avviene in luoghi pubblici, come ad esempio bus, e quindi in situazioni in cui si crea una maggiore vicinanza dettata dallo spazio, tra le persone.

Feticismo

Nel feticismo la persona si eccita indossando, annusando, toccando oggetti apparentemente neutrali che provocano in lui una forte eccitazione sessuale. Ad esempio, una persona può eccitarsi annusando i calzini del proprio partner, chiedendo ad egli di indossarli e/o indossandoli lui stesso.

Travestismo

Con il travestismo la persona si eccita indossando abiti di sesso opposto. È indispensabile sottolineare che non si tratta di transessualità, poiché ha radici completamente diverse, si parla di disturbo di identità di genere, e soprattutto non è categorizzata come parafilia.

Lista delle Parafilie più Rare

Oltre alle parafilie più conosciute, possiamo trovarne altre più rare, sarebbe superficiale definirle perversioni sessuali strane, ma osservabili e che si presentano nel nostro panorama.
Tra queste, si può parlare di:

Zoofilia

La zoofilia consiste nell’eccitamento raggiunto praticando atti sessuali con animali. In alcuni casi può trattarsi non di una parafilia ma di una forma di doc sessuale rivolto agli animali, con la costante paura di esserne attratti dagli animali in una particolare forma di DOC;

Necrofilia

Chi è affetto da necrofilia prova piacere ed eccitazione in situazioni e contesti macabri, in cui si svolgono rituali che trattano temi di morte e in alcuni casi, anche mettendo in atto azioni sessuali con cadaveri;

Coprolalia

In questo caso, con la coprolalia l’individuo ottiene godimento sessuale pronunciando parole, frasi al telefono di natura offensiva e denigratoria nei confronti della parte che ascolta;

Parzialismo

Nel parzialismo la persona prova piacere con l’attenzione rivolta solo ad una parte specifica del corpo dell’altro, senza valutare né investire su tutta la corporeità;

Coprofilia

Nel caso della coprofilia, l’individuo si procura piacere ed eccitamentento maneggiando e/o ingerendo feci;

Abasiofilia

Con l’abasiofilia la persona è attratta sessualmente da persone costrette, per disabilità fisiche, ad utilizzare apparecchiature tecniche come carrozzine, arti artificiali, e così via.

Perversioni Sessuali: Cause Principali

Cosa causa le parafilie? Attribuire alle perversioni sessuali una causa specifica è in realtà molto difficile. Per questo motivo molti esperti hanno definito un insieme di cause della perversione sessuale che vengono ritenute precursori dell’insorgenza di parafilie.
Generalmente, si distinguono:

· cause di natura organica

· cause di natura affettiva-familiare.

Per quanto concerne le cause di natura organica sono stati osservati dei deficit e delle differenze di natura cerebrale in soggetti durante la fase di eccitazione, quindi queste persone hanno una struttura cerebrale conformata in modo diverso e che si attiva in modo diverso durante la fase dell’eccitazione.
I fattori di rischio delle perversioni sessuali correlati ad aspetti affettivi e familiari, invece, possono includere due grandi categorie che, in modo più o meno ampio, possono essere causa di manifestazioni sintomatologiche di questo tipo. La prima riguarda l’osservazione ed il vissuto di continui conflitti genitoriali durante l’età infantile, età in cui appunto l’individuo ha un legame simbiotico con le figure genitoriali le quali concorrono in modo netto sulla tranquillità, e quindi sicurezza personale e affettiva, dell’infante.
Un altro aspetto importante causa delle parafilie è una dinamica di trascuratezza e deprivazione affettiva, con anche atteggiamenti e azioni aggressive, rivolte nei confronti del bambino durante la sua infanzia. Anche in questo caso, questi atteggiamenti non fanno altro che creare difficoltà di tipo relazionale nel bambino e quindi portano il piccolo a doversi adattare ad una manifestazione affettiva deprivata o deviata,normalizzandola ed assimilandola.

