Posso comprarmi da sola dei fiori

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Teresa Colaiacovo - Posso comprarmi da sola dei fiori

Marco e Francesca (nomi di fantasia) mi contattano per un problema sessuologico nella coppia.

Hanno 28 e 32 anni, una buona sintonia al di fuori dell’intimità dicono, stanno insieme da 2 anni. Marco non riesce a mantenere l’erezione e ad avere rapporti sessuali completi con lei da quasi un anno. Lui ha fatto tutte le visite necessarie da un punto di vista medico, non ha problemi organici. Francesca mi dice che si sente inadeguata ed offesa, Marco a sua volta mi dice che è mortificato. Propongo alla coppia di fare con entrambi, separatamente, un colloquio individuale, loro sono d’accordo. Marco è molto imbarazzato e mi guarda in silenzio. Inizio con il chiedergli di descrivermi il sesso con la fidanzata, partendo dal luogo, dalla situazione e da ciò che sente. Lui, dopo avermi descritto con pochi dettagli la situazione che precede l’intimità, mi dice che sente di dover far sesso perché deve dimostrare a lei che la desidera per rassicurarla, in modo risoluto afferma, inoltre, che a lui la fidanzata piace molto, solo che sente questo dovere di essere impeccabile anche sessualmente ai suoi occhi e questo lo agita.

Dopo una pausa sottolinea che lei è molto abitudinaria e non vuole sperimentare situazioni nuove. Gli domando quali sono le sue fantasie e le situazioni nuove che vorrebbe sperimentare con lei. Mi dice che Lei non gli ha mai praticato sesso orale e questa è una sua fantasia, avrebbe bisogno di vederla più libera. Gli chiedo della sua attività masturbatoria per comprendere meglio le sue fantasie e quanto lui stesso conosca il suo corpo. Al termine di queste domande, chiedo a Marco di descrivermi l’ansia che prova in quei momenti. Mi racconta che già prima di avere un approccio intimo, lui teme che andrà tutto male, che litigheranno e lei lo lascerà e che senza di lei si sentirebbe perso, vuoto.

Mi concentro con lui sulla sensazione di perdita e di vuoto che mostra avere radici ataviche, lui è stato adottato a 5 anni dopo un periodo in istituto. Inizia a raccontarmi come un fiume in piena di quanto sia importante per lui essere performante per essere accettato ed accolto… afferma: “odio fallire!” Gli chiedo a quel punto: “ha mai pensato che il fallimento esiste solo se trattiamo la nostra vita come una continua performance?” Lui annuisce e sembra essere più disteso. Svolgo il colloquio con Francesca, lei dice fin da subito che è arrabbiata con Marco e con la sua “impotenza”. Mi dice: “io non sono una ninfomane, ma mi manca l’essere desiderata, lui non mi desidera…” Gli domando cosa fa lei per sentirsi desiderabile ai suoi occhi e lì Francesca si blocca e piangendo mi dice che si lamenta di ciò che non è e invece prima era.

Dopo aver accolto e raccolto i suoi “lamenti” , le dico: “ c’è una differenza tra critica e lamentela, e di come la prima contenga un giudizio mentre la seconda una richiesta…lei in quale delle due definizioni si riconosce nel suo rapporto con Marco?” Lei mi dice io mi lamento i fondo, ma sono talmente dura nel farlo che alla fine lo ferisco. Le chiedo del suo rapporto con il sesso, facciamo insieme un quadro… lei si sente bloccata, perché esperienze passate l’hanno ferita, perché in passato un uomo le ha fatto fare cose che l’hanno disgustata. Ci soffermiamo a lungo su questo suo racconto ed alla fine le dico: “non è detto che ciò che si è vissuto in passato debba ri-accadere…” Le chiedo di farmi un elenco di cosa sessualmente la eccita, delle sue fantasie.. dopo le chiedo: “le piacerebbe mettere in atto queste fantasie con Marco se non avesse paura che anche lui possa farle del male?” Lei emozionata mi dice che è il suo più grande sogno. Le chiedo: “cos’hai a disposizione, oggi, per realizzare il tuo sogno e cosa te lo impedisce?” Lei mi dice che ha Marco, una casa, un bel sentimento reciproco con lui e l’unica cosa che glielo impedisce è la paura che lui le faccia del male e che lei fallisca anche questa relazione. Per me è interessante notare come in entrambi ci sia paura, seppur per motivi diversi, entrambi temono il fallimento e questo li paralizza.

Terminiamo il colloquio con una frase a me molto cara: “Le città, come i sogni, sono costruite di desideri e di paure.” Lei si commuove, ma sembra soddisfatta. Quando rivedo la coppia, mi concentro sulla loro domanda: avere una sessualità appagante. Propongo loro il divieto di avere rapporti sessuali, una mansione che crea delle resistenze nella coppia, ma spiego che fa parte di un protocollo di terapia mansionale integrata e spiego loro l’utilità. Inoltre, prescrivo come mansione l’accarezzamento inesigente: accarezzarsi reciprocamente per scoprire i loro corpi e descrivere al partner ciò che sentono, provano. Nella seduta successiva mi raccontano entusiasti di come questa mansione li lasci eccitati e allo stesso tempo li porti a sentire desiderio reciproco durante le giornate a seguire. Li vedo distesi e in attesa, in attesa probabilmente di un altro “compito” per avvicinarsi e scoprirsi. Terminiamo il colloquio con una mia riflessione: “non bisogna affrettare il piacere d’amore, ma prolungarlo a poco a poco con lento indugio.” Compiaciuti mi salutano.

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