Dal punto di vista etiopatogenetico,dunque, mi interessa molto di più occuparmi degli aspetti della vita del paziente che rimandano a un’ipotesi traumatica dello sviluppo dei suoi comportamenti anomali: allineandomi alla brillante intuizione di Benvenuto (2003), trovo che, con grandissima frequenza, le condotte perverse siano un tentativo compiuto dal paziente per liberarsi, attraverso l’assunzione di un comportamento speculare, del trauma del quale il paziente stesso è stato a lungo vittima ad opera dei genitori, specie della madre: allora, il paziente che sviluppa uno stile relazionale di tipo sadico tenta, difensivamente, di riprendere il controllo sull’oggetto che lo ha regolarmente sadicizzato diventando ora lui la persona che prende il controllo sull’altro; parimenti, il paziente masochista si prende finalmente la rivincita di essere lui a dettare i tempi e i modi dei comportamenti che lo vedranno vittima dell’aggressività altrui, sostituendosi all’oggetto sadico. Dunque, mi sembra che sia la matrice relazionale (compresa quella che si attiva nella relazione terapeutica) il luogo che ha le maggiori potenzialità di farci progredire nella comprensione dello stile relazionale perverso dei nostri pazienti e di farci incamminare nella sempre complessa impresa che consiste nel tentativo di liberarli dai loro comportamenti. E così, quando lavoro, ad esempio, con un paziente che mostra tratti feticisti (si badi bene, non necessariamente nelle sue condotte sessuali, ma nella trama generale del suo stile relazionale), non mi interessa condurlo per mano verso un’interpretazione della sua angoscia di castrazione o del suo bisogno di conservare l’immagine della madre fallica, quanto piuttosto cercare di comprendere assieme a lui da quali paure relazionali egli si stia difendendo quando trasforma una donna in un piede o in una gamba (“Ti sposerei la gamba!”, pensa tra sé un mio paziente che trascorre ore passeggiando per il centro cittadino sulla scia di qualche donna le cui gambe trova particolarmente attraenti.5 Infine, mi piacerebbe che la ricerca in psicoterapia cominciasse a occuparsi, più di quanto non sia riuscita a fare finora, del fatto che lo stile relazionale perverso compare con ampia diffusione in una serie di patologie quali il disturbo da abuso di sostanze, i disturbi del comportamento alimentare, oltre che essere alla base di moltissime delle manifestazioni tipiche del disturbo borderline (gioco d’azzardo, condotte sessuali promiscue, uso promiscuo del denaro e dei beni materiali, autodistruttività, automutilazioni): riconosco il grande valore storico del lavoro già prodotto da Kernberg su quest’ultimo tema, ma il suo approccio mi appare comunque molto spostato verso il punto di vista classico centrato sul conflitto (soprattutto quello edipico) e poco attento nei confronti degli aspetti relazionali. In generale, lo stile 15 relazionale perverso mi sembra potentemente coinvolto in tutte le situazioni relazionali (comprese quelle transferali) in cui sia rilevante la presenza dell’auto e dell’eterodistruttività. Personalmente, ritengo che anche le categorie diagnostiche quali il “disturbo da abuso di sostanze” o i “disturbi delle condotte alimentari” non rappresentino, di fatto, delle vere entità sindromiche, per quanto possa risultare eventualmente utile inquadrare il paziente all’interno dell’una o dell’altra di tali caselle: al pari delle perversioni, anche queste tipologie di disturbo psicopatologico mi sembrano costituire degli “indicatori” della presenza di una patologia sottostante, che può essere rimandata all’ambito del disturbo della personalità, con un’estensione di quell’inquadramento nosografico che Kernberg ha voluto, in modo forse un po’ miope, tenere ristretto al quadro del disturbo borderline. Certamente, le personalità borderline, come si è ripetutamente detto, sono ottimi esempi del modo in cui una vasta gamma di comportamenti “al limite” possono essere agiti da una stessa persona, ma non dimenticherei il modo in cui anche altre personalità patologiche possono farsi carico dello sviluppo di uno stile relazionale perverso. Penso al modo in cui i pazienti narcisisti si sforzano di rendersi odiosi agli altri con i loro comportamenti altezzosi, arroganti, menzogneri, con l’estrema facilità con cui ricorrono al tradimento e alla manipolazione delle persone con cui si relazionano, dando luogo, se non a specifiche condotte perverse, certamente a uno stile relazionale generale sicuramente patologico e, per molti aspetti, pervertito. Penso alla grande frequenza con la quale le personalità ossessivo-compulsive rischiano di continuo di ritrovarsi a inserire qualche condotta dal sapore più o meno chiaramente perverso all’interno dei loro complicati ritualismi e comunque trovo che le condotte ossessivo-compulsive, di per se stesse e a prescindere dalla natura e dalla qualità dei comportamenti che vi vengono agiti, diano luogo a un pervertimento automatico dello stile relazionale del paziente. Penso alla facilità con cui le personalità evitanti finiscono per abituarsi a far ricorso a qualche comportamento dai tratti più o meno chiaramente perversi per cercare di riempire in qualche modo il vuoto relazionale al quale necessariamente si autocondannano. Dunque, l’intuizione di Kernberg di creare un collegamento privilegiato tra perversione e disturbo della personalità è senz’altro corretta, ma credo che meriti di essere ampliata all’intera gamma dei disturbi della personalità che Kernberg, sull’onda della sua ambiziosa costruzione teoretica, insiste per tenere confinati alla sola dimensione del disturbo borderline. Lo studio delle perversioni e del modo in cui il loro inquadramento e la loro comprensione sono andati cambiando nel corso del tempo costituisce, dunque, un ottimo laboratorio per la promozione della crescita della nostra capacità di leggere la psicopatologia nel suo insieme: se sapremo continuare a far crescere la nostra capacità di superare le barriere, anche ideologiche, che sono state costruite qua e là nel corso del tempo durante l’evoluzione della nostra disciplina, riusciremo certo con sempre maggiore lucidità a capire meglio la natura dei nostri pazienti, i disturbi di cui soffrono e il modo migliore che ci è dato per aiutarli.

